Il movimento libanese si assume la responsabilità del drone che sabato scorso ha colpito la residenza del premier israeliano. Visita del segretario di Stato statunitense, mentre sette cittadini di Gerusalemme Est sono stati arrestati perché sospettati di aver pianificato attacchi in Israele per conto dell’Iran
Chi si aspettava che la morte di Yahya Sinwar aprisse prospettiva di una tregua è rimasto deluso ancora una volta. Il movimento libanese filoiraniano Hezbollah ha rivendicato l’attacco di sabato scorso alla residenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea dove il drone ha colpito la finestra della camera da letto dell’abitazione.
«La resistenza rivendica la sua piena ed esclusiva responsabilità nell’operazione contro Cesarea e nel prendere di mira la casa del criminale di guerra e leader del flagello sionista» Netanyahu, ha annunciato il portavoce di Hezbollah Mohammad Afif Naboulsi durante un discorso citato dai media libanesi.
Dopo l’attacco, il premier israeliano aveva accusato «gli alleati dell’Iran» di aver tentato di uccidere lui e la moglie, mentre Teheran ha cercato più volte di prendere le distanze dall’accaduto, attribuendo la responsabilità al solo Hezbollah. I miliziani sciiti, finanziati e armati dall’Iran, minacciano inoltre di riprovarci: «Se le nostre mani non ti hanno raggiunto questa volta, tra noi e te ci sono giorni, notti e terreno».
Le spie per conto dell’Iran
Intanto sette residenti di Gerusalemme Est sono stati arrestati perché sospettati di aver pianificato attacchi in Israele, tra cui l’assassinio di uno scienziato nucleare israeliano e di un sindaco nel centro di Israele.
Lo hanno reso noto lo Shin Bet (sicurezza interna) e la polizia. In precedenza erano state arrestate altre sette persone accusate di aver fotografato e raccolto informazioni su siti militari sensibili.
I sospettati finiti in manette hanno un’età compresa tra i 19 e i 23 anni, affermano funzionari della polizia e dello Shin Bet. Il capo del gruppo, un ventitreenne di nome Rami Alian, sarebbe stato reclutato da un agente iraniano. Nessuno dei sospettati aveva precedenti penali o di sicurezza. La cellula è stata attiva per circa due anni.
Sono state loro assegnate varie missioni per le quali sono stati pagati migliaia di shekel. Ad Alian è stata fornita una foto e l’indirizzo di uno scienziato nucleare e gli è stato detto che gli sarebbero stati pagati 53.000 dollari se fosse riuscito nell’impresa. Secondo Channel 12, Alian avrebbe dichiarato agli inquirenti di essere consapevole di lavorare per gli iraniani e di voler mettere a repentaglio la sicurezza nazionale.
Incontro Netanyahu-Blinken
Dopo l’incontro a Gerusalemme tra il premier israeliano Netanyahu e il segretario di Stato Usa Antony Blinken è trapelata l’esistenza di un piano Usa per il cessate il fuoco in Libano di cui non si conoscono i dettagli. I due hanno parlato anche del previsto attacco di Israele all’Iran in risposta ai missili del primo ottobre su Israele, i negoziati sulla liberazione degli ostaggi e la tregua a Gaza.
Intanto, almeno 18 persone sono state uccise, tra cui quattro bambini, e 60 sono rimaste ferite in un attacco israeliano lunedì vicino al principale ospedale governativo di Beirut, il Rafik Hariri university hospital ha detto martedì il ministero della Sanità.
Numerosi giornalisti all’ospedale al Sahel a Beirut, dove sono stati invitati a fare un tour dalla direzione dopo che il portavoce dell’Idf ha annunciato che sotto la struttura sanitaria si trova un bunker usato da Hezbollah anche per nascondere mezzo miliardo di dollari in contante e oro, secondo le stime.
Lo riferisce Channel 12 mostrando le immagini di decine di giornalisti nelle corsie dell’ospedale. «Questo ospedale è privato e non è affiliato con alcuna entità», ha affermato il direttore della struttura Sahel di Dahyeh, in una dichiarazione ai media durante il tour da lui organizzato tra i reparti. «È stato costruito 42 anni fa e non c’è alcuna possibilità che abbia un bunker o un nascondiglio. L’ospedale è aperto a chiunque voglia verificare», ha detto.
Unrwa: «Sos da Gaza»
Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha lanciato su X un “Sos” per il suo staff nel nord della Striscia di Gaza. Il personale dell’agenzia dell’Onu «non riesce a trovare cibo, acqua o assistenza medica», si legge nel messaggio.
«L’odore della morte è ovunque mentre i corpi vengono abbandonati sulle strade o sotto le macerie», prosegue. «Le missioni per rimuovere i corpi o fornire assistenza umanitaria vengono negate. Nel nord di Gaza, le persone aspettano solo di morire».
«Si sentono abbandonati, senza speranza e soli. Vivono da un’ora all’altra, temendo la morte a ogni secondo», scrive il capo dell’agenza ricordando che «alcuni membri del personale dell’Unrwa sono rimasti nel nord e hanno fatto l’impossibile per fornire aiuti agli sfollati interni. Abbiamo tenuto aperti alcuni dei nostri rifugi nonostante i pesanti bombardamenti e gli attacchi ai nostri edifici».
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