Nelle settimane che verranno, con il voto in Francia e la definizione dei nuovi assetti europei, è su questo che si gioca la partita decisiva. Questa partita avrà però ripercussioni importanti anche qui in Italia
Ci sono oggi due idee di Europa che si confrontano: quella delle destre nazionaliste e spesso illiberali, cui guarda ormai anche il centro-destra tradizionale; oppure quella sociale ed ecologista.
In mezzo c’è un mondo liberale che ha in sostanza guidato la politica europea ma che adesso è in declino e deve scegliere da che parte stare. Alcuni liberali, e liberisti, hanno già scelto. Proprio l’Italia ha fatto da apripista: qui da noi è iniziato lo sdoganamento dell’estrema destra, Fratelli d’Italia e soprattutto Giorgia Meloni, da parte di classi dirigenti liberali che, con straordinarie aperture di credito, ne hanno accompagnato la vittoria.
Il prezzo lo stiamo pagando: l’Italia già arretra nella libertà di stampa, nei diritti civili e politici, mentre il premierato punta a scardinare anche la più alta carica di garanzia ed equilibrio nel nostro paese; contemporaneamente, le politiche economiche di Meloni fanno aumentare disuguaglianze e povertà e favoriscono anche la disaffezione dei cittadini, e con essa la crisi democratica.
In Francia Emmanuel Macron, decidendo di andare al voto nel momento peggiore per le forze di sinistra e migliore per Marine Le Pen, presto forse percorrerà una strada simile: aprire all’estrema destra, magari per logorarla, di sicuro legittimandola.
Il “baratto” dei liberali
Sarebbe facile dire che i liberali vanno con l’estrema destra per difendere il liberismo e l’ortodossia di bilancio, contro le politiche di redistribuzione sociale e di giustizia ambientale dei socialisti e dei verdi. Ma non è esattamente vero.
Il quadro internazionale è cambiato, in peggio, e anche le nuove destre al potere dovranno iniettare pesanti dosi di interventismo: il protezionismo industriale, agricolo; investimenti pubblici per l’industria militare.
Più che per il libero mercato, i liberali che vanno con queste destre, accettando di mettere a serio rischio le libertà civili e politiche, lo fanno quindi per difendere qualcosa di molto più concreto: le alte disuguaglianze generate dalla globalizzazione finanziaria e gli iniqui assetti di potere esistenti.
Questa è la partita di fondo, questo è il “baratto” in atto con le libertà civili e politiche. Ma è un baratto che probabilmente porterà alla fine dell’egemonia liberale nelle nostre società: sia sul piano ideale sia su quello politico; rimarrà la forza delle lobby e del potere economico.
I liberali però hanno davanti anche un’altra strada, che ricorda quella battuta con successo dopo la Seconda guerra mondiale, all’epoca del miracolo economico e della golden age. Ed è allearsi con le forze socialiste ed ecologiste, in nome di una visione, ampia e progressista, dei diritti dell’uomo (diritti civili e politici, ma anche sociali e ambientali).
Questo vuol dire, ugualmente, rinunciare a una quota di liberismo economico: ma rinunciarvi in nome della giustizia sociale e ambientale, cioè per politiche espansive che riducano le disuguaglianze e (contemporaneamente) promuovano la conversione ecologica.
In aggiunta, un’alleanza con le forze socialiste ed ecologiste avrebbe il merito di favorire una maggiore integrazione europea, che invece l’estrema destra non vuole. Farebbe bene quindi anche alla nostra casa comune e al ruolo che un’Europa progressista può giocare nel mondo per la pace, l’ambiente, la democrazia, la riforma dell’economia internazionale. Nelle settimane che verranno, con il voto in Francia e la definizione dei nuovi assetti europei, è su questo che si gioca la partita decisiva. Questa partita avrà però ripercussioni importanti anche qui in Italia.
Se l’alleanza con le nuove destre non si realizzerà, allora Meloni ne uscirà indebolita. E magari anche una parte del mondo liberale italiano, quello non ancora andato a destra e le cui difficoltà (al di là dei personalismi) derivano proprio dall’incapacità di scegliere fra queste due prospettive, potrebbe finalmente trovare la strada: contribuire, e farlo in maniera costruttiva e non conflittuale, alla vittoria delle forze progressiste. Il futuro dell’Europa e i destini dell’Italia sono, di nuovo, intrecciati.
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