Asser e Ayssel, di quattro mesi, sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano mentre il padre si trovava in un ufficio per registrare i loro certificati di nascita. La tragedia alla vigilia dei colloqui di pace, con Hamas che rifiuta di partecipare
Due gemelli appena nati, Asser e Ayssel, la loro madre, Joumana Arafa, e la nonna materna sono rimasti uccisi martedì in un raid aereo israeliano a Gaza.
L’episodio, riportato da diversi media internazionali che rilanciano una notizia dell'Associated press, si inserisce in un momento delicato della guerra tra Israele e Hamas, con le speranze di una de-escalation che dipendono dai negoziati sul cessate il fuoco previsti per domani, a cui però Hamas ribadisce che non parteciperà.
Un reel pubblicato dal fotoreporter palestinese Sami Alsultan mostra la disperazione del padre.
Il raid su Deir al-Balah
Il padre dei due bambini, Mohammad Abu Al-Qumsan, un uomo palestinese residente nella Striscia di Gaza, si trovava in un ufficio governativo per registrare i certificati di nascita dei bambini quando i vicini lo hanno chiamato al telefono per dirgli che la loro casa, vicino a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, era stata bombardata. Arafa, la sua compagna, aveva partorito solo quattro giorni prima.
«Non so cosa sia successo. Mi hanno detto che è stata una granata a colpire la casa», ha detto Mohammad Abu Al-Qumsan. «Non ho nemmeno avuto il tempo di festeggiarli», ha aggiunto.
La famiglia aveva obbedito all'ordine dell’esercito di evacuare Gaza City nelle prime settimane di guerra, cercando rifugio nel centro del territorio. L'esercito israeliano non ha rilasciato commenti sull'attacco.
Le reazioni di Hamas
Il ministero della Sanità di Hamas ha denunciato la morte dei gemelli e di parte della loro famiglia su Telegram.
«Quale reato avevano commesso Ayssel e Asser?», si legge nel messaggio. «Ayssel e Asser Abu Al-Qumsan avevano quattro giorni, erano nati nei giorni di guerra che non hanno dato loro il tempo di capire chi, perché e per quale motivo è stata loro tolta l'innocenza».
Mercoledì Hamas ha ribadito la sua intenzione di non partecipare a nuovi colloqui per un cessate il fuoco, rifiutando l'invito di Stati Uniti, Egitto e Qatar a riprendere le negoziazioni con Israele.
Il gruppo paramilitare ha invece chiesto di rispettare gli accordi precedenti, sottolineando la sua determinazione a continuare la lotta contro quello che definisce «l'intransigenza sionista».
Anche la milizia palestinese Jihad islamica ha espresso sostegno alla decisione di Hamas, affermando che non vi è altra scelta se non quella di combattere. «La decisione della resistenza è unificata e non ci impegneremo in negoziati che permettano a Netanyahu di guadagnare tempo», si legge in un comunicato della Jihad islamica.
I numeri delle vittime
Secondo il ministero della Sanità di Gaza, dall'inizio delle ostilità il 7 ottobre, ben 115 neonati sono stati uccisi tra le circa 40mila vittime complessive delle operazioni israeliane.
Dal 4 luglio le forze israeliane hanno preso di mira almeno 21 scuole, dove i palestinesi si erano rifugiati, uccidendo centinaia di persone, tra cui molti bambini, denuncia l'Onu.
Sabato almeno ottanta persone hanno perso la vita e altre cinquanta sono rimaste ferite in un attacco contro una scuola, hanno affermato le autorità sanitarie palestinesi, sebbene Israele abbia contestato la cifra e affermi che Hamas stesse operando nel complesso. L’edificio ospitava circa 6mila sfollati.
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