La Corte penale internazionale dell’Aja ha emesso due mandati d’arresto per Sergej Shoigu e Valerij Gerasimov. L’ex ministro della Difesa e e il capo di stato maggiore russi sono accusati di «crimini di guerra» e «crimini contro l’umanità» per i danni provocati alla popolazione civile in Ucraina con i bombardamenti missilistici contro infrastrutture elettriche condotti dall’ottobre del 2022 al marzo del 2023.

Secondo la Corte, ci sono elementi per ritenere che i raid fossero «diretti contro obiettivi civili», ma anche nel caso che a quel tempo tali strutture potessero essere qualificate come obiettivi militari, «i danni civili che potevano essere previsti sarebbero stati eccessivi rispetto al vantaggio militare» auspicato.

Gerasimov è ancora capo di stato maggiore, mentre Shoigu è ora segretario del Consiglio di sicurezza nazionale. Con questi due la Corte penale internazionale ha portato a otto il numero di mandati di arresto emessi contro alti esponenti russi da quando Mosca ha inviato truppe in Ucraina nel febbraio 2022. Tra questi figura lo stesso presidente Vladimir Putin, accusato di deportazione di bambini ucraini in Russia.

La mossa dei giudici è stata accolta con favore da Kiev, ma respinta come priva di significato dal punto di vista giuridico da Mosca che non ha mai ratificato lo Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte penale internazionale (ICC).

Gli accusati non potranno comunque recarsi in paesi che riconoscono la ICC perché potrebbero essere arrestati. Il mandato d’arresto contro Shoigu fa parte della «guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia», ha attaccato il Consiglio di sicurezza nazionale russo.

Modi va a Mosca

Il quotidiano indiano in lingua inglese The Tribune ha riferito che il premier indiano Narendra Modi, appena rieletto, visiterà Mosca e incontrerà il presidente Putin l’8 luglio. L’India non ha mai condannato Mosca né imposto sanzioni per l’invasione dell’Ucraina, sebbene Modi abbia criticato pubblicamente Putin nel settembre 2022. La Russia ha reindirizzato le sue esportazioni di petrolio dall’Europa all’India e alla Cina dopo che i paesi occidentali hanno colpito Mosca con sanzioni.

Bloccati 81 media Ue

La Russia ha bloccato, nel proprio territorio, l’accesso ai siti di diversi media europei, tra cui gli italiani Rai, La7, La Repubblica e La Stampa, in risposta ad analoghe misure adottate dalla Ue nei confronti dei russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta.

In tutto sono 81 i media di paesi della Ue bloccati da Mosca. Con una logica che tende a dividere gli europei in buoni e cattivi. Il paese più colpito, con nove media, è infatti la Francia. In Germania sono stati bloccati Der Spiegel, Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung. Ovviamente il paese meno colpito è l’Ungheria con un solo sito oscurato: 444.hu mentre la piccola Malta ne conta ben 4 come l’Italia e il Portogallo.

«La parte russa ha avvisato ripetutamente e a vari livelli» che «la persecuzione politicamente motivata» di giornalisti russi e il bando a media russi nella Ue «non sarebbero stati ignorati», si legge in un comunicato.

Armi a Kiev

«Forniamo armi all’Ucraina affinché possa difendere il suo territorio contro l’aggressione, anche in Crimea che, fa parte dell’Ucraina». Così il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha risposto a una domanda sulla minaccia di conseguenze da parte della Russia per l’attacco di Kiev con armi Usa a Sebastopoli. Gli Usa dovrebbero annunciare a breve l’invio di 150 milioni di dollari in munizioni all’Ucraina.

Al vertice di Washington del 9-11 luglio i leader Nato dovrebbero varare finanziamenti a Kiev, ha detto ieri il segretario generale Jens Stoltenberg. Intanto, secondo l’agenzia Reuters, due consiglieri chiave di Donald Trump avrebbero presentato all’ex presidente statunitense un piano per porre fine alla guerra se vincerà le elezioni presidenziali: il piano prevede di dire a Kiev che continuerà a ricevere armi statunitensi solo se avvierà colloqui di pace con Mosca.

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