Prima di arrivare al resort di Borgo Egnazia per il G7 pugliese, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva scritto su Telegram di aspettarsi «importanti decisioni» dalla riunione. È stato accontentanto. Il summit concluso ieri ha portato al paese sotto attacco promesse di armi, soldi e supporto diplomatico.

Zelensky arriva così da “vincitore”, almeno temporaneo, al summit per la pace di Lucerna, in Svizzera, dove da ieri più di 90 paesi e organizzazioni internazionali, ma non Russia e Cina, sono al lavoro su una proposta comune per mettere fine al conflitto. «Siamo qui per ottenere una pace giusta – ha detto Zelensky all’inaugurazione dell’incontro – Stiamo facendo la storia».

Soldi e armi

In attesa di sapere come si concluderà la conferenza di pace, gli ucraini possono già contare i risultati di una settimana positivi. Dalla Puglia è arrivato l’accordo per utilizzare i profitti generati dagli asset russi congelati in Europa e negli Sati Uniti: circa 300 miliardi di euro che producono ogni anno circa 4-5 miliardi di proventi. Il denaro sarà usato per finanziare un prestito da 50 miliardi di euro che arriverà in Ucraina probabilmente entro la fine dell’anno.

A Lucerna, la vicepresidente Usa, Kamala Harris, ha promesso poi un altro miliardo e mezzo di dollari per riparare le infrastrutture elettriche del paese. Secondo risultato per Kiev è la firma di un accordo per la sicurezza della durata decennale tra Washington e Kiev. Risultato simbolico che non prevede l’impegno a inviare truppe nel paese e che potrà essere cancellato con un tratto di penna da un futuro presidente, ma comunque un segnale di distensione, dopo settimane di tensioni personali tra Zelensky e il presidente americano, Joe Biden.

Sul versante più concreto, Biden ha promesso all’Ucraina un intero squadrone di jet da combattimento F16 e, ancora più importante, l’invio di nuove batterie antiaeree Patriot grazie all’accordo con cinque paesi Nato. La promessa di Biden significa che con ogni probabilità la richiesta di Kiev di ricevere almeno sette nuove batterie necessarie a difendere i cieli dell’Ucraina è vicina ad essere soddisfatta. Nel suo commento post vertice, Zelensky ha definito quest’ultimo il principale risultato ottenuto alla conferenza.

Il summit svizzero

Dopo una settimana di successsi diplomatici, ieri Zelensky è arrivato in Svizzera, per il summit di pace che si concluderà nella giornata di oggi. I partecipanti sono oltre 90, tra stati e organizzazioni internazionali. Circa metà provengono dal cosidetto “sud del mondo”. Tra loro anche India, Brasile e Sudafrica, che insieme alla Santa Sede e alle Nazioni Unite partecipano come osservatori.

«Siamo qui per ottenere una pace giusta – ha detto Zelensky all’inaugurazione dell’incontro – Stiamo facendo la storia». Obiettivo della delegazione ucraina è raccogliere il più alto numero di paesi possibile intorno a un piano di pace basato sulla Carta delle Nazioni Unite, il che significa in sostanza il ritorno di tutti i territori attualmente occupati dalla Russia. Ottenuto questo assenso, la speranza di Kiev era quella di coinvolgere la Russia in un secono vertice, avendo alle spalle una coalizione diplomatica molto più estesa di quella che sostiene militarmente l’Ucraina.

La strada verso questo obiettivo appare però in salita. Alla conferenza manca la Cina, uno dei pochi paesi in grado di influenzare la Russia. Assente anche Biden che, impegnato in una raccolta fondi, ha mandato la sua vice, Kamala Harris.

E in questo quadro che va letta la “proposta di pace” arrivata venerdì dal Cremlino, praticamente una richiesta di capitolazione, che include il ritiro di Kiev da una serie di territori liberati o mai occupati dalla Russia. Per Putin, questa offerta altro non è che un modo per dire al mondo che nonostante i successi diplomatici di Kiev, il tempo resta dalla sua parte e che in un modo o nell'altro riuscirà a imporre le sue condizioni.

Visti dall’Ucraina

Ma nonostante le parole di Putin, i risultati ottenuti nel corso del G7, l’arrivo di nuovi aiuti militari e alcuni successi militari tattici ottenuti nella regione di Kharkiv, hanno dato agli ucraini qualche ragione per essere almeno leggermente più ottimisti rispetto alle scorse settimane. Questo clima si è riflesso sulla città di Odessa, dove in questi giorni è in corso la prima Conferenza sulla sicurezza del Mar Nero, organizzata da Oleksii Honcharenko, deputato del partito dell’ex presidente Petro Poroshenko e astro nascente della politica ucraina.

Al forum, hanno partecipato centinaia di politici, militari ed esperti ucraini, oltre a una nutrita delegazione di ospiti stranieri. Parola d’ordine dell’incontro è stata «guerra senza restrizioni», una richiesta agli alleati di togliere ogni limitazione agli attacchi di Kiev contro la Russia. «Dove non abbiamo le mani legate e possiamo usare la nostra creatività riusciamo a vincere», ha detto Honcharenko.

Un drone navale in mostra all’ingresso della sala conferenze ricordava il significato di queste parole: sul Mar Nero, dove non si applicano limitazioni imposte dagli alleati, gli ucraini hanno inflitto una serie di storiche sconfitte alla Russia. Un sentimento a cui hanno fatto eco in molti, dimostrando che anche in Ucraina c'è chi ritiene che il tempo sia dalla loro parte e che quindi non è ancora arrivato il momento di trattare.

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