Domenica, a Doha, si incontreranno le delegazioni di Cia, Mossad, Egitto e Qatar. Ma continua l’assedio nel nord di Gaza. Hamas chiama in causa Putin
Una settimana fa i giornali di tutto il mondo titolavano sulla morte del capo di Hamas, Yahya Sinwar, ucciso in un blitz fortuito nel sud della Striscia di Gaza a Rafah. Dopo sette giorni l’organizzazione palestinese non ha ancora un leader. «Siamo in fase di trattativa», ha detto il vice capo dell’ufficio politico Mousa Abu Marzouk dopo il suo viaggio a Mosca di due giorni fa.
Il nome del successore potrebbe arrivare entro inizio di settimana prossima, quando a Doha ricominceranno le trattative per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. In Qatar sono attesi oltre alla delegazione egiziana anche il capo del Mossad, della Cia. Bisogna «capitalizzare», la morte di Sinwar ha detto ieri il segretario di Stato Antony Blinken mentre si trovava proprio in visita a Doha, per la undicesima volta in un anno.
L’obiettivo è capire la posizione di Hamas, che nel frattempo si sta muovendo chiedendo sostegno al presidente russo Vladimir Putin che dal palco dei Brics riuniti a Kazan ha detto: «Per evitare un'escalation in Medio Oriente, dobbiamo lavorare anche con Israele».
Nel suo viaggio a Mosca, Abu Marzouk ha chiesto una mano a Mosca per intervenire insieme al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, affinché inizino i negoziati per la creazione di un governo di unità nazionale per la Palestina. In cambio la promessa di liberare per primi – in caso di accordo raggiunto – i due ostaggi russi in mano ad Hamas.
La conferenza per il Libano
Grande successo per la conferenza internazionale organizzata dal governo francese per raccogliere fondi a sostegno del Libano dove l’offensiva israeliana è in corso da quasi un mese e ha già causato più di 2.500 morti. L’obiettivo dichiarato era di raccogliere 500 milioni di dollari, ma i donatori si sono spinti oltre.
Più di 800 milioni in aiuti umanitari e altri 200 milioni da destinare alle forze armate libanesi per reclutare almeno seimila soldati per rafforzare l’esercito in vista di un futuro accordo che possa debellare la presenza di Hezbollah dal confine con Israele. Intanto ieri sono stati uccisi altri tre soldati libanesi, di cui un ufficiale, durante un raid aereo israeliano, e quattro riservisti dell’Idf. I militari libanesi erano impiegati in un’operazione per trasferire alcuni feriti dal distretto di Bint Jbeil.
Gaza
Sul tavolo delle trattative resta da capire se il premier Benjamin Netanyahu sia disposto a scendere a patti e a cessare il conflitto a Gaza, dove è in corso l’assedio nel nord della Striscia con l’obiettivo non dichiarato di far diventare l’area militare e arrivare a creare nuovi insediamenti. I soccorsi hanno smesso di operare e in 19 giorni secondo il ministero della Salute di Hamas sono state uccise almeno 770 persone.
L’Idf ha annunciato di aver arrestato oltre 120 persone appartenenti ad Hamas. Ma le operazioni a Gaza hanno anche interrotto ufficialmente la campagna vaccinale contro poliomielite. A pesare sulle trattative sarà anche l’eventuale risposta dell’esercito israeliano all’attacco iraniano del 1° ottobre.
Dopo un confronto con l’amministrazione americana di Joe Biden, l’obiettivo era colpire infrastrutture strategiche energetiche. Per ora il piano è in standby. Secondo i media israeliani l’esercito ha ritardato l’attacco dopo una fuga di notizie uscita dal Pentagono. Chissà se sia stata voluta per evitare di acuire ancora di più una guerra che sta diventando sempre più regionale.
© Riproduzione riservata