I ministri degli Esteri europei hanno rigettato la proposta di Josep Borrell di sospendere il dialogo politico con Israele. La proposta, formulata dall’Alto rappresentante della Ue per la politica estera per fare pressione sul Paese ebraico affinché la violenza a Gaza si fermi, non ha ricevuto l’assenso di tutti e 27 gli Stati membri.

«Sappiamo che accadono eventi tragici a Gaza, un numero enorme di vittime civili, ma non ci dimentichiamo chi ha iniziato l’attuale ciclo di violenza», ha detto il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski a margine del Consiglio europeo a Parigi. «Posso anche dire che non c’è stato accordo sull’idea di sospendere le trattative con Israele».

Il dialogo politico tra Israele e l’Unione ha le sue radici in un accordo più ampio sulle relazioni tra i due, entrato in vigore a giugno del 2000, che include anche ampi intese commerciali. Per poterlo sospendere era necessario l’assenso di tutti gli Stati membri.

Borrell aveva reso nota la sua proposta giorni fa. Citando possibili violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nella guerra di Gaza, di cui Israele non si è fatto sufficientemente carico, l’idea di Borrell prevedeva non solo la sospensione del dialogo politico con Israele, ma anche il divieto di ogni tipo di importazione dagli insediamenti dei Territori occupati, illegali secondo l’Onu e il diritto internazionale.

Borrell la settimana scorsa aveva anche parlato di «pulizia etnica» per i palestinesi nel nord della Striscia, dove le poche immagini che arrivano da quelle terre martoriate dalla guerra sono «apocalittiche».

Recentemente, l’ufficio Onu per i diritti umani ha affermato che quasi il 70 per cento delle vittime della guerra, in base alle proprie verifiche, sono donne e bambini e ha condannato ciò che ha definito come la sistematica violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario.

Il fallimento di questa iniziativa mostra ancora una volta quanto i Paesi Ue siano divisi sul conflitto in Medio Oriente e fatichino a trovare una voce comune nei rapporti col governo di Bibi Netanyahu. Per questo, Borrell, alla scadenza del suo mandato, ha cercato di alzare la posta, dopo mesi di condanne nei confronti della condotta bellica di Israele, malgrado le numerose e chiare condanne alla strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre 2023.

«Molte persone hanno tentato di fermare la guerra a Gaza…questo non è ancora successo. E non vedo alcuna speranza che ciò accada. Ecco perché dobbiamo fare pressioni sul governo israeliano e, anche, ovviamente su Hamas», ha detto l’Alto rappresentante entrando alla riunione dei ministri degli Esteri.

Molti Paesi europei avevano già manifestato le proprie riserve nei confronti della proposta di Borrell circolata negli ultimi giorni. Per esempio, il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp aveva già invitato l’Unione a mantenere il dialogo col Paese ebraico, dicendo che secondo i Paesi Bassi la «porta dovesse rimanere aperta».

Per quanto riguarda l’Italia, il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani lunedì mattina aveva dichiarato che «boicottare il dialogo con Israele non ha alcun senso», fermo restando che avrebbe atteso di vedere come sarebbe stata formulata la proposta di Borrell.

Gli Stati Uniti, con un’altra amministrazione in scadenza di mandato, hanno invece sanzionato la principale organizzazione di coloni Amana. Nell’annunciare le sanzioni, il dipartimento del Tesoro americano ha fatto sapere che Amana ha mantenuto legami con individui e avamposti già sanzionati dall’amministrazione Usa.

Non è chiaro che ne sarà di queste decisioni una volta che il presidente eletto Donald Trump gli subentrerà in gennaio. Varie nomine fatte da Trump dopo aver vinto le elezioni sono già state criticate da gruppi di musulmani americani, che hanno contribuito alla sua vittoria in alcuni stati chiave, per essere troppo filoisraeliane e a favore dell’occupazione della Cisgiordania.

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