Un documento declassificato mostra che Mosca stia acquistando munizioni per l’artiglieria pesante e razzi. Nei giorni scorsi è arrivato il primo carico di droni iraniani in Russia che potenzialmente possono essere già usati nel conflitto in Ucraina
La guerra in Ucraina e le sanzioni internazionali hanno spinto la Russia a rivolgersi ai suoi partner orientali per acquistare materiale bellico. Secondo un nuovo rapporto declassificato dell’intelligence americana Mosca sta acquistando un ingente quantitativo di munizioni da Pyongyang, si tratta per lo più di milioni di proiettili d’artiglieria pesante e munizioni per i suoi razzi.
Sulla commessa c’è ancora riserbo, non sono chiari né il costo né le modalità e i tempi della spedizione, ma secondo i funzionari governativi di Washington è un chiaro segno che l’esercito di Vladimir Putin è in difficoltà. Sono munizioni che non richiedono un’alta tecnologia di fabbricazione e questo indica che il ministero della Difesa russo non è stato in grado di mobilitare le sue aziende per la produzione di un materiale elementare.
I droni iraniani
Non è la prima volta che la Russia guarda a oriente per rinforzare il suo esercito. Lo scorso 29 agosto sono arrivati nel paese i primi aerei cargo con il primo lotto, di altri che seguiranno, di droni militari. Dispositivi in grado di compiere attacchi aerei a lunga distanza con un rischio minimo per le truppe di Mosca e che già potrebbero essere utilizzati nella guerra in corso in Ucraina. Tuttavia, secondo quanto riporta il Washington Post il primo carico è stato contraddistinto da diversi problemi tecnici che hanno ritardato la consegna.
L’Iran ha più volte detto che non ha intenzione di rafforzare le capacità belliche di una delle due parti in conflitto e i funzionari di Teheran hanno specificato che l’ordine sia stato pattuito prima del 24 febbraio, giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina.
Cosa significa?
Il fatto che la Russia stia cercando di ottenere munizioni dalla Corea del Nord significa che sta affrontando una carenza o potrebbe averne una in futuro, dopo che l’esercito di Kiev ha più volte colpito negli ultimi mesi depositi di munizioni che servivano a rifornire le truppe russe.
Per i funzionari governativi americani, la richiesta di aiuto di Mosca verso i suoi partner è un segno che le sanzioni e i controlli sulle esportazioni imposti dagli Stati Uniti e dall’Europa stanno danneggiando la capacità di Mosca di ottenere forniture per il proprio esercito. D’altro canto Teheran e Pyongyang non hanno nulla da perdere, anche le loro economie sono colpite dalle sanzioni e stringere rapporti con Mosca non può far altro che rafforzarli. In quest’ottica si legge la visita dello scorso luglio di Putin in Iran dove ha anche incontrato l’ayatollah Ali Khamenei e stretto importanti accordi commerciali ed energetici.
Diverso il discorso della Cina, che finora ha mantenuto una posizione ambigua nel conflitto, soprattutto in sede Onu, e che secondo l’intelligence americana non ha ancora fornito aiuto bellico a Putin. Xi Jinping ha di fatto le mani legate: l’amministrazione Biden ha più volte avvertito Pechino che in caso di aggiramento delle sanzioni occidentali e di supporto verso Mosca negherà l’accesso alle aziende cinesi alla tecnologia americana necessaria per produrre i semiconduttori per i suoi microchip.
© Riproduzione riservata