L’ex ministro della Difesa Giampaolo Di Paola spiega come è avvenuto l’affondamento della nave ammiraglia Moskva e che sviluppi avrà nel conflitto
«L’affondamento della nave Moskva è certo un fatto spiacevole per Vladimir Putin, ma non è il game changer raccontato dalla stampa: in guerra le navi si perdono, come gli aerei fa parte del gioco». L’ammiraglio Giampaolo Di Paola è stato ministro della Difesa nel governo Monti e in materia di marina e armi da guerra è il massimo esperto.
Ammiraglio Di Paola, gli ucraini sono riusciti ad affondare la nave da guerra Moskva, l’ammiraglia della flotta russa. È un momento di svolta nel conflitto?
Ne dubito, non credo che l’affondamento della Moskva sia così rilevante come sembra dalla stampa. Per due ragioni. Primo: le operazioni navali sono soltanto di appoggio di fuoco alla campagna di terra, e la marina peraltro non è mai stato il punto di forza della Russia, a differenza che, per esempio, per Stati Uniti e Gran Bretagna. Secondo punto, l’affondamento di una nave in guerra fa parte del gioco, così come vengono abbattute gli aerei o distrutti i carri armati. Succede. Il Moskva era una nave vecchiotta con trent’anni di vita, anche se ammodernata, un assetto pregiato, parliamo di un danno significativo ma nel complesso delle forze navali russa non è la morte del papa.
Però non sembra una impresa da poco per le forze ucraine.
Certo è un segnale che gli ucraini hanno una capacità di difesa costiera maggiore di prima, ora i russi opereranno a maggiore distanza. Va ricordato che i missili anti nave sono una arma efficace, ma per affondare una nave non basta colpirla: dipende dalla sequenza di eventi che il contatto innesca.
In questo caso cos’è successo?
A quanto sappiamo, la sorte ha voluto che il missile ucraino colpisse un certo punto che ha innescato un incendio che poi ha fatto esplodere il deposito di armi a bordo. Se avesse colpito dieci metri più poppa o dieci metri più a prora, la nave probabilmente non sarebbe affondata.
Da dove arrivano questi missili anti-nave?
Pare siano Neptune di fornitura britannica, missili di quel tipo sono in dotazione a tutte le marine dei paesi occidentali Missili forniti dai britannici, noi abbiamo i Teseo che hanno prestazioni analoghe.
Ora lo scontro si sposta di nuovo sul terreno. Come vede le forze in campo?
Siamo in una fase di transizione, in attesa di misurare lo sforzo russo annunciato nella regione del Donbass. L’esercito russo si sta riorganizzando in questa prospettiva, ma anche gli ucraini stanno usando questo tempo per rafforzare le loro difese, stanno ricevendo molte armi dagli Stati Uniti e non solo. Il morale degli ucraini, poi, avrà un ruolo importante.
Basta il morale a ribaltare i rapporti di forza?
Conta molto, ma bisogna anche vedere quali sono i veri rapporti di forza. Non bisogna confrontare l’esercito russo nel suo complesso con quello ucraino, quello è un paragone teorico, quello che conta è il rapporto di forza sul terreno. Nella prima fase della guerra, i russi hanno disperso le loro forze su oltre 2.000 chilometri di fronte e hanno finito così per trovarsi in posizione di debolezza pur partendo da una superiorità teorica.
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