- Un’inchiesta della Reuters alza il velo sul dramma degli orfani ucraini, spesso portatori di disabilità
- In Ucraina vige ancora la mentalità sovietica: qualunque fragilità sociale si risolve istituzionalizzando
- Dall’indipendenza il numero dei bambini ucraini in istituto è quadruplicato
La guerra in Ucraina diventa una tragedia per i bambini, in particolare gli orfani o i portatori di disabilità: di molti si sono perse le tracce dall’inizio del conflitto. Tra di loro ci sono anche numerosi “orfani sociali”, il termine utilizzato in Ucraina per indicare i bambini tolti alle famiglie o abbandonati da esse perché non in grado di educarli.
Minori negli istituti
Un’approfondita ricerca su tale questione è stata eseguita da un pool di giornalisti della Reuters che sta sollevando il velo su uno dei drammi della guerra: quello dei minori in istituto ora perduti. Già prima della guerra c’era un gran numero di bambini in orfanotrofi o istituti: il sistema ucraino per la protezione dell’infanzia è ancora basato sui vecchi criteri sovietici che prediligevano risolvere qualunque disagio o fragilità sociale mediante l’istituzionalizzazione.
Quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio scorso, c’erano più di 105mila bambini nella rete nazionale degli circa 750 istituti, orfanotrofi o internati ucraini. Si tratta di oltre l’1% della popolazione infantile: il più alto tasso d’Europa, secondo i dati dell'Unione Europea e dell’Unicef. Inoltre, sempre secondo l’Unicef, circa la metà di questi bambini è disabile, una delle principali ragioni per cui finiscono in istituto, oltre alla povertà.
A tale situazione già critica si aggiunge ora il dramma della guerra: appena è iniziata quasi tutti i bambini in istituto sono stati “dimessi” dalle autorità e rimandati alle famiglie o ai tutori legali. Chi non poteva essere dimesso è stato spostato verso orfanotrofi più a occidente. Come risultato oggi non si sa bene che fine abbiano fatto migliaia di minori. Il governo afferma di aver dimesso quasi 100mila bambini dall'assistenza istituzionale ma l’Unicef sostiene che di circa 26mila non ci sono più notizie.
L’impatto della guerra
È ovvio che nel caos generale del paese causato dal conflitto ci sia un’enorme difficoltà nel rintracciare i bambini dispersi, così come avviene per tutti i più fragili ad esempio gli anziani. È uno dei costi umani della guerra che non si possono dimenticare. Le Nazioni unite hanno dichiarato alla Reuters di essere preoccupate per la mancanza di informazioni o di registrazioni da parte dei ministeri ucraini su dove si trovino ora i bambini. Ciò che si teme è che alcuni di loro possano essere esposti a violenza o traffico di esseri umani. Il servizio sociale nazionale ucraino incaricato di vigilare sui diritti e la protezione dei bambini dichiara di aver fatto «tutto il possibile per preservare la vita e la salute dei bambini e per evitare che siano lasciati nell'epicentro delle ostilità» e afferma che sta lavorando per risolvere il problema.
Secondo gli esperti il sistema di registrazione statale ucraino è ancora troppo rudimentale per essere in grado di tracciare o rintracciare i bambini “dimessi”. Da maggio un’agenzia finanziata dal governo canadese sta cercando di ovviare a questa situazione, dando assistenza al governo per creare una base di dati sui minori di cui non si hanno notizie. Tuttavia il lavoro procede manualmente e a rilento anche a causa degli eventi bellici. I dati aggiornati dicono che al 29 luglio, più di 96mila bambini erano stati dimessi mentre altri 1.900 evacuati in altri orfanotrofi in Ucraina.
L’11 agosto scorso anche la Commissione per i diritti umani delle Nazioni unite ha lanciato l’allarme sulla situazione dei bambini con disabilità in Ucraina e lamentato una mancanza di informazioni su dove siano oggi questi minori. Daria Herasymchuk, commissario ucraino per i diritti dei bambini dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato alla Reuters che il governo sta facendo tutto il possibile per monitorare la questione e ha ricordato che molti bambini hanno lasciato l’Ucraina nei primi 10 giorni dell’invasione assieme alle famiglie affidatarie o ai tutori.
L’ufficio della Herasymchuk ha specificato inoltre di non avere informazioni sulle condizioni di 4.777 bambini degli orfanotrofi sotto occupazione russa a Luhansk, Donetsk e della regione di Kherson, dall’inizio della guerra. Un sito web del governo ad agosto ha denunciato che più di 7.000 bambini sono stati portati forzatamente in Russia. Le leggi ucraine specificano che i minori possono essere tolti ai genitori che hanno dipendenze croniche o precedenti penali o che – a parere delle istituzioni – non educano bene i propri figli. Vi sono anche casi in cui i genitori lasciano i bambini in istituto perché divorziano o mentre stanno all’estero per lavoro.
Problemi radicati
L’Unicef aggiunge che il problema si era verificato, benché in altre condizioni, già prima della guerra: all’inizio della pandemia circa 42mila bambini, compresi quelli con disabilità, erano stati “dimessi” senza verificare – secondo l’agenzia – le loro condizioni familiari.
La possibile entrata dell’Ucraina nell’Ue potrebbe favorire un processo che ponga fine all'istituzionalizzazione sistematica utilizzata fino ad ora. Sta di fatto che – sempre secondo dati Unicef – dal 1991 il tasso di bambini negli istituti in Ucraina è quasi quadruplicato mentre nei vicini paesi Ue è rimasto invariato o è diminuito. La povertà rimane il motivo principale per cui i bambini vengono mandati in istituto: l’ex commissario ucraino per la protezione dell’infanzia, Mykola Kuleba (in carica dal 2014 al 2021) ha dichiarato alla Reuters che l’80 per cento delle famiglie scende sotto la soglia di povertà dopo la nascita del secondo figlio e l’abitudine di ricorrere agli istituti è molto diffusa.
Nel 2017 l’Ucraina aveva elaborato una legge per ridurre la presenza di bambini in istituto ma nel giugno 2021 ha fatto marcia indietro su tali riforme: gli orfanotrofi rappresentano posti di lavoro e denaro per le località che li ospitano. A dimostrazione di ciò l’ex commissario Kuleba ha spiegato che un bambino in istituto costa in media 5.400 dollari l’anno mentre il Pil pro capite prima della guerra era di soli 4.835 dollari (dati Banca Mondiale).
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