Il miliardario americano, futuro membro del governo Trump, infervora l’ala più conservatrice della community del gioco di ruolo più noto del mondo manifestando, su X, l’interesse a comprare la multinazionale che lo possiede. Un modo per posizionarsi nel segmento dei fan scontenti che il loro vecchio passatempo sia diventato più inclusivo
«Nessuno, e dico nessuno, può criticare E. Gary Gygax e i geni che hanno creato Dungeons & Dragons. Che diavolo c'è che non va con Hasbro e WoTC?? Che possano bruciare all'inferno», ha scritto Elon Musk in un tweet lo scorso 22 novembre, in risposta a una polemica che apparentemente è solo per veri nerd: una delle introduzioni al volume The Making of Original Dungeons & Dragons 1970-1977 dello storico del gioco Jon Peterson.
Il volume ricostruisce - attraverso le bozze della primissima edizione, aneddoti e carteggi – i primi anni del gioco che proprio quest’anno ha celebrato i suoi 50 anni e una quinta edizione delle regole nuova di zecca. Ma cosa c’era scritto di così scandaloso?
Semplicemente che Gygax era un uomo del suo tempo e che D&D era pensato per un pubblico in larghissima parte maschio e bianco, come quasi tutti i prodotti che ambivano a essere di largo consumo. Del resto, nella demografia americana di quegli anni la maggioranza schiacciante dei consumatori erano wasp (White Anglo-Saxon Protestant).
Nulla di accusatorio, solo una constatazione, che però ha fatto saltare sulla sedia il miliardario americano di origini sudafricane, in procinto di entrare nel governo americano dell’amministrazione Trump.
«Quanto costa Hasbro?»
Fin qui saremmo nel campo della mera curiosità verso un vip di qualche genere, ma negli anni Musk ha abituato tutti a decisioni improvvise, talvolta antieconomiche, come quella di acquistare Twitter per 44 miliardi di dollari trasformandolo in X (al momento la società è tutt’altro che vicina a questo valore economico) e soprattutto in un asset politico.
La seconda parte di questa storia è infatti in un altro tweet “dal sen fuggito”: «Quanto costa Hasbro?».
La multinazionale Hasbro, quella di Monopoly per capirci, possiede alcune proprietà intellettuali molto importanti: My Little Pony, Transformers (divenuto un franchise cinematografico di grande successo) e i giochi Magic e Dungeons & Dragons. Questi ultimi vengono da una compagnia che si chiama Wizards of the Coast (il WoTC del primo tweet, ndr), erede della TSR di Gary Gygax. D&D e Magic sono stati così redditizi dal lockdown in avanti che ormai il grosso dei profitti di Hasbro vengono da WotC.
Negli anni il “gioco di ruolo più famoso del mondo” si è evoluto non solo in termini di regole, ma anche di sensibilità. Molti prodotti recenti sono stati criticati da una parte dei fan perché eccessivamente “woke”: dai personaggi trans alla critica del concetto di razza (in un gioco dove si può essere umano, elfo, nano, orco o tanto altro), passando per la possibilità di giocare personaggi disabili.
È evidente che Elon Musk si posiziona nel segmento dei fan scontenti che il loro vecchio passatempo sia diventato più inclusivo. Ma non è solo un problema di “gatekeeping”. Le elezioni americane hanno visto Donald Trump prevalere nel segmento dell’elettorato maschile con un +10 per cento grazie anche a una sapiente strategia elettorale suggerita dal figlio, Barron, che lo ha spinto a scommettere sui podcast dedicati alle arti marziali, alle corse delle auto e altre attività sportive predilette dai giovani maschi che costituiscono quello che ormai è noto come il "bro vote".
Lo scopo di Musk
Probabilmente il miliardario punta allo stesso risultato: allargare il vantaggio su quello che è ancora molto un gioco da “maschi”. Infatti, sebbene ormai un’ampia fetta di giocatori sia di sesso femminile e ci siano tantissime esperienze di gioco organizzate in ambito queer (un settore per natura minoritario e refrattario al messaggio MAGA, o in generale conservatore), la gran parte della community è fatta da giovani maschi.
Nonostante Stranger Things o The Big Bang Theory abbiano fatto conoscere a un pubblico molto più vasto questo tipo di gioco e nonostante alcune star di Hollywood abbiano raccontato di averci giocato o di farlo tutt’ora, D&D non è ancora un gioco di massa.
Soprattutto i giocatori più vecchi, e in parte quelli più giovani, sostengono che «si è sempre giocato così». Per questo motivo, l’idea che Musk possa «salvare D&D dal wokismo», il “loro” D&D, infervora e aumenta il gradimento verso un leader dai tratti sempre più ibridi: imprenditore, politico, visionario tecnologico che passa dal seguire gli incontri di MMA al giocare di ruolo. Insomma, «uno di noi».
Intanto il titolo di Hasbro è salito da 62,50 dollari a 65 dollari per azione da quel 22 novembre, che equivale a circa 10 miliardi di dollari di valore complessivo. Per uno che, stando alle classifiche è l’uomo più ricco del mondo, non è poi molto.
Che Musk faccia o meno l’acquisto è quasi ininfluente: è questione di posizionamento.
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