- La giornalista maltese Daphne Caruana Galizia è stata uccisa il 16 ottobre 2017 da un’autobomba per le sue inchieste sui legami fra il partito laburista e il malaffare locale
- Un’inchiesta indipendente ha riconosciuto che il governo laburista ha creato un clima di indebolimento della democrazia che ha avuto un ruolo nell’assassinio
- Il governo maltese ha annunciato solo il 28 settembre una riforma che inserirà la libertà di stampa nella costituzione
Cinque anni fa Daphne Caruana Galizia è stata fatta saltare in aria da 400 chili di tritolo nascosti sotto il sedile della sua Peugeot 108. La giornalista è stata uccisa a causa delle sue inchieste sulla politica maltese, in particolare sul partito laburista e i suoi legami con il malaffare locale.
Sul blog Running Commentary ha denunciato per anni la cultura dell’impunità e la corruzione che dilagavano nell’isola: dalla compravendita dei passaporti a imprenditori cinesi e oligarchi russi, alle tangenti che il governo laburista avrebbe incassato per realizzare nuovi progetti energetici.
Caruana Galizia aveva sempre pagato caro il prezzo delle sue inchieste con querele e minacce di morte online e offline. Il 16 ottobre di cinque anni fa stava andando in banca a combattere l’ennesima vessazione: le avevano congelato i conti.
L’identità dei killer
Due mesi dopo la sua morte sono stati arrestati i killer: sono i fratelli Alfred e George Degiorgio e Vincent Muscat, che ha confessato l’anno scorso in cambio di una riduzione di pena.
Passarenno ancora due anni prima che l’intermediario Melvin Theuma faccia il nome del mandante: Yorgen Fenech, proprietario della 17Black, un’azienda fantasma con sede a Dubai su cui Caruana Galizia aveva indagato otto mesi prima di essere uccisa.
La giornalista riteneva che Fenech usasse 17Black per versare tangenti milionarie a due società offshore di Panama di proprietà di Keith Schembri e Konrad Mizzi, all’epoca dei fatti rispettivamente ministro dell’Energia e capo di gabinetto di Muscat.
In seguito alle dichiarazioni di Theuma ci sono state proteste in tutto il paese per chiedere le dimissioni di Muscat, che nel 2020 ha ceduto l’incarico all’avvocato laburista Robert Abela.
Oltre a Muscat si sono dimessi anche Keith Schembri, Konrad Mizzi, diventato ministro del turismo del governo Muscat, e Chris Cardona, ministro delle finanze. In passato sono stati tutti oggetto di indagini da parte di Caruana Galizia e in più occasioni l’hanno insultata, se non apertamente minacciata.
Responsabilità dello stato
Nel 2021 un’inchiesta indipendente di 437 pagine portata avanti dai giudici maltesi Michael Mallia, Joseph Said Pullicino e Abigail Lofaro non lascia spazio a interpretazioni: il governo laburista di Joseph Muscat ha creato un clima che ha portato al progressivo indebolimento della democrazia.
«Si è creata un’atmosfera di impunità, generata dalle più alte sfere dell’amministrazione all’interno della Castiglia, i cui tentacoli si sono poi estesi ad altre istituzioni, come la polizia e le autorità di regolamentazione, causando il crollo dello stato di diritto» spiega la commissione.
Il futuro della libertà di stampa a Malta
Nonostante le raccomandazioni per tutelare la libertà di stampa contenute all’interno dell’inchiesta, i giornalisti continuano a non essere protetti adeguatamente. Nella classifica del World Press Freedom Index, Malta è passata dalla 81esima posizione alle 78esima.
Non si tratta però di un risultato accettabile: mancano ancora cambiamenti strutturali che tutelino i giornalisti. A fine settembre, il primo ministro Robert Abela ha annunciato una riforma costituzionale per proteggere la libertà di stampa.
Il ministro della giustizia Jonathan Attard l’ha definita una decisione storica, che invierà un messaggio forte: in uno stato democratico la libertà di stampa deve essere sempre protetta.
Non tutti sono così entusiasti come Attard. «La riforma è preoccupante e deludente», dice Manuel Delia, attivista e fondatore del blog Truth Be Told. Si limita a considerare il giornalismo il quarto pilastro della democrazia, ma è collocata in una parte della costituzione non applicabile: rimane una dichiarazione. «Riflette molto bene l’atteggiamento del governo nei confronti della stampa: critico e per niente aperto al dialogo» racconta l’attivista amareggiato.
L’eredità di Daphne Caruana Galizia
Cinque anni dopo l’omicidio la famiglia Caruana Galizia continua a battersi perché la giornalista riceva finalmente giustizia. Così ha organizzato il Daphne Festival, una rassegna di due settimane che si è svolta tra Londra e Malta e che si concluderà oggi con una veglia presso la chiesa di St. Jones a Waterloo dove saranno presenti Reporters without Borders, Article 19, Pen International e Commonwealth Journo. A Malta ci saranno la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, le ong Repubblika, Occupy Justice e il blog Truth Be Told.
L’obiettivo del festival è unire le voci di giornalisti e attivisti da tutto il mondo che continuano a essere vittime di violenze. In occasione di questo anniversario l’eredità di Caruana Galizia è più chiara che mai. «Daphne era una dei pochi giornalisti a fare inchiesta a Malta e la sua morte ha lasciato un grande vuoto», racconta Delia, «ma giornalisti e giornaliste in tutto il mondo hanno voluto portare avanti le sue inchieste all’interno del collettivo Forbidden Stories».
Ma soprattutto «Ha dato nuova energia alla stampa maltese e alla società civile che insieme hanno scoperto un nuovo modo di fare attivismo e di lottare non solo per la verità, ma anche per uno stato democratico che si comporti come tale».
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