A esattamente 34 anni dal referendum sull’indipendenza in decine di migliaia tornano a protestare nelle strade della capitale georgiana. Dove l’ex presidente Zourabichvili annuncia una nuova “Piattaforma di Resistenza”. I manifestanti: «Siamo qui per creare il maggior disagio possibile all’attuale governo e continuare a ripetere. Le elezioni sono state rubate»
Tbilisi, 31 marzo. Sono trascorsi trentaquattro anni dal referendum sull’indipendenza georgiana, passato con il 99,5 per cento dei voti alla fine di marzo 1991, ad appena pochi mesi dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. In occasione dell’anniversario, la piazza di Tbilisi è tornata a riempirsi come non accadeva da mesi.
Decine di migliaia di persone organizzate in tre cortei sono accorse ancora una volta in viale Rustaveli, davanti al parlamento dell’ex repubblica sovietica. Se le proteste non si sono mai interrotte, quella del 31 marzo ha segnato senza dubbio un momento di svolta e di ripresa della partecipazione. Lo slogan, non a caso, era «La primavera del popolo sta arrivando».
Così sembra: un momento di rinnovata energia che arriva dopo un inverno faticoso, in cui le manifestazioni si sono succedute per ben 124 giorni, pur quotidianamente, in maniera più contenuta.
Il discorso di Salome
Una sola relatrice ha esortato la folla, per più di quaranta minuti: Salome Zourabichvili, presentata ancora come presidente di fronte ai manifestanti, che si rifiutano di riconoscere il successore Mikheil Kavelashvili, eletto a dicembre dal governo di Sogno georgiano, il partito fondato dall’oligarca miliardario Bidzina Ivanishvili, divenuto negli anni sempre più prorusso. Davanti alla folla Zourabichvili ha ribadito e sottolineato di essere l’unica autorità legittima del paese, lanciando l’idea di una “Piattaforma di Resistenza”, il cui obiettivo è quello di unire tutti i partiti e le fazioni politiche filoccidentali.
La piazza era però più disomogenea rispetto a quelle dello scorso autunno: a pochi minuti dall’inizio del discorso di Zourabichvili un ragazzo si è scagliato contro i sostenitori di Mikheil Saak'ashvili, ex presidente per due mandati, in carcere dal 2021.
Fischiata, da diversi gruppi tra i presenti e in più momenti, anche Zourabichvili. La massima tensione sembra essere proprio quella creatasi tra i movimenti studenteschi, rappresentanza dei più giovani, e le opposizioni intese in senso più istituzionali, rappresentate da coalizioni e partiti.
Alla partenza del corteo degli studenti, di fronte alla Tbilisi State University, si respira in effetti un’aria diversa da quella davanti al Parlamento.
Niente altoparlanti né riflettori: megafoni, passamontagna, canti e slogan, simboli colorati, bandiere europee, ma, significativamente, anche innumerevoli bandiere storiche risalenti al periodo della Repubblica democratica di Georgia (1918-1921).
I ritratti dei detenuti
Soprattutto, sono ovunque i ritratti degli studenti detenuti, arrestati dopo le proteste autunnali, insieme ai cartelli che reclamano «libertà per i prigionieri politici».
Arrivano in viale Rustaveli poco prima dell’inizio del discorso gli studenti, in mezzo ai fumogeni e ai rulli dei tamburi, in una piazza fino a quel momento ordinata e composta. Sono sempre loro, dopo il comizio istituzionale, a tornare ad accendere i fuochi d’artificio, diventati simbolo delle manifestazioni postelettorali. Da ormai due settimane hanno un presidio fisso, giorno e notte, sotto il porticato del parlamento: «Siamo qui per creare il maggior disagio possibile per l’attuale governo e continuare a ripetere che le elezioni sono state rubate e che non ci arrenderemo», commenta Levan, studente di psicologia all’Università nazionale georgiana.
«Alcuni nostri compagni detenuti rischiano fino a 25 anni di carcere – continua – ci condannano perché amiamo il nostro paese. Non abbiamo fiducia nel risultato dei processi perché anche i tribunali sono ingiusti come tutto il resto nel paese. Ma il problema non sono solo le incarcerazioni, ma anche le multe, che continuano ad aumentare: una delle ragazze qui ha undici multe di 5.000 Lari ciascuna (circa 1.700 euro, ndr), io ho multe per un totale di 55mila lari, fanno di tutto per fermarci, ma ci rendono più forti e ci spingono solo a trovare nuove strategie».
Si inizia nel frattempo a parlare delle elezioni locali previste per il prossimo ottobre, mentre la prima scadenza per richiedere la partecipazione è il 14 luglio, prorogata a 57 giorni prima delle elezioni per le liste già presenti alle parlamentari.
Georgian Dream ha però anticipato l’opposizione, mettendo fine sul nascere al dibattito tra le coalizioni per capire se esprimere dei candidati propri oppure boicottare il voto. Infatti, pochi giorni fa Mamuka Mdinaradze, il segretario esecutivo di Sogno Georgiano, ha annunciato un disegno di legge che mira a bandire i partiti di opposizione dalle elezioni.
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