Tutto il chiacchiericcio iniziato dopo il dibattito televisivo tra Joe Biden e Donald Trump, alla fine, non ha prodotto l’effetto sperato di smuovere il presidente dalla sua posizione. Secondo Biden i sondaggi e le sensazioni sono sbagliate e i democratici, grazie a lui, vinceranno di nuovo perché, come dice il suo advisor più fidato Mike Donilon, «i grandi presidenti vengono rieletti».

Un mood ottimista che però è condiviso da ben pochi membri del Congresso. Tra i pochissimi c’è il senatore John Fetterman della Pennsylvania, che nel 2022, dopo essere stato colpito da un ictus, aveva resistito ai numerosi appelli di chi gli chiedeva di ritirarsi. Ed era riuscito a vincere contro il suo avversario Mehmet Oz, nonostante avesse faticato molto ad articolare i concetti.

Alla Camera invece, c’è il Congressional Black Caucus che è quasi integralmente col presidente, al netto dei dubbi del decano Jim Clyburn, sostenitore di Biden della prima ora. Ma anche Alexandria Ocasio-Cortez e altri deputati appartenenti alla sinistra radicale affermano che ora la priorità è attaccare Donald Trump.

Altrove invece, imperano i dubbi. A cominciare dai due leader dem. Il capo del gruppo alla Camera dei Rappresentanti, Hakeem Jeffries, si è rifiutato di dare il suo sostegno esplicito al presidente dopo un incontro alla Casa Bianca nei giorni scorsi. E anche il leader al Senato, Chuck Schumer, inizialmente più restio, starebbe cominciando a convincersi che occorre dare il via libera alle manovre di sostituzione del candidato.

Senato e Camera

E ora quindi che accade? Ancora nulla di risolutivo, ma cominciano a emergere possibilità mai tentate prima per far fronte alla testardaggine del presidente, compreso l’uso del venticinquesimo emendamento, uno strumento che in teoria dovrebbe servire in caso di incapacità temporanea dell’inquilino della Casa Bianca per motivi di salute.

L’idea è stata lanciata dall’autorevole settimanale New Yorker con una lunga analisi scritta da Jeannie Suk Gersen, docente di diritto costituzionale all’università di Harvard. Idea che non è stata scartata nemmeno dall’esperto di statistica Nate Silver in un lungo post pubblicato sulla sua pagina Substack, anche se è stata messa in fondo a un processo di opzioni via via sempre più dure.

Qualora il presidente arrivasse alla convention dem di metà agosto a Chicago senza alternative, di sicuro il partito lo sosterrebbe, almeno nominalmente. Anche se a quel punto, in teoria, la maggior parte degli sforzi sarebbe indirizzata nei confronti dei seggi di deputati e senatori per tentare di mettere un freno alla seconda presidenza di Donald Trump.

Da un lato è molto difficile mantenere la maggioranza al Senato. Le stime più ottimistiche parlano di 50 seggi a testa per democratici e repubblicani, con il probabile vicepresidente repubblicano a spezzare l’impasse (come fatto da Kamala Harris in questi anni per trentatré volte, un record). Alla Camera, invece, sembrerebbe più facile tentare una strategia per conquistare la maggioranza, specie dopo i continui litigi di questo biennio che hanno scosso il gruppo repubblicano portando addirittura a un’inedita sfiducia nei confronti dello speaker Kevin McCarthy, sostituito poi con il fedelissimo di Trump, Mike Johnson.

I deputati in bilico

I numeri di Biden, però, rischiano di trascinare nel baratro i deputati in bilico, e non è un caso che della ventina di rappresentanti che fino a oggi ha esplicitato la richiesta a Biden di farsi da parte, quasi tutti siano alle prese con una difficile rielezione.

Anche perché, al momento, è più conveniente schierarsi contro che a favore del presidente, anche per una mera ragione economica. Uno scoop del portale d’informazione Axios ha rivelato che almeno un deputato sta usando questo argomento nella sua raccolta fondi.

Si tratta di Josh Harder, che rappresenta l’area periferica delle città di Stockton e di Lodi, dove i repubblicani sono un’alternativa credibile agli occhi dell’elettorato. Ma anche altri rappresentanti, pur non mettendo per iscritto la loro ostilità a una seconda ricandidatura di Joe Biden, stanno avendo maggiore facilità a raccogliere fondi: è il caso di Ruben Gallego, candidato in Arizona, uno degli stati dove i risultati sono più in bilico.

Del resto, per un investitore, puntare sul Congresso ha molto più senso. Un esempio tra tanti è quello del Wisconsin, dove la senatrice dem in carica Tammy Baldwin ha un confortevole vantaggio di 8 punti mentre Biden insegue dietro a Trump di due punti. E altre voci dal campo dicono che potrebbe essere difficile tenere anche in stati come New York o il Minnesota, che i democratici davano per scontati fino a poche settimane fa. Una situazione dove la posizione testarda del presidente diventa sempre controproducente e insostenibile.

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