L’ultima settimana di agosto si annuncia particolarmente complicata per l’economia cinese e la sua leadership: Evergrande ha perso 2,2 miliardi di dollari dopo che le sue azioni hanno ripreso le negoziazioni in un passo cruciale per ristrutturare il proprio debito offshore
Il gruppo cinese Evergrande ha perso 2,2 miliardi di dollari, ovvero il 79 per cento del suo valore di mercato, ieri dopo che le sue azioni hanno ripreso le negoziazioni in un passo cruciale per la società immobiliare più indebitata del mondo per ristrutturare il proprio debito offshore. Basterebbe questa notizia per dare il senso della drammaticità dei problemi economici che deve affrontare la Cina di Xi Jinping per rassicurare i mercati. Ma purtroppo c’è di più.
L’ultima settimana di agosto si annuncia infatti particolarmente complicata per l’economia cinese e la sua leadership. Gli analisti delle banche d’affari occidentali passeranno sotto la lente, con molta cura, i risultati sugli utili aziendali previsti in calo, soprattutto nel settore immobiliare in difficoltà dopo anni di investimenti a debito per la costruzione di nuovi appartamenti che ora non trovano acquirenti e formano, in alcune regioni, delle “città fantasma”.
A preoccupare gli osservatori internazionali sono, oltre alle società immobiliari in crisi di liquidità, l’entità del debito dei veicoli finanziari degli enti locali e quindi fuori bilancio pubblico, pari, secondo la Bloomberg, a 9mila miliardi di dollari. Sono molti a chiedersi, come il Financial Times, se Pechino sarà in grado di fornire ulteriori stimoli sufficienti per rimettere in carreggiata la seconda economia del mondo.
Gli analisti comunque saranno costretti a concentrarsi sui bilanci societari del secondo trimestre perché la dirigenza cinese ha deciso di mettere sotto il tappeto alcuni problemi e di non pubblicare più alcuni importanti dati macroeconomici, come quelli sulla disoccupazione giovanile. Molti osservatori comunque si aspettano dei declassamenti nelle prospettive delle aziende cinesi. L’economia di Pechino, che vale 18mila miliardi di dollari, sta infatti rallentando da mesi. I consumatori sono cauti come accade in fasi di deflazione, le esportazioni rallentano, i prezzi al consumo sono in calo e più di un giovane su cinque, si stima, sia senza lavoro.
Pechino cerca il rilancio
A preoccupare secondo la Bloomberg è soprattutto la crisi immobiliare che si trascina: oltre al caso Evergrande di cui abbiamo parlato, ci sarebbe anche Country Garden Holdings, con 3mila progetti immobiliari in sospeso nel paese, che sarebbe in situazioni molti difficili. Nel frattempo dei risparmiatori si sono riuniti presso Zhongzhi Enterprise Group, una delle più grandi banche ombra, chiedendo di poter ottenere i loro soldi.
Come se non bastasse molti osservatori pensano che Pechino per rilanciare l’economia e il settore immobiliare sia tentata di fare pressioni sulle banche invitandole a fornire ulteriore liquidità, ma questa mossa potrebbe infliggere un duro colpo alle prospettive sugli utili delle principali banche cinesi creando nuove turbolenze.
La frenata del Pil
Da un punto di vista macroeconomico l’economia cinese sta rallentando nel secondo trimestre di quest’anno, come hanno mostrato i dati del mese scorso. A pesare sulla crescita sono state le esportazioni, le deboli vendite al dettaglio e un settore immobiliare in crisi profonda. Il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,8 per cento nel secondo trimestre, in calo rispetto al 2,2 per cento dei primi tre mesi di quest’anno. Troppo poco per rassicurare i mercati e gli investitori internazionali.
Nel tentativo di stimolare l’economia, le autorità cinesi hanno tagliato i tassi di interesse, ma in misura inferiore alle aspettative. I consumi non sono riusciti a riprendersi, le esportazioni sono rimaste in frenata e i prezzi al consumo sono diminuiti lo scorso mese.
Sostegno al mercato è stato dato anche dalle misure adottate dal governo cinese per rilanciare i propri mercati finanziari. Pechino ha dimezzato la tassa sulle transazioni di borsa, una misura significativa volta a ripristinare la fiducia nel secondo mercato azionario mondiale in un contesto di rallentamento dell’economia. Il taglio, entrato in vigore oggi, è il primo dal 2008. Ma sono in molti a ritenerlo una mossa insufficiente.
La visita di Raimondo
In questo quadro negativo c’è una notizia positiva. La Cina e gli Stati Uniti formeranno un nuovo gruppo di lavoro sulle problematiche commerciali e lanceranno un dialogo sul controllo delle esportazioni. Sono i primi risultati annunciati dagli Stati Uniti dopo l’arrivo a Pechino del segretario al Commercio Usa, Gina Raimondo, che rimarrà in Cina fino al 30 agosto prossimo.
Le parti, in particolare, hanno concordato che «il gruppo di lavoro si incontrerà due volte all’anno a livello di viceministro, con gli Stati Uniti che ospiteranno il primo vertice all’inizio del 2024».
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