Dopo molte incertezze, Biden ha deciso: consegnerà i potenti lanciamissili Mlrs agli ucraini, ma senza fornire loro le munizioni più avanzate. È una vicenda che rivela come non è solo la Germania a temere le conseguenze per l’invio di armi avanzate
Dopo settimane di incertezze e apparenti marce indietro, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato oggi in un articolo a sua firma pubblicato sul New York Times che l’Ucraina riceverà presto un nuovo sistema di artiglieria lanciamissili estremamente avanzato.
Gli ucraini chiedevano da tempo la consegna di questo tipo di arma, la più efficace per contrastare l’enorme massa di artiglieria russa che sta consentendo alle truppe di Putin di avanzare in Donbass.
Ma fino ad oggi, la consegna era sembrata in dubbio. Lo stesso Biden aveva dichiarato pochi giorni fa di non voler consegnare all’Ucraina armi in grado di colpire la Russia, una mossa considerata da molti a rischio di escalation. Il compromesso raggiunto è quello di fornire all’Ucraina lanciamissili dotati di munizioni convenzionali con un raggio di decine di chilometri, invece delle più avanzate in grado di colpire a centinaia di chilometri. Ma il commento del Cremlino è stato comunque duro e immediato. «Gli Stati Uniti buttano benzina sul fuoco», ha detto il portavoce di Putin, Dimitri Peskov.
La famiglia Mlrs
Le armi che gli Stati Uniti si apprestano ad inviare appartengono alla “famiglia” dei “Multiple launch rocket system”, ossia “sistemi di lancio multipli per razzi”, un termine che nel gergo militare Nato indica due mezzi piuttosto simili. Il primo è l’M270, un veicolo cingolato sviluppato negli anni ‘80 e in grado di sparare 12 razzi o missili di vario tipo. Il secondo, quello che gli Stati Uniti invieranno in Ucraina, è l’Himars, un veicolo più leggero e recente, ruotato e dotato di sei missili.
Ognuno di questi mezzi può lanciare un vasto assortimento di munizioni differenti: razzi a guida satellitare, missili guidati a lungo raggio, bombe a grappolo e via dicendo. Il raggio di questi missili varia da un minimo di 30 a un massimo di 300 chilometri per i modelli più avanzati e costosi.
Si tratta di armi esplicitamente progettate per contrastare l’artiglieria russa, molto numerosa, ma anche economica e imprecisa. L’idea è che grazie al loro maggior raggio e alla migliore precisione delle loro munizioni, gli Mlrs possano contrastare l’artiglieria russa non appena apre il fuoco, colpendo le batterie russe dopo che hanno sparato le prime salve.
Il teatro di battaglia
Queste caratteristiche le rendono armi preziose per gli ucraini. Dall’inizio di quella che i russi chiamano “seconda fase” della guerra, ossia il ritiro da Kiev e il concentramento degli attacchi sul fronte del Donbass, la guerra in Ucraina si è trasformata in un duello di artiglieria che per certi versi ricorda la Prima guerra mondiale.
Ucraini e russi si combattono in un territorio altamente fortificato, in cui i difensori si nascondono in trincee, bunker e rifugi sotterranei. Per sloggiarli e riuscire ad avanzare, i russi hanno concentrato la loro artiglieria e la usano come un gigantesco rastrello per aprire la strada alle truppe di terra, con l’effetto collaterale che insieme alle postazioni militari finiscono polverizzate anche le infrastrutture e le abitazioni civili.
In questo tipo di guerra, gli ucraini sono in svantaggio. Hanno meno cannoni, meno lanciamissili e soprattutto meno munizioni. La Nato ha iniziato a fornire loro cannoni del calibro standard utilizzato in occidente, così da rendere più semplici le operazioni di rifornimento.
Ma i combattimenti delle ultime settimane hanno dimostrato che queste forniture non sono sufficienti. Gli ucraini vogliono armi in grado di restituire colpo su colpo ai russi, mettendo a tacere i loro cannoni e costringendo gli artiglieri russi a pensarci due volte prima di iniziare a sparare, rivelando così la loro posizione e rischiando di essere colpiti nel giro di pochi minuti da un missile lanciato da un Mlrs.
I dubbi
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno esitato settimane prima di accettare la richiesta. Il problema principale, dal loro punto di vista, è che cosa potrebbero fare gli ucraini con le armi consegnate.
Gli M270 dotati di missili a lungo raggio possono colpire facilmente un bersaglio a 300 chilometri di distanza. Il che significa che rimanendo fuori portata dei cannoni russi sul fronte del Donbass, potrebbero agevolmente colpire le basi di rifornimento e le stazioni ferroviarie che si trovano ben dentro il territorio della Federazione russa.
Come risponderebbe la Russia se un missile di fabbricazione americana dovesse cadere sul suo territorio? E se per errore colpisse abitazioni civili, o un treno in sosta in una stazione? É uno scenario che come rivela questo episodio non preoccupa solo i leader di Francia e Germania, i più prudenti fino ad ora sul rischio di escalation causata dalle consegne di armi “pesanti”, ma anche l’amministrazione Biden.
Alla fine, la consegna è stata decisa. Gli Stati Uniti consegneranno un certo numero di Himars, gli alleati europei, tra cui la Germania, consegnerannoo un certo numero di M270. Tutti saranno forniti di munizioni standard con un raggio inferiore a cento chilometri (si parla di 70 chilometri, ma sono cifre da prendere con cautela). Armi in grado di sparare abbastanza lontano da minacciare seriamente i cannoni russi, ma non così tanto da rischiare un’ulteriore escalation del conflitto. Almeno questa è la speranza di Biden.
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