Cresce la pressione sul presidente americano Joe Biden affinché dia il suo via libera agli ucraini per utilizzare le armi fornite dagli alleati per colpire il territorio russo. Dopo il capo della diplomazia Usa Anthony Blinken, ieri è stato il turno del segretario Nato, Jens Stoltenberg. «È arrivato il momento di riconsiderare alcuni divieti – ha detto Stoltenberg – Soprattutto ora che molti combattimenti sono in corso nella regione di Kharkiv, vicino al confine».

Attacco all’ipermercato

È proprio Kharkiv, la seconda città del paese, ieri ha subito un nuovo devastante attacco aereo russo. Una bomba aliante da mezza tonnellate ha colpito un ipermercato uccidendo almeno 11 persone e causando un incendio su una superficie di 15mila metri quadrati. In un post su Telegram, il presidente ucraino ha detto che al momento dell’esplosione almeno 200 persone si trovavano dentro l’edificio. Poco dopo, una seconda bomba ha colpito nel principale parco della città. Nel suo messaggio, Zelensky è tornato a chiedere nuove difese antiaeree per il suo paese, difese che, scrive, avrebbero «reso impossibili» simili attacchi.

L’intervento di Stoltenberg

Ma l’attenzione della diplomazia internazionale, più che sulle difese, è concentrata sui mezzi che consentirebbero a Kiev di rispondere agli attacchi utilizzando non soltanto le armi prodotte nel paese, ma anche i più moderni missili forniti da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. 

Nelle ultime settimane, la bilancia sempre spostarsi sempre più a favore di chiede il via libera per questo tipo di attacchi e secondo i media americani, alla Casa Bianca il presidente Biden è rimasto tra gli ultimi ancora prudenti su questa mossa. In Europa, invece, i timori che questa mossa possa causare un’escalation restano molto più diffusi.

Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che le decisione della Nato vanno prese «in modo collegiale» e che «gli strumenti militari mandati dall'Italia vengono usati all'interno dell'Ucraina». Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ieri ha ribadito il suo no alla fornitura di missili tedechi a lungo raggio e ha detto che non è il caso di «fare speculazioni» su possibili cambiamenti nelle attuali regole di ingaggio.

Kiev gioca col fuoco

Dal canto suo, Kiev cerca di forzare la mano ai suoi alleati. Dopo un’offensiva diplomatica in pieno stile, lanciata nelle scorse settimane, gli ucraini hanno lanciato un attacco contro un sistema radar russo che fa parte del sistema di avvistamento di eventuali attacchi con missili nucleari, una componente fondamentale del sistema di difesa anti-atomico di Mosca. Se fosse disabilitato, la Russia potrebbe subire un attacco nucleare senza avere la possibilità di rispondere in tempo.

Kiev non ha commentato ufficialmente l’attacco, ma secondo le principali interpretazioni si tratterebbe di un modo per dimostrare agli alleati che la Russia non ha la possibilità e l’intenzione di compiere nuove escalation, nemmeno in caso di attacchi alla sua infrastruttura nucleare e facilitare così il via libera a compiere attacchi simili con armi fornite dalla Nato. Ma è anche una strategia molto rischiosa, poiché potrebbe finire con il convincere gli alleati che il governo ucraino ha una soglia del rischio troppo alta nello scegliere i propri bersagli.

Il fronte e le retrovie

Nel frattempo, Kiev ha annunciato di aver stabilizzato il fronte settentrionale, dove due settimane fa l’esercito russo ha lanciato un attacco a sorpresa, occupando numerosi villaggi di confine. Secondo Zelensky, per ogni soldato ucraino ucciso nei combattimenti sarebbero morti otto soldati russi, cifre impossibili da confermare, così come l’annuncio delle forze armate ucraine di aver ucciso o ferito mezzo milione di soldati russi dall’inizio della guerra (le stime indipendente parlano di circa la metà). 

Ma l’attacco di Kharkiv ha avuto ripercussioni politiche che continuano a sentirsi. La magistratura ucraina ha lanciato un’inchiesta sulla mancanza di preparazione di difese nell’area dell’attacco. Al momento, gli indagati sono gli ufficiali della brigata responsabile del settore, ma sono in molti a incolpare la leadership nazionale e militare per i ritardi nella preparazione bellica, sia per quanto riguarda le difese che la mobilitazione militare.

Anche in Russia sono in corso processi e indagini nei confronti dei militari, che hanno coinciso con il cambio al ministero della Difesa. Negli ultima settimana sono circa una decina gli alti ufficiali ad essere arrestati con varie accuse, che in genere riguardano ipotesi di corruzione e tangenti.

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