Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno recuperato martedì i corpi di sei ostaggi israeliani in un'operazione notturna nel sud di Gaza. Le sei persone erano tra le 251 sequestrate da Hamas durante l'attacco terroristico militare, il 7 ottobre scorso.

A Gaza ora ne sono rimaste circa 105, più quattro persone prese in ostaggio nel 2014 e nel 2015; di queste 73 sarebbero ancora in vita, altri 36 sono considerati morti. La modalità con cui potrebbero essere rimpatriati rappresenta uno degli ostacoli principali dei negoziati per il cessate il fuoco, il cui ultimo colloquio è stato definito dal segretario di stato Usa, Antony Blinken, come «forse l'ultima opportunità» per mediare un accordo di tregua.

I numeri degli ostaggi

Negli ultimi dieci mesi di conflitto, sono almeno 66 gli ostaggi morti in prigionia, secondo le stime ufficiali israeliane. Di questi, solo trenta sono i corpi rimpatriati. 

116 sono gli ostaggi restituiti vivi a ​​Israele, di cui quattro rilasciati unilateralmente da Hamas e sette tratti in salvo in missioni dell’Idf. 105 persone sequestrate, per lo più donne e bambini, sono state invece riportate in Israele a novembre durante un cessate il fuoco, durato una settimana, in cambio di 240 donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Cosa sappiamo fino ad ora

Le fotografie pubblicate dalla Hostages Families Forum, un'organizzazione che rappresenta numerose famiglie di ostaggi, mostrano, in senso orario dall'alto a sinistra, Yagev Buchshtab, Alexander Dancyg, Avraham Munder, Haim Peri, Nadav Popplewell e Yoram Metzger.

Queste le identità delle persone sequestrate i cui corpi sono stati riportati martedì in Israele. Tutti, tranne Munder, erano già noti per aver perso la vita durante la prigionia.

Le cause della morte dei sei ostaggi non sono ancora chiare. Secondo quanto comunicato da Hamas, Metzger e Peri erano stati uccisi durante attacchi aerei israeliani a Gaza a marzo. Popplewell sarebbe morto per ferite riportate nella stessa circostanza poco dopo.

Munder, Peri, Metzger, e Dancyg erano stati rapiti il 7 ottobre a Nir Oz, un kibbutz vicino al confine di Gaza. Popplewell e Buchshtab sono stati invece rapiti da Nirim, un altro villaggio di confine.

Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato che i corpi sono stati recuperati da tunnel sotto Khan Younis durante «un’operazione complessa». «Continueremo a lavorare per raggiungere gli obiettivi di questa guerra: restituire gli ostaggi a Israele e smantellare Hamas», ha poi comunicato il ministro.

Le reazioni dei familiari

«Ieri notte le nostre forze hanno restituito i corpi di sei dei nostri ostaggi che erano tenuti prigionieri dall'organizzazione terroristica omicida Hamas», ha detto martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ringraziando i soldati coinvolti nell'operazione per il loro «coraggio e la loro azione determinata».

Mati Dancyg, figlio di uno degli ostaggi, Alex Dancyg, ha detto di aver creduto ci fossero possibilità di liberare il padre; Dancyg ha poi accusato Netanyahu di aver messo al primo posto le sue posizioni politiche invece di dare priorità al cessate il fuoco e salvare così le persone rapite.

«Per me è assolutamente chiaro che sarebbe stato possibile riportarlo a casa», ha detto martedì Mati Dancyg a Kan, la radio nazionale israeliana, parlando del padre, aggiungendo poi: «Netanyahu ha scelto di sacrificare gli ostaggi».

Anche Zahiro Shahar Mor, nipote di Abraham Munder, ha detto che le autorità israeliane hanno «affondato» le opportunità di riportare indietro gli ostaggi vivi.

«Mio zio era un eroe di guerra che ha trascorso tutta la sua vita a costruire il paese. Hamas lo ha preso, ma il continuo abbandono è nelle mani del governo israeliano. Nessuno vorrà vivere in uno stato che non si prende cura dei suoi cittadini», ha detto a Reuters.

L'Hostages Families Forum ha accolto con favore la notizia del rientro dei corpi, ma ha rinnovato il suo appello al governo affinché concluda un accordo con Hamas. 

«Il governo israeliano, con l'assistenza di mediatori, deve fare tutto ciò che è in suo potere per finalizzare l'accordo attualmente sul tavolo», ha comunicato l’organizzazione.

La visita di Blinken

Il recupero dei corpi è avvenuto la notte dopo che Blinken ha incontrato in un hotel di Tel Aviv i familiari delle persone sequestrate, mentre circa trecento manifestanti si sono radunati davanti all’edificio per chiederne il rilascio.

Il segretario di stato Usa, alla sua nona visita nella regione dall'inizio della guerra, partecipa ai negoziati per un cessate il fuoco che prevederebbe il rilascio degli ostaggi in cambio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele, del ritiro israeliano dal territorio e di una tregua duratura. Hamas non partecipa direttamente a questo ciclo di colloqui.

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