Sulle perdite nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 l’Agenzia federale dell’ambiente (Uba) spiega che il metano è «significativamente più dannoso» dell’anidride carbonica e che la perdita equivale all’uno percento delle emissioni annuali totali prodotte dalla Germania.
Le perdite nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 portano a emissioni equivalenti a circa 7,5 milioni di tonnellate di CO₂. Lo riporta l’Agenzia federale dell’ambiente (Uba). Il dato stimato dall’ente tedesco corrisponderebbe a circa l’uno percento delle emissioni annuali totali prodotte dalla Germania.
Il comunicato
Nella nota si legge che «non ci sono meccanismi di contenimento sulle tubazioni, quindi è probabile che l'intero contenuto delle tubazioni fuoriesca». Il calcolo effettuato si basa sui volumi di gas contenuti nelle due tubature e sullo stato di riempimento stimato delle stesse.
Secondo le informazioni conosciute, al momento almeno una delle due perdite finora si trova dentro i confini del territorio danese, motivo per cui, nella relazione sul clima che verrà effettuata, le emissioni saranno «probabilmente attribuite alla Danimarca». Mentre il gas fuoriuscito nelle acque internazionali non sarà registrato in nessun rapporto sulle emissioni, ma «rimane altrettanto dannoso per il clima».
La nota dell’agenzia ambientale prosegue spiegando che, secondo le previsioni, saranno rilasciate nell’atmosfera 0,3 milioni di tonnellate di metano, gas «significativamente più dannoso» rispetto all’anidride carbonica. L’effetto climatico delle perdite nei gasdotti va quindi stimato come l’equivalente di 7,5 milioni di CO₂.
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