Nonostante Yoon Suk Yeol abbia ritirato la legge marziale dopo le proteste dei parlamentari e dei cittadini, l’opposizione presenta una mozione per metterlo sotto accusa. L’intero esecutivo ha rassegnato le dimissioni, ma molti legislatori del partito di governo hanno affermato che si opporranno alla messa in stato d’accusa
«Abbiamo presentato una mozione di impeachment preparata con urgenza», hanno detto i rappresentanti dell’opposizione parlamentare sudcoreana. I sei partiti di opposizione, che compongono la maggioranza parlamentare, hanno messo sotto accusa il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol, per aver tentato martedì 3 dicembre di imporre la legge marziale, poi ritirata dopo sei ore. Il Partito democratico (DP), principale forza di opposizione, ha definito la dichiarazione di legge marziale «una chiara violazione della Costituzione».
Dalla serata di martedì, alcuni membri dello staff e segretari di alto livello del presidente hanno lasciato in massa il loro incarico. Poi, nella tarda mattinata di mercoledì, l’intero governo si è dimesso. Tra i primi il ministro della Difesa Kim Yong-hyun, che ha dichiarato di assumersi la piena responsabilità «per la preoccupazione emersa nella popolazione in merito alla legge marziale».
La votazione per l’impeachment potrebbe avvenire già venerdì: è richiesta una maggioranza di due terzi per la sua approvazione. I voti dell’opposizione, che controlla 192 dei 300 seggi dell’Assemblea nazionale, non basterebbero. Alcuni parlamentari del partito del presidente dovrebbero votare a favore per far passare la mozione. Ma molti legislatori del partito di governo hanno comunicato che si opporranno alla mozione di impeachment.
Intanto continuano le manifestazioni in tutto il paese: migliaia di manifestanti a Seul si stanno dirigendo verso il palazzo presidenziale, dove ripeteranno l'appello affinché il presidente si dimetta o venga messo sotto accusa. I sindacati hanno proclamato lo sciopero generale a oltranza finché Yoon Suk Yeol non rassegnerà le dimissioni.
L’annuncio della legge marziale ha scatenato il caos nel paese e preoccupazioni all’estero, sia tra i paesi alleati della Corea del Sud che tra gli investitori. Il won, la moneta locale, è crollata e la Borsa di Seul ha chiuso con un ribasso dell’1,44 per cento.
Cosa è successo
Martedì sera il presidente della Corea del Sud ha dichiarato la legge marziale per la prima volta in quarant’anni, cioè dalla fine della dittatura militare. L’annuncio è arrivato a sorpresa in diretta televisiva, scatenando caos politico e proteste in tutto il paese. Molti osservatori hanno parlato di un vero e proprio tentativo di colpo di stato.
L’esercito ha fatto irruzione nel palazzo dell’Assemblea nazionale, vietandone le attività. Nonostante la polizia bloccasse l’accesso, 190 deputati sono riusciti ad accedere al Parlamento, anche grazie alla folla di manifestanti radunatasi. I parlamentari presenti in aula, compresi i membri del partito del presidente, hanno dunque votato all’unanimità per revocare la legge marziale, una possibilità prevista dalla Costituzione sudcoreana.
Le reazioni di opposizione al provvedimento sono state dure e trasversali, anche tra i membri della stessa fazione politica del presidente, il partito conservatore People power party.
A sei ore dalla dichiarazione, il presidente Yoon ha revocato la legge marziale, affermando che le truppe sarebbero tornate nelle caserme.
Cosa avrebbe implicato la legge marziale
La legge marziale avrebbe implicato la sospensione del governo civile e il controllo militare. Su indicazione di un decreto in sei punti del nuovo comandante della legge marziale, il capo dell'esercito generale Park An-su, sarebbero stati proibiti attività e partiti politici, scioperi, propaganda falsa e raduni che incitano disordini sociali. Inoltre, l’ordine avrebbe messo sotto l’autorità della legge marziale tutti i media.
Per la Costituzione sudcoreana, il presidente può proclamare la legge marziale solo in caso di guerra o gravi emergenze nazionali.
Il contesto politico
Il presidente Yoon ha affermato nel suo discorso che imporre la legge marziale era necessario per proteggere la democrazia sudcoreana dalle minacce del Corea del Nord e da forze anti-stato.
In particolare, l’imposizione della legge marziale è arrivata in seguito al rifiuto del Partito democratico, guidato da Lee Jae-myung, di approvare la legge di bilancio. L’opposizione di centrosinistra ha ottenuto la netta maggioranza dei voti nelle elezioni legislative di aprile 2024. Il presidente Yoon ha perso popolarità: già nel 2022 era stato eletto con solo lo 0,8 per cento di scarto.
Per quanto il caos politico delle ultime ore appaia improvviso, all’interno del paese da tempo si temeva che il presidente stesse preparando un colpo di stato. Nel suo mandato, ha affidato diverse posizioni militari chiave a persone a lui vicine, un atto considerato da alcuni membri dell’opposizione in preparazione alla dichiarazione della legge marziale, dato che queste figure vi avrebbero svolto un ruolo essenziale.
Le reazioni degli altri paesi
La comunità internazionale ha da subito espresso grande preoccupazione per la dichiarazione della legge marziale in Corea del Sud. Gli Stati Uniti, tramite il Dipartimento di stato, hanno espresso prima apprensione e poi sollievo alla revoca dell’ordine.
Il Cremlino ha affermato di star monitorando ciò che sta succedendo, mentre il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha detto di «star seguendo minuto per minuto la situazione in Corea del Sud».
Il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, ha rimandato la visita nel paese: doveva arrivare a Seul domani. Anche un gruppo di parlamentari giapponesi, guidati dall'ex primo ministro Yoshihide Suga, ha deciso di annullare un viaggio previsto per la fine del mese. Il Giappone dichiara di essersi mosso per «garantire la sicurezza dei propri cittadini nel paese vicino».
Nessun commento invece da Pechino, che considera la vicenda un «affare interno». Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha sottolineato la solidità dei rapporti con la Corea del Sud, mentre si continua a controllare l’evoluzione degli avvenimenti.
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