L’anniversario del massacro è stato scandito dai proiettili lanciati da Hamas sulle città. Netanyahu convoca un Consiglio urgente di sicurezza mentre l’Idf continua a colpire il Libano
Israele ha commemorato il primo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il giorno più letale della storia del Paese e causa scatenante dell'attuale guerra a Gaza, in Libano e dello scambio di missili contro l'Iran. A Reim, sul luogo del massacro al festival musicale Nova, una folla ha dato il via alle cerimonie con un minuto di silenzio alle 6.29 (le 5:29 in Italia) ora di inizio dell'attacco del movimento islamista palestinese nel sud del Paese che colse di sorpresa perfino il Mossad.
E come se da quella data la situazione di allarme non sia mai cessata Netanyahu ha convocato una riunione urgente di sicurezza dopo l'incontro del governo in occasione dell'anniversario degli attacchi del 7 ottobre: lo ha riferito un funzionario israeliano al Times of Israel. L'incontro è sembrato essere urgente, poiché un incontro programmato tra il ministro degli Affari strategici Ron Dermer e il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot è stato rinviato all'ultimo minuto.
Razzi da Gaza su Tel Aviv
In mattinata due forti boati si erano sentiti a Tel Aviv. Le sirene d'allarme non sono scattate. L'esercito israeliano ha reso noto che i due boati sono stati provocati dall'intercettazione di due razzi sparati da Gaza verso il centro di Israele. Le sirene sono state attivate solo nell'area dove gli ordigni sono stati distrutti. Le Brigate Al-Qassam, ala armata di Hamas, hanno rivendicato l’attacco lanciato contro Tel Aviv con una raffica di razzi. Secondo una dichiarazione riportata da Al Jazeera, il gruppo ha affermato che l'attacco fa parte della «battaglia di logoramento in corso» e in risposta ai «massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento deliberato del nostro popolo». Il braccio armato di Hamas ha anche affermato che gli ostaggi di Gaza sono in una situazione «molto difficile».
Ancora evacuazioni a Gaza
Come in una coazione a ripetere lo stesso spartito di guerra e distruzione che finora non ha portato a nessuna soluzione politica del conflitto, il portavoce in lingua araba dell'Idf ha chiesto per l'ennesima volta ai residenti di Beit Hanun, Jabaliya e Beit Lahia, nel nord di Gaza, di evacuare in direzione sud a Mawasi. Segnale certo di nuove incursioni, spesso mortali anche per la popolazione civile, con l'obiettivo di colpire ciò che resta dei 25mila miliziani islamisti stimati un anno fa nella Striscia e prima dei 41 mila morti palestinesi. Il responsabile della principale agenzia umanitaria a Gaza, Michel Lazzarini, ha affermato che gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas hanno dovuto affrontare «sofferenze indicibili», ma che la guerra ha anche trasformato il territorio palestinese in un «cimitero».
Il fronte libanese
Più di 35 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele. Lo afferma l'Idf. Circa 15 sono stati lanciati prima delle 7 del mattino nella zona di Karmiel. Alcuni dei razzi sono stati intercettati e il resto ha colpito aree aperte, ha detto l'esercito.
Poco prima delle 9 del mattino, 20 razzi sono stati indirizzati nella Galilea occidentale. Almeno uno dei proiettili è andato a bersaglio, causando danni a diverse auto. Non ci sono segnalazioni di feriti negli attacchi.
Nel pomeriggio, cento aerei dell'aeronautica militare israeliana hanno attaccato oltre 120 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano.
L’intervento di Biden
Anche la Casa Bianca non è voluta mancare all'appuntamento del ricordo del dramma del 7 ottobre, per alcuni analisti l’11 settembre di Israele. «Oggi e ogni giorno, penso agli ostaggi e alle loro famiglie. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi e mi sono addolorato con loro. Hanno attraversato l'inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti», ha affermato Joe Biden in un messaggio in occasione dell'anniversario del 7 ottobre. «Condanno fermamente anche la violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo. È inaccettabile. Dobbiamo tutti unirci contro l'antisemitismo e contro l'odio in tutte le sue forme». Biden ha sempre cercato di evitare ĺ'escalation e di riportare a casa gli ostaggi.
Le parole di Bibi
«Siamo obbligati a riportare indietro» gli ostaggi: ha dichiarato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. «In questo giorno, in questo luogo e in molti altri luoghi del nostro Paese, ricordiamo i nostri morti, i nostri ostaggi che siamo obbligati a riportare indietro e i nostri eroi che sono caduti in difesa della patria e della nazione. Un anno fa abbiamo vissuto un terribile massacro», ha detto ancora Netanyahu. «Abbiamo attraversato un terribile massacro un anno fa e ci siamo ribellati come popolo, come leoni», ha aggiunto il primo ministro che, con il sindaco di Gerusalemme Moshe Lion, ha visitato il memoriale che rende omaggio agli 87 civili e soldati di Gerusalemme caduti dal 7 ottobre. Nessun accenno ai ripetuti tentativi di tregua e di liberare gli ostaggi fin qui naufragati proprio a causa dell'intransigenza dei partiti religiosi sostenitori del suo governo.
L’attacco di Khamenei
«L'operazione alluvione Al-Aqsa ha riportato il regime sionista a 70 anni fa», ha affermato la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, in un messaggio su X scritto in lingua ebraica in occasione del primo anniversario dell'attacco di Hamas. In realtà Khamenei teme ĺ'incursione annunciata di Israele in risposta a quella di Teheran con 180 missili, ritorsione che potrebbe colpire i siti nucleari iraniani o quelli di estrazione del petrolio e gas, unica fonte certa di entrate per Teheran e precipitare il paese in una profonda crisi economica e sociale e portare a un cambio di regime. Alcuni analisti ipotizzano che il “bersaglio grosso" della ritorsione sarebbe lo stesso Khamenei.
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