Nuovi aiuti militari per otto miliardi, ma niente via libera agli attacchi in Russia. Il presidente però Usa resta ancora scettico sul “piano per la vittoria” dell’alleato
Un nuovo pacchetto di aiuti militari da 7,2 miliardi di dollari che comprende missili a lungo raggio da lanciare tramite jet, e in più la promessa di convocare a ottobre un vertice dei cinquanta capi dei governi alleati dell’Ucraina per dare un nuovo impulso alla consegna di armamenti. Sono questi i principali risultati che il presidente Volodymyr Zelensky ha ottenuto mentre si prepara a concludere la sua lunga visita a Washington, la più importante da molto tempo a questa parte, culminata con l'incontro con il presidente, Joe Biden, e la sua vice e candidata democratica, Kamala Harris.
Zelensky ha ringraziato gli Stati Uniti per le nuove forniture con un post su Telegram: «Sono grato al presidente americano Joe Biden, al Congresso americano e ad entrambi i partiti, repubblicani e democratici, così come all'intero popolo americano per l'annuncio odierno di importanti aiuti alla difesa all'Ucraina».
Parole non casuali, soprattutto nella scelta di ringraziare entrambi i partiti. Tentativo in extremis con cui Zelensky cerca di riparare alla frattura sempre più ampia che si è aperta con il partito repubblicano. Donald Trump ha definito il discorso del presidente ucraino all’Onu quello di un poveraccio che non sapeva cosa dire.
Un piano «deludente»
Ma se quelli annunciati fino ad ora saranno gli unici risultati, la sua visita non potrà essere definita un successo. Zelensky era arrivato negli Stati Uniti con in tasca un nuovo e ambizioso “piano della vittoria” che, sostiene, se adottato costringerebbe in breve tempo il Cremlino a trattare la conclusione del conflitto. «Vogliamo creare un clima che costringa la Russia a considerare la partecipazione alla nostra conferenza di pace», ha detto una fonte vicina al presidente ai media ucraini.
I dettagli del piano, fino alla sera di giovedì, non erano ancora stati rivelati, ma Kiev ha già chiarito quali sono i due principali pilastri che lo caratterizzano: nuove forniture di armi e la rimozione di tutte le limitazioni al loro utilizzo, così da convincere la Russia che l’Ucraina non potrà essere battuta militarmente; e la promessa di far entrare l’Ucraina nella Nato entro i prossimi mesi – non entro gli anni che vengono attualmente promessi.
La Casa Bianca e diversi alleati europei, però, non avrebbero gradito il piano, accusato di essere troppo vago e privo di una reale strategia. Funzionari dell'amministrazione Biden hanno detto alla stampa che mancano passi concreti che il presidente potrà attuare nei quattro mesi di mandato che gli restano.
Risultato: gli Stati Uniti non sembrano intenzionata ad assecondare nessuno dei due pilastri del piano. Il nuovo pacchetto di armi annunciato faceva parte degli aiuti già previsti (ed è così consistente solo perché quei 7,9 miliardi andavano approvati prima che l’autorizzazione al finanziamento scadesse: le consegne impiegheranno mesi ad arrivare in Ucraina), mentre non ci sono cambi nella politica riguardo agli attacchi in Russia. I nuovi missili a lungo raggio promessi da Biden, i Jsow, hanno un raggio di un centinaio di chilometri, non i 300 chiesti da Kiev, e per ora non ci sono segnali di cambio di politica per quanto riguarda gli attacchi in Russia (consentiti solo nelle zone vicine al confine dove sono in corso combattimenti).
Nel frattempo, l'ingresso dell’Ucraina nella Nato, che richiede l’unanimità di tutti i membri dell'alleanza, continua ad apparire lontanissimo.
Lo scontro con Trump
Nel frattempo, i rapporti di Zelensky con il partito Repubblicano, mai stati particolarmente buoni, sono crollati negli ultimi giorni al minimo storico. Dopo averlo attaccato duramente, Trump avrebbe cancellato l’incontro che i due avevano in programma da giorni, secondo quanto riferisce il suo staff.
Ultimo episodio di questa escalation è stata la visita di Zelensky a una fabbrica di munizioni nello stato in bilico della Pennsylvania, accompagnato dal governatore e dal senatore locale, entrambi democratici. Lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, ha accusato la visita di essere una pubblicità per i rivali democratici e ha chiesto a Zelensky di licenziare l’ambasciatrice ucraina a Washington, responsabile del mancato invito ai suoi colleghi di partito. Alcuni deputati repubblicani sono andati oltre, chiedendo un’indagine sulla visita di Zelensky e accusando la Casa Bianca di aver speso denaro federale per organizzare quello che secondo loro sarebbe stato un evento della campagna elettorale democratica.
Questa vicenda è arrivata dopo che, domenica scorsa, Zelensky aveva a sua volta attaccato Trump e il sue vice, JD Vance, in un’intervista al settimanale New Yorker, accusando il primo di non avere una vera strategia per mettere fine al conflitto e il secondo di essere troppo radicale per l’Ucraina.
Il fronte
Intanto in Donbass le truppe russe continuano ad avanzare, con i difensori ucraini della strategica città di Vulhedar costretti a pubblicare un filmato per smentire il loro ritiro. Nuovi attacchi aerei hanno preso di mira la capitale Kiev, dove gli allarmi hanno suonato per tutta la notte. Almeno 8 persone sarebbero morte e altre 44 ferite nei bombardamenti russi delle ultime 24 ore.
© Riproduzione riservata