L’intera Ucraina finisce di nuovo sotto le bombe russe. Quello avvenuto ieri mattina è stato «uno degli attacchi più intensi dall’inizio della guerra», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Oltre cento missili e un centinaio di droni hanno colpito quindici regioni del paese, prendendo di mira in particolare le infrastrutture energetiche e causando blackout in tutto il paese. Almeno cinque persone sono morte e altre 30 sono rimaste ferite.

In risposta, gli ucraini promettono rappresaglie. «Il desiderio della Russia di colpire il nostro settore energetico costerà caro alla sua rete infrastrutturale», ha scritto su Telegram Andrii Yermak, capo di gabinetto e braccio destro del presidente Zelensky, ricordando la crescente capacità ucraina di colpire in territorio russo sfruttando droni di sua produzione.

Il bombardamento

Gli allarmi sono suonati alle prime ore del mattino nella capitale Kiev, dove migliaia di persone si sono rifugiate nelle stazioni della metropolitana. Il sindaco, Vitaly Klitschko, ha avvertito che a causa della violenza del bombardamento, la distribuzione di elettricità e acqua corrente è stata interrotta in diverse aree della capitale.

Tra i bersagli colpiti c’è anche la diga di Kiev, una centrale che alimenta il cosiddetto “mare di Kiev”, l’enorme riserva d’acqua subito a nord della capitale. Dalle immagini diffuse, sembra che a essere stato colpito sia uno degli edifici che ospitano le turbine.

Se la diga venisse distrutta, buona parte della riva sinistra della capitale finirebbe sommersa, causando numerose vittime e danni incalcolabili. Andrii Kovalenko, capo del dipartimento anti disinformazione del Consiglio di sicurezza ucraino, ha voluto rassicurare la popolazione, affermando che la struttura della diga è impossibile da distruggere con missili tradizionali. Secondo le autorità energetiche ucraine i danni alla rete elettrica sono stati gravi e ci vorranno giorni per valutarli correttamente.

Droni e missili sono caduti anche nella città di Odessa e nelle regioni di Leopoli, Vynnitsia e Zaporizhzhia. Alcuni droni si sono avvicinati allo spazio aereo polacco, causando il decollo di alcuni caccia dell’aviazione di Varsavia.

Zelensky ha approfittato dell’attacco per chiedere ancora una volta agli alleati di impegnarsi direttamente nell’aiutare l’Ucraina a fermare i bombardamenti che colpiscono la parte più occidentale del paese. «Potremmo fare molto di più se la nostra aviazione collaborasse con quella dei nostri alleati», ha detto Zelensky, paragonando la situazione del suo paese a quella di Israele, dove aerei Usa e di altri alleati sono intervenuti direttamente per fermare gli attacchi iraniani e delle milizie yemenite degli Houthi.

Per il momento, però, la Nato ha escluso di poter fornire aiuto all’Ucraina in questo modo. Il segretario uscente dell’alleanza, Jens Stoltenberg, aveva lasciato intendere lo scorso luglio che un intervento simile significherebbe il coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto.

Domenica, invece, un bombardamento russo contro un hotel a Kramatorsk, nel Donbass, ha causato la morte di un dipendente dell’agenzia di stampa Reuters. Ryan Evans, ex militare britannico di 38 anni, lavorava dal 2022 come consulente per la sicurezza dell’agenzia e domenica stava accompagnando un gruppo di cinque giornalisti nella regione vicino alla linea del fronte. In tutto sono sei le persone rimaste ferite nell’attacco all’hotel Sapphire, compresi due giornalisti del team Reuters. Uno dei due, il cameraman Ivan Lubysh-Kirdey, si trova attualmente in gravi condizioni. Non è la prima volta che le forze russe colpiscono alberghi vicino al fronte, tanto che spesso i giornalisti sul posto preferiscono affittare case private.

Kursk e i negoziati

Continuano i combattimenti nella regione russa di Kursk, dove ad agosto gli ucraini hanno lanciato un’incursione che ha colto di sorpresa i difensori russi. Il Cremlino ha fatto sapere che, in seguito all’attacco ucraino, le possibili discussioni con Kiev su un cessate il fuoco hanno «cessato di avere rilevanza». L’attacco, inoltre, non potrà essere lasciato «senza una risposta». Pochi giorni fa, funzionari russi avevano riferito la stessa notizia in modo anonimo al New York Times. Secondo le fonti del quotidiano, dopo l’incursione in territorio russo «Putin è alla ricerca di una vendetta, non della pace».

Nel frattempo, le informazioni che arrivano dal fronte di Kursk restano contrastanti, con ucraini e russi che affermano di essere avanzati di alcuni chilometri. Quello che resta assodato è che l’attacco ha avuto un notevole successo iniziale, portando all’occupazione di diverse centinaia di chilometri quadrati di territorio, 1.200 secondo gli ucraini. Nei primi giorni di combattimento, i soldati di Kiev avrebbero anche catturato numerosi prigionieri, almeno 240 secondo fonti video esaminate dal Washington Post, ma c’è chi parla di quasi mille.

La situazione militare al momento sembra essersi stabilizzata. I russi hanno inviato rinforzi sul posto, ma contemporaneamente continuano ad attaccare anche nella regione di Donetsk, in direzione delle strategiche città di Pokrovsk e Chasiv Yar, l’area dove gli ucraini sono più deboli. Nuove avanzate su questo fronte vengono registrate quasi quotidianamente.

Nel frattempo le autorità di Kiev hanno lanciato un nuovo allarme. Le forze armate bielorusse si stanno schierando al confine nord del paese con la scusa di un’esercitazione militare. Secondo gli esperti, le manovre di Minsk sono una risposta all’incursione ucraina nella regione russa di Kursk. Difficilmente l’esercito bielorusso sarà in grado di lanciare attacchi su larga scala, ma né gli ucraini né i loro alleati escludono possibili azioni di disturbo.

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