Il ministro della Difesa ha protestato con il suo omologo Gallant e ha convocato l’ambasciatore israeliano per chiarire motivi dell’attacco. «Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele»
Israele sembra non avere più limiti e rispetto nei confronti del diritto internazionale e dell’Onu. Giovedì 10 ha preso di mira e colpito tre basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano con il pretesto di aver disposto l’evacuazione nei giorni scorsi. Due basi sono italiane e la terza è il quartier generale della missione. L’Idf ha sparato su una delle basi lungo la linea di demarcazione con il Libano, prendendo di mira l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i soldati italiani. Nell’attacco, due caschi blu indonesiani sono rimasti feriti e sono stati danneggiati i sistemi di comunicazione tra la base e il comando Unifil a Naqura e le telecamere delle postazioni italiane.
L’ira di Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha convocato con urgenza l’ambasciatore israeliano in Italia da cui aspetta risposta formale per gli eventi occorsi alle basi Unifil e ha protestato con il ministro della Difesa israeliana Gallant. «Non si è trattato di un errore, non si è trattato di un incidente», ha detto Crosetto, spiegando che «Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele» e l’Unifil «resta a difesa del diritto internazionale». Per Crosetto «non esistono linee rosse nazionali, ma stiamo parlando di una missione internazionale» e l’Onu va aiutata a diventare più forte, non più debole.
Su un eventuale ritiro di Unifil dal sud del Libano «la decisione spetterebbe alla comunità internazionale, ma non siamo ancora a quel punto», ha affermato il ministro, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Inoltre Crosetto ha alzato il tiro affermando che «gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane (contro l’Unifil, ndr) potrebbero costituire crimini di guerra, si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionali, non giustificate da alcuna ragione militare». Un affondo inusuale tra paesi alleati.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato che l’episodio «è inammissibile» e ha avuto un colloquio telefonico con il comandante del Settore Ovest della missione Uifili, il generale Messina, per aggiornamenti sulla missione e situazione. Ma l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon, ha ribadito la «raccomandazione all’Unifil di spostare i caschi blu 5 km a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell’aggressione di Hezbollah».
I feriti
Come dicevamo ci sono due feriti tra i caschi blu del quartier generale di Unifil, a Naqura. Si tratta di due militari di nazionalità indonesiana, rimasti feriti nella base dopo che un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base. La torre è stata centrata e i due militari Onu sono precipitati a terra. Le loro condizioni non sono gravi, riferiscono fonti mediche locali. Alcune telecamere che si trovano negli avamposti italiani di due basi di Unifil sono state distrutte da colpi di armi portatili. Non ci sono militari italiani tra i feriti.
La condanna internazionale
Parigi e Roma riuniranno i Paesi europei contributori di Unifil dopo che l’esercito israeliano ha sparato contro tre basi della missione Onu in Libano. Lo ha annunciato il ministero della Difesa francese.
La riunione, che si svolgerà in videoconferenza ed è stata decisa nel corso di un colloquio fra il ministro francese Sébastien Lecornu e quello italiano, Guido Crosetto, è in programma per la settimana prossima. Oltre a Francia e Italia, gli altri paesi europei che contribuiscono all’Unifil sono la Spagna e l’Irlanda. Il governo iberico ha espresso «la ferma condanna» degli attacchi alle basi Unifil in Libano, in cui sono rimasti feriti due caschi blu indonesiani. Albares segnala che «i soldati spagnoli stanno bene» e non sono rimasti feriti. Le relazioni tra l’Onu e Israele sono storicamente difficili e sono peggiorate nell’ultimo anno con il segretario generale Antonio Guterres, dichiarato «persona non grata» dallo Stato ebraico.
«Israele non tocchi l’Unrwa»
Il giorno dopo l’avvertimento lanciato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, compresi gli Stati Uniti, ha messo in guardia Israele contro il voto di una legge che proibirebbe le attività dell’Agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi (Unrwa). Dall’inizio della guerra a Gaza, lo Stato ebraico accusa l’Unrwa di impiegare “terroristi”.
In Consiglio di Sicurezza l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha detto di seguire «con grande preoccupazione la proposta di legge israeliana che potrebbe modificare lo status legale dell’agenzia Onu», sottolineando il rischio di compromettere la sua «capacità di comunicare con i responsabili israeliani e di revocare i privilegi e le immunità diplomatiche di cui godono le organizzazioni e i dipendenti delle Nazioni Unite».
Nella Striscia «la distribuzione degli aiuti non può essere immaginata senza l’Unrwa», ha avvertito l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière, invitando «Israele a rinunciare ai progetti che mirano a criminalizzare le attività dell’Agenzia e a chiudere i suoi uffici a Gerusalemme Est».
Come risposta Tel Aviv ha effettuato un raid su una scuola a Gaza, provocando oltre 20 morti mentre gli ispettori dell’Onu hanno riferito che «Israele sta deliberatamente prendendo di mira le strutture sanitarie e uccidendo e torturando il personale medico a Gaza», accusando il paese di crimini contro l’umanità.
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