È «un sistema così buono che deve essere mantenuto a lungo termine», ha detto il presidente cinese in occasione del 25esimo anniversario della riunificazione di Hong Kong alla Cina. Ma Xi Jinping ha chiesto anche il rispetto del sistema socialista e del Partito comunista
A Hong Kong il presidente cinese è stato accolto calorosamente dall’ex governatrice Carrie Lam e da un gruppo di bambini con in mano le bandiere della Cina. La sua visita avviene in occasione del 25esimo anniversario
«L'ultima volta che sono venuto a Hong Kong è stato cinque anni fa. In queste cinque primavere e autunni, ho prestato attenzione a Hong Kong e ho pensato a Hong Kong. Il mio cuore e quello del governo centrale sono stati al fianco dei nostri compatrioti», ha detto il presidente cinese. «Negli ultimi anni Hong Kong ha affrontato diverse sfide difficili, una dopo l’altra, e le ha sconfitte. Dopo il vento e la pioggia, Hong Kong è risorta dalle ceneri. Questi fatti dimostrano che “un paese, due sistemi” ha una forte vitalità».
Un paese, due sistemi
Durante la visita, che si concluderà il 1º luglio con le celebrazioni per l’insediamento del nuovo governatore di Hong Kong John Lee, il presidente Xi Jinping ha concentrato il suo atteso discorso sul sistema politico che governa il territorio autonomo.
Il leader del Partito comunista ha assicurato che «non c’è motivo di cambiare il modello “un paese due sistemi”» che da 25 anni regola i rapporti tra Hong Kong e Pechino, perché è «un sistema così buono che deve essere mantenuto a lungo termine». Quanto fatto dal governo centrale è «per il bene di Hong Kong» e per «attuare pienamente e fedelmente la politica “un paese due sistemi”», ha aggiunto Xi che ha anche chiesto esplicitamente il rispetto del sistema socialista e della leadership del Partito comunista.
Sovranità nazionale, sicurezza e sviluppo sono i principi base del rapporto tra le regioni autonome e Pechino e su questo «Hong Kong e Macao mantengono il loro sistema capitalista a lungo termine e godono di un alto grado di autonomia».
Ma per continuare su questa strada è necessario che nell’ex colonia britannica il potere sia «saldamente nelle mani dei patrioti», per «salvaguardare la stabilità e la sicurezza a lungo termine» e proteggere gli interessi dei sette milioni di residenti a Hong Kong. Un principio che «non dovrebbe essere compromesso in nessun momento», per questo «è fondamentale garantire sia la giurisdizione complessiva da parte delle autorità centrali sia un elevato grado di autonomia, ha detto Xi.
L’influenza di Pechino
Negli ultimi tre anni Hong Kong è stata protagonista di vaste manifestazioni giovanili. Le prime sono iniziate nel 2019, poco prima della pandemia, quando migliaia di giovani sono scesi in piazza per manifestare contro la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Carrie Lam su spinta di Pechino. Una misura legislativa che inasprisce le pene per chi protesta e colpisce il dissenso.
Le manifestazioni hanno portato a centinaia di arresti e a una dura repressione da parte delle forze di sicurezza di Hong Kong. Oggi Carrie Lam non è più governatrice, al suo posto è stato scelto John Lee, altro uomo fedele di Pechino.
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