«È il momento che questa guerra finisca». A quasi otto mesi di distanza dal 7 ottobre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si erge a protagonista solitario delle mediazioni tra Hamas e Israele e tenta di mettere entrambi al tavolo dei negoziati per porre fine al conflitto. Lo ha fatto ieri durante un lungo punto stampa alla Casa Bianca in cui ha presentato una road map dettagliata per arrivare a una pace permanente.

Nel suo discorso Biden non ha usato mezzi termini davanti al mondo intero che lo stava ascoltando. Ha esortato con durezza sia Hamas che i leader israeliani a superare una volta per tutte le divergenze. «Per mesi si è chiesto un cessate il fuoco, ora è il momento per Hamas di permettere che l'accordo si concluda e la guerra finisca», ha spiegato il capo della Casa Bianca.

Agli israeliani, invece, ha detto: «Vi chiedo di fare un passo indietro e di pensare a cosa succederebbe se si perdesse questo momento». Secondo l’amministrazione statunitense l’accordo, infatti, garantirà sicurezza per Tel Aviv e i suoi cittadini e permetterà anche di risolvere le tensioni con il vicino Libano.

Le tre fasi

Joe Biden ha annunciato in conferenza stampa che Israele ha presentato una «nuova ampia» offerta di accordo. La proposta è stata consegnata sia agli Stati Uniti che al Qatar e ora passerà nelle mani di Hamas. Si tratta di un piano che «riporta a casa tutti gli ostaggi, garantisce la sicurezza di Israele, crea un giorno migliore a Gaza senza Hamas al potere, e pone le basi per una soluzione politica che offra un futuro migliore sia per gli israeliani che per i palestinesi», ha detto Biden.

Alla pace duratura si arriva dopo tre fasi distinte. La prima durerà sei settimane, comprenderà un cessate il fuoco pieno e completo, il ritiro delle forze israeliane da tutte le aree popolate di Gaza, il rilascio di un certo numero di ostaggi tra cui donne, anziani e feriti in cambio del rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi. Verranno restituiti ai famigliari delle vittime i corpi degli ostaggi, mentre nella Striscia sono pronti a entrare 600 camion carichi di aiuti umanitari.

Durante questa prima fase continueranno le trattative tra Israele e Hamas «per arrivare alla fase due, che rappresenta la fine permanente delle ostilità», ha spiegato Biden. Si tratta del momento più complicato per i negoziati a cui infatti prenderanno parte Stati Uniti, Egitto e Qatar. Se si arriverà a un accordo inizierà la seconda fase durante la quale saranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani (anche i soldati catturati in questi mesi di guerra), e l’esercito di Tel Aviv si ritirerà dalla Striscia.

Manca l’ultimo passo. La terza fase, quella in cui in cambio della restituzione di tutti gli ostaggi israeliani uccisi da Hamas si getteranno le basi per la ricostruzione della Striscia. Ne faranno parte i paesi arabi e non solo dato che al momento i danni ammontano a oltre 40 miliardi di dollari. «Questa è l'offerta che è ora sul tavolo», ha concluso Biden che nel suo discorso ha assicurato che Hamas non è più in grado di compiere un attacco come quello del 7 ottobre scorso, viste le ingenti perdite subite.

Ma ci sono diverse incognite sul tavolo. Prima fra tutte la posizione del premier Netanyahu che più volte ha detto negli ultimi giorni che le ostilità continueranno anche per i prossimi mesi. Inoltre, secondo quanto riporta il Times of Israel, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi avrebbe detto ad alcuni parenti degli ostaggi che il governo non è d’accordo ad accettare un accordo che prevede il rilascio di tutti i 125 ostaggi ancora nelle mani di Hamas se fosse condizionato alla fine della guerra. Nei prossimi giorni si conoscerà il verdetto.

C’è però un dato inequivocabile e chiaro: nel giorno in cui l’ex presidente degli Stati Uniti Trump viene condannato dal tribunale di New York per il caso Stormy Daniels, il suo oppositore tenta l’all in per trovare un accordo e intestarsi la vittoria politica.

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