Dopo il processo a Trump, arriva quello per Biden. Non si tratta del presidente Joe, ma del figlio. Hunter, classe 1970, ha un background da avvocato e negli ultimi anni ha fatto il lobbista a vari livelli, lanciandosi in imprese poco chiare in Cina e in Ucraina. Il dibattito che inizia nella giornata di lunedì però non riguarda questo.

Le accuse preparate dal procuratore speciale David Weiss sono incentrate sull’acquisto di un’arma da fuoco avvenuto nel 2018, quando era sotto la dipendenza di droghe. La lotta contro gli stupefacenti è stata poi raccontata nel memoir Beautiful Things, pubblicato nel 2021. Secondo le leggi del Delaware, stato dove è avvenuto l’acquisto, è illegale comprare armi quando si ha dipendenza da alcolici o da altre sostanze psicotrope. E quindi Hunter avrebbe mentito per ottenere la pistola dichiarando il falso nei moduli compilati.

Un reato che in teoria può portare a una condanna di 25 anni in carcere. Il presidente non ha nulla a che fare con tutto questo, però ha sempre difeso il figlio pubblicamente, dicendo che non ha fatto nulla di male. Per gli avversari repubblicani, è un’occasione formidabile di distrarre l’attenzione dalla condanna in primo grado ricevuta da Donald Trump per il processo newyorchese riguardante i soldi versati in segreto alla pornostar Stormy Daniels nel luglio 2016. I repubblicani sfruttano più di un elemento a livello propagandistico: nel giugno 2023 la giudice federale Maryellen Noreika ha fatto saltare il patteggiamento concordato dalla difesa di Hunter Biden, per questo reato e per altre due accuse riguardanti temi fiscali, perché ritenuto eccessivamente vantaggioso per l’interessato. Il giudizio di Noreika faceva trapelare l’opinione che il figlio del presidente avesse ricevuto un trattamento di favore in virtù dei suoi legami familiari, ipotesi condivisa da gran parte dei repubblicani, Trump in testa.

Anche per questo il procuratore generale Merrick Garland ha nominato un procuratore speciale al di là di ogni sospetto: David Weiss, infatti, è il procuratore distrettuale del Delaware nominato durante la presidenza di Donald Trump a marzo 2017. Questo sfoggio d’imparzialità da parte di Garland però non è stato assolutamente apprezzato da parte della Casa Bianca, che ha visto la nomina di Weiss come potenzialmente dannosa.

E anche i testimoni che potrebbero deporre potrebbero fare accendere ancora una volta i riflettori sulla vita sregolata di Hunter: a cominciare dalla sua ex moglie Kathleen Buhle, dalla quale ha divorziato a inizio 2017, per proseguire con Lundeen Roberts, abitante dell’Arkansas con la quale ebbe una burrascosa relazione a fine 2017 culminata in una paternità indesiderata e infine Hallie Biden, vedova di suo fratello Beau. Anche quest’ultima ha avuto una relazione tormentata con Hunter nel periodo 2016-17, nel pieno della sua tossicodipendenza e potrebbero venire rivelati dettagli salaci che di sicuro potrebbero deliziare gli avversari del presidente.

Non solo: nel produrre questa falsità sarebbero stati coinvolti anche i servizi russi. I guai per Hunter però non finiscono qui: a settembre inizierà anche un processo riguardante le sue pendenze fiscali in California. Anche se ci sono buone possibilità che esca relativamente indenne da entrambi i procedimenti, c’è materiale a sufficienza per far confusione tra queste vicende giudiziarie e quelle ben più famose riguardanti Trump. A impensierire i dem c’è anche un processo già in corso proprio a Manhattan che riguarda il chiacchierato senatore del New Jersey Bob Menendez, già presidente della commissione esteri del Senato.

L’esponente politico dem è accusato di essere stato al centro di uno schema dove avrebbe sfruttato il suo potere politico per fare da lobbista sotto copertura per conto dei governi di Qatar e dell’Egitto in cambio di tangenti di vario tipo: denaro, lingotti d’oro e auto di lusso. Menendez, a differenza di Hunter Biden, è stato scaricato dai suoi ex alleati, ma potrebbe comunque danneggiarli candidandosi da indipendente alle elezioni di novembre dopo aver deciso di non correre alle primarie dem. Anche il partito del presidente, dunque, ha a che fare con grattacapi giudiziari che potrebbero confondere mediaticamente le acque e favorire così indirettamente Donald Trump.

© Riproduzione riservata