Il leader supremo, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato, con il fucile al fianco che tiene sempre in quella posizione da quando negli anni 80 era solo il presidente, che l'Iran e i suoi alleati regionali non si arrenderanno.
Il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato, con il fucile al fianco che tiene sempre in quella posizione da quando negli anni Ottanta era solo il presidente, che l’Iran e i suoi alleati regionali non si arrenderanno.
Il giorno di Khamenei
Il discorso della Guida suprema, che ha definito legittimo il 7 ottobre, è avvenuto dopo un attacco israeliano a Beirut che avrebbe preso di mira l’erede potenziale di Hassan Nasrallah, Hashem Safieddine, come nuovo leader di Hezbollah. Alcuni analisti mediorientali ritengono però che il successore di Nasrallah non sia ancora stato scelto e il nome non verrà reso noto ad assalto israeliano in corso.
Nel frattempo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato la «risposta sempre più militare» delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata. L’agenzia Onu afferma che la recente operazione militare israeliana in Cisgiordania è condotta «in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva».
Ma torniamo a Khamenei. L’Iran ha alzato la posta in gioco lanciando missili contro Israele martedì, anche come rappresaglia per l’uccisione da parte di Israele del leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, una figura che ha trasformato il gruppo sciita in una potente forza armata e politica con ramificazioni in tutto il Medio Oriente. «L’azione intrapresa dalle nostre forze armate è stata solo una piccola azione rispetto ai crimini commessi dal regime israeliano», ha detto Khamenei, prima di aggiungere: «Se necessario, in futuro, colpiremo di nuovo il regime israeliano».
Tel Aviv ha promesso di rispondere e i prezzi del petrolio sono balzati di fronte all’ipotesi di un possibile attacco, non ai siti nucleari sotterranei, bensì agli impianti petroliferi iraniani. Teheran, a causa delle sanzioni economiche occidentali, è diventato nel frattempo uno dei maggiori fornitori di petrolio della Cina, la “manifattura del mondo”.
Khamanei, in un raro discorso fatto durante la preghiera del venerdì a Teheran, ha affermato che «la resistenza nella regione non si arrenderà nemmeno con l’uccisione dei suoi leader», citando Nasrallah nel suo discorso e definendo legale e legittimo il suo attacco a Israele.
L’Iran non «agirà frettolosamente» nell’affrontare Israele, ha detto Khamenei, senza lanciare una minaccia diretta a Israele o agli Stati Uniti. L’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana Snn ha citato il vice comandante delle Guardie Rivoluzionarie Ali Fadavi che venerdì avrebbe affermato che se Israele attaccasse, Teheran prenderebbe di mira gli impianti israeliani di energia e gas.
L’escalation della retorica bellica iraniana arriva mentre il destino del dirigente di Hezbollah Hashem Safieddine, che si dice sia il successore di Nasrallah, rimane sconosciuto. Il giornalista di Axios, Barak Ravid, solitamente ben informato, ha citato tre funzionari israeliani che hanno affermato che Safieddine era stato preso di mira in un bunker sotterraneo a Beirut durante la notte, ma che il suo destino non era ancora chiaro. L’esercito israeliano ed Hezbollah non hanno diramato alcun commento sul destino di Safieddine. Suo fratello Sayyed Abdallah Safieddine, rappresentante di Hezbollah in Iran, ha assistito al discorso di Khamenei a Teheran.
Altri raid a Beirut
Negli ultimi giorni gli attacchi israeliani hanno preso di mira sempre più strutture mediche e operatori umanitari, imitando il metodo di distruzione a tappeto delle infrastrutture utilizzato da un anno nella Striscia di Gaza. Un raid nella tarda serata di mercoledì ha colpito un edificio nel centro di Beirut utilizzato dai soccorritori affiliati a Hezbollah, uccidendo nove persone, ha detto il ministero della Sanità libanese. Israele accusa i militanti di nascondersi tra i civili, cosa che Hezbollah nega. Nella roccaforte del gruppo, nella periferia sud di Beirut, molti edifici sono stati ridotti in macerie dopo una settimana di intensi attacchi nella zona. I raid israeliani avevano colpito il quartiere poche ore prima che il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi incontrasse i massimi funzionari libanesi a Beirut, tra cui il primo ministro ad interim Najib Mikati e il presidente del parlamento Nabih Berri, un alleato di Hezbollah.
Il più alto diplomatico iraniano ha anche affermato che la sua presenza a Beirut «in queste difficili circostanze» è stata la migliore prova del fatto che l’Iran è stato al fianco del Libano e ha sostenuto gli sciiti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver eliminato il capo delle reti di comunicazione di Hezbollah, Mohammad Rashid Sakafi, effettuando un «attacco preciso e basato sull’intelligence» giovedì a Beirut. Hezbollah non ha confermato nulla sulla sorte di Sakafi.
La tregua di Usa e Ue
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri alleati hanno chiesto un cessate il fuoco immediato di 21 giorni nel conflitto Israele-Libano. Il governo libanese ha espresso sostegno a favore dell’iniziativa e ha affermato che le potenze mondiali devono fare di più per frenare Israele.
Intanto più di 1,2 milioni di libanesi sono stati sfollati a causa degli attacchi israeliani e quasi 2.000 persone sono state uccise dall’inizio degli attacchi israeliani contro il Libano nell’ultimo anno, la maggior parte nelle ultime due settimane, hanno detto le autorità libanesi. Funzionari delle Nazioni Unite hanno detto che la maggior parte dei quasi 900 rifugi del Libano erano pieni e che le persone in fuga dagli attacchi militari israeliani dormivano sempre più all’aperto nelle strade o nei parchi pubblici.
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