Se nel terzo trimestre del 2024 i dem hanno raccolto la cifra record di un miliardo di dollari, questo non ha portato a un vantaggio sostanziale nei sondaggi. E all’ex presidente basta uno strampalato ricordo di un suo vecchio amico golfista per conquistare le prime pagine
La campagna elettorale americana si sta muovendo come se ormai i candidati non si muovessero soltanto su due proposte politiche parallele senza punti di intersezione possibile, come avviene ormai da tanti anni, ma anche in due realtà differenti.
Da una lato c’è Donald Trump che si muove su binari non soltanto poco convenzionali come fa ormai da quasi dieci anni, ma crea di fatto le news delle sezioni politiche dei vari siti attraverso commenti sempre più strampalati su argomenti decisamente bizzarri.
Dall’altro c’è Kamala Harris, dopo una partenza insolita nel bel mezzo della stagione elettorale, dove si era fatta conoscere sotto una luce diversa rispetto a tre anni e mezzo sbiaditi come vicepresidente dell’amministrazione Biden.
Ora però nonostante il terzo trimestre del 2024 si sia concluso con il record di un miliardo raccolto da parte della campagna dem, c’è un affaticamento generale. Come convincere gli elettori che quattro anni con lei sarebbero una svolta rispetto a quelli appena trascorsi?
Non basta dire, come fatto di recente, che non farà un secondo tempo della presidenza Biden. Si fatica a scorgere una novità e una discontinuità, senza alcuna certezza neppure di mantenere i sostenitori raccolti dalla coalizione progressista nel 2020.
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Per fare un confronto, il tycoon a settembre ha raccolto solo 160 milioni di dollari contro i 378 della sua avversaria, eppure è stato molto più presente sui media. Elemento che non è sempre una buona cosa neppure per i suoi standard, ma in questo caso questa assiduità dà all’ex inquilino della Casa Bianca quasi sempre la prima pagina dei giornali e dei siti. Prendiamo ad esempio un comizio che è avvenuto sabato scorso a Latrobe, in Pennsylvania, città natale del leggendario golfista Arnold Palmer, amico personale dello stesso Trump.
In un passaggio molto discutibile, c’è stata l’allusione alle dimensioni del pene del defunto sportivo, particolare notato durante una doccia. Una cosa incredibile anche per gli standard di stomaco forte a cui l’ex presidente ha abituato i giornalisti politici. Però, anche una bizzarria del genere ha mandato il tycoon sulle prime pagine, mentre gli avversari si limitano ai soliti temi che, pur rimanendo sempre solidi, hanno assuefatto l’elettorato statunitense: pericoloso per la democrazia, autoritario o magari anche un po’ rimbambito, come sempre più ribadito da Barack Obama.
Ci sarebbero altre novità, come quelle rilevate dal magazine Politico: i toni dei suoi comizi sono sempre più cupi, le allusioni razziali ai vari gruppi etnici sempre più dirette e grevi, la retorica è quella da aspirante leader totalitario. Magari sono solo sparate che non verranno mai attuate anche per mere ragioni pratiche e di opportunità politica, ma fanno capire che la base ormai si è spostata su posizione sempre più estreme e indigeribili all’elettorato indipendenti. Però è troppo difficile da spiegare con i tempi della comunicazione rapida sulle varie piattaforme social che ormai comprendono anche lo sdoganato TikTok.
Dall’altro lato invece la vicepresidente Kamala Harris appare solo per le interviste che sta concedendo in questo periodo, dove appare più moderata rispetto all’ultimo Biden ma dove fatica ad articolare proposte che siano in totale discontinuità, se non la durezza ormai esplicita con cui i dem vogliono affrontare la questione migratoria nel prossimo quadriennio.
Scomparse o quasi le nuove idee sui percorsi di cittadinanza per i migranti illegali. Inoltre, adesso, c’è il dubbio che un pezzo di classe operaia bianca che tutto sommato amava il presidente uscente nonostante i suoi cedimenti psicofisici sempre più frequenti, possa decidere di rimanere a casa come nel 2016.
Non è un caso, infatti, che lo stesso Trump abbia fatto un comizio anche a Scranton, in Pennsylvania, cittadina dove Biden è nato e cresciuto e dove sarebbe stato scelto in modo massiccio anche il prossimo 5 novembre. Con Kamala Harris questa certezza non c’è e l’effetto novità di luglio sembra evaporato contro un Trump che in modo sempre più strampalato continua a tenere banco con le sue uscite.
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