Scambio di prigionieri e negoziati a Istanbul: obiettivo il ripristino delle relazioni. Zelensky torna ad accusare Pechino: «Sono 155 i soldati cinesi arruolati con i russi»
Mentre prosegue lo scontro Kiev-Pechino sulla presenza di c sul fronte del Donbass, ittad ini cinesiStati Uniti e Russia continuano sulla via del dialogo. I delegati dei due Paesi si sono incontrati per cinque ore a Istanbul, in Turchia. Tanto i russi quanto gli americani ci tengono a specificare che lo scopo dell’incontro era limitato: niente Ucraina, ma solo discussioni su come ripristinare il funzionamento a pieno regime delle reciproche ambasciate. L’ultimo colloquio su questo tema si era svolto sempre a Istanbul lo scorso 27 febbraio.
Chiaro l’intento di non creare nuove false aspettative, dopo che le grandi promesse delle scorse settimane sono andate tutte deluse e il cessate il fuoco continua ad apparire più lontano che mai. Ma, oltre ai colloqui tecnici, dietro le quinte sono avvenuti anche scambi più sostanziosi. Poche ore prima dell’incontro di Istanbul, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, russi e americani hanno effettuato uno scambio di prigionieri, il secondo dall’entrata in carica di Donald Trump.
Mosca ha rilasciato Ksenia Karelina, cittadina russo-americana, accusata di tradimento e condannata a 12 anni di carcere per aver donato poco più di 50 dollari a una fondazione ucraina. Karelina, una danzatrice di balletto classico, vive negli Stati Uniti ed era stata arrestata all’inizio del 2024, durante una visita alla famiglia in Russia.
Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno liberato Arthur Petrov, un uomo d’affari con passaporto russo e tedesco arrestato a Cipro con l’accusa di aver violato le sanzioni. Secondo l’accusa, Petrov avrebbe creato una società per acquistare componenti elettroniche la cui esportazione in Russia è vietata, per poi contrabbandarle a San Pietroburgo presso una società collegata al ministero della Difesa russo.
Il direttore della Cia, John Ratcliffe, che ha trattato lo scambio per conto della Casa Bianca, era presente ad Abu Dhabi, dove ha commentato: «Il presidente Trump ha liberato un altro cittadino americano».
Il rumore delle armi
Mentre Russia e Stati Uniti si incontrano e dialogano, in Ucraina continuano a cadere bombe. A Dnipro un uomo è rimasto ucciso in un attacco missilistico avvenuto in pieno giorno. Un bombardamento che arriva dopo che un altro missile, venerdì scorso, aveva ucciso 20 persone nella città di Kryvyi Rih, uno dei bilanci più gravi delle ultime settimane.
Sul fronte settentrionale, i russi rivendicano l’occupazione del villaggio di Zhuravka, nella regione di Sumy. Gli ucraini smentiscono e dicono che l’attacco è stato respinto da un distaccamento di marine. Zelensky ha detto più volte nelle ultime settimane che i russi pianificano un’offensiva nella regione di Sumy, dopo che hanno espulso gli ucraini dalla vicina Kursk, occupata con un’incursione lo scorso agosto.
Il turista e il reclutato
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è tornato ad attaccare Cina e Russia per il coinvolgimento di cittadini cinesi nei combattimenti sul fronte orientale: «Dopo la Corea del Nord, la Russia sta trascinando anche la Cina in guerra». In diversi hanno notato un qualche abbassamento dei toni rispetto all’inizio della settimana, quando il ministro degli Esteri ucraino accusava la Cina di doppio gioco e di essere indegna di occupare un posto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
A Pechino non ci stanno a essere dipinti come pupazzi di Mosca, e il ministero degli Esteri ha risposto freddamente alle accuse di Kiev. «Consigliamo a tutte le parti in causa di riconoscere correttamente e a mente fredda il ruolo della Cina».
Proprio nelle ultime settimane, Pechino aveva espresso il desiderio di avere un ruolo maggiore nei negoziati di pace, una prospettiva che ora sembra considerevolmente ridotta.
O, almeno, questo è quanto ha detto Zelensky, dopo aver postato un video in cui vengono mostrati i passaporti cinesi dei due prigionieri. Secondo il presidente ucraino, i servizi di sicurezza hanno identificato almeno altri 155 cittadini cinesi che combattono nell’esercito russo, ma dice di essere sicuro che in realtà il numero sia «molto più alto».
Nel frattempo, Kiev ha rivelato nuovi dettagli sui due cittadini cinesi catturati, particolari che sembrano confermare che i due si sono arruolati di loro spontanea volontà e non fanno parte di un contingente ufficiale. Il più giovane dei due, nato nel 1998, è stato ribattezzato dalla stampa ucraina «il turista», poiché – secondo quanto avrebbe raccontato all’intelligence ucraina – sarebbe arrivato in Russia proprio con un visto turistico lo scorso dicembre e si sarebbe arruolato nelle forze armate a febbraio, dopo aver visto un’inserzione su internet.
Il secondo, nato nel 1991, sarebbe stato reclutato in Cina da un non meglio specificato agente e avrebbe sperato di diventare ufficiale e di ottenere la cittadinanza russa al termine del servizio. La partecipazione di volontari cinesi al conflitto era già stata notata dal quotidiano Le Monde pochi giorni fa, prima della cattura dei due prigionieri. Tramite una ricerca sui social, il corrispondente di Le Monde da Pechino era riuscito a identificare almeno 40 cittadini cinesi che sostengono di aver partecipato alle operazioni militari in Ucraina.
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