In attesa di una possibile rappresaglia, la tensione rimane alta. Intanto il 90 per cento della popolazione di Gaza è sfollato e la comunità internazionale chiede un cessate il fuoco immediato e la distribuzione degli aiuti umanitari
A quasi due settimane dall’omicidio a Beirut di un comandante di alto rango dell’organizzazione paramilitare Hezbollah, Fuad Shukr, e a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, Israele continua a mantenere uno stato di massima allerta, temendo possibili attacchi di rappresaglia di Hezbollah e del suo alleato, l'Iran.
Parallelamente, l'amministrazione Biden e i mediatori arabi hanno convocato un incontro di alto livello previsto per giovedì, nel tentativo di negoziare un cessate il fuoco nella guerra di Gaza ed evitare l'escalation a una più ampia conflagrazione militare regionale.
I numeri delle vittime e la situazione a Gaza
L'esercito israeliano ha ordinato una nuova evacuazione di civili da parte della zona umanitaria di Khan Younis, la seconda città più grande di Gaza, giustificando domenica le operazioni militari poiché Hamas avrebbe «incorporato infrastrutture terroristiche» nella zona.
Israele ha dichiarato di aver ridisegnato i confini di tutta la zona umanitaria, invitando i civili a trasferirsi in quelle che sono state indicate dalle autorità come «aree sicure». Solo la settimana scorsa, in seguito ad altre disposizioni di sfollamento da parte di Tel Aviv, hanno lasciato la zona di Khan Younis decine di migliaia di abitanti.
Secondo l’Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), circa 1,9 milioni dei 2,1 milioni di abitanti di Gaza (nove persone su dieci) sono sfollati all'interno del paese; si stima che 43.580 siano donne incinte.
A oggi i dati dell'Ufficio centrale di statistica palestinese indicano inoltre che dall'inizio della guerra le forze israeliane hanno ucciso l'1,8 per cento della popolazione totale della Striscia. Il 75 per cento delle vittime aveva meno di trent’anni.
I colloqui di pace
Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno esortato Israele e Hamas a riprendere i negoziati per un cessate il fuoco. In una dichiarazione congiunta rilasciata giovedì, i leader dei tre Paesi hanno invitato le parti a incontrarsi il 15 agosto per proseguire le discussioni.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, ha affermato che gli Stati Uniti ritengono che sia a portata di mano un accordo per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, che includa uno scambio di prigionieri palestinesi con prigionieri israeliani.
«Ci aspettiamo che i colloqui di pace di Gaza procedano come previsto», ha detto Patel ai giornalisti.
In una dichiarazione ufficiale diffusa domenica, Hamas ha dichiarato di volere un piano di pace fondato sulla proposta di cessate il fuoco del 31 maggio avanzata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e sui termini stabiliti dai mediatori Qatar ed Egitto il 6 maggio, nonché sulla risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
L'organizzazione ha dichiarato che gli sforzi dei mediatori di Egitto e Qatar sono cruciali per raggiungere un accordo di cessate il fuoco, per quanto siano stati espressi dubbi sulle reali intenzioni di Israele.
«[Hamas, ndr] sottolinea la sua posizione secondo cui [Israele, ndr] non è serio riguardo a un cessate il fuoco permanente, e le sue pratiche aggressive contro il nostro popolo ne sono la prova pratica», si legge nella nota.
In una dichiarazione congiunta, anche i leader di Francia, Germania e Regno Unito si sono uniti alla richiesta di un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio dei prigionieri detenuti da Hamas, e la distribuzione «senza restrizioni» degli aiuti umanitari.
Il documento, firmato dal presidente francese Emmanuel Macron, dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dal primo ministro britannico Keir Starmer, invita anche l’Iran e i suoi alleati a evitare azioni di rappresaglia che potrebbero peggiorare ulteriormente le tensioni. «Qualsiasi altra soluzione comporterebbe un pericolo incalcolabile per i paesi e le persone della regione», ha detto Scholz.
Altre reazioni internazionali
Anche il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha discusso con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, delle attività militari in corso a Gaza, sottolineando gli sforzi per dissuadere l'aggressione da parte dell'Iran e dei suoi alleati nella regione.
«Abbiamo anche discusso delle operazioni di Israele a Gaza e dell'importanza di mitigare i danni ai civili, dei progressi verso la garanzia di un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza, e dei nostri sforzi per scoraggiare l'aggressione da parte dell'Iran, dell'Hezbollah libanese e di altri gruppi allineati all'Iran nella regione», ha scritto Austin in un post su X.
Il ministro degli Esteri ad interim iraniano Ali Bagheri Kani, invece, ha scritto su X di aver avuto una conversazione telefonica con la sua controparte cinese, Wang Yi, e di aver discusso degli ultimi sviluppi regionali, comprese le azioni di Israele «per espandere la portata della tensione oltre Gaza attraverso i recenti pericolosi movimenti in Libano, Yemen e l'assassinio di Haniyeh a Teheran».
Wang Yi avrebbe detto alla sua controparte che l'Iran ha «diritto a una risposta adeguata e deterrente» contro Israele, scrive su X Bagheri, secondo cui il ministro cinese sostiene gli sforzi dell'Iran per difendere la propria sovranità, sicurezza e onore nazionale, auspicando «strette relazioni per mantenere la pace e la stabilità nella regione».
Il presidente russo Vladimir Putin, invece, incontrerà martedì il presidente palestinese Mahmoud Abbas, al momento in visita ufficiale in Russia, riporta l’agenzia di stampa russa Tass. L’obiettivo sarebbe discutere della guerra a Gaza e delle modalità per l'invio di aiuti umanitari.
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