Almeno 14 morti a Kostiantynivka, nel Donbass controllato da Kiev. Pressioni sugli Usa per il via libera agli attacchi in appoggio all’offensiva ucraina in Russia. Il ministro della Difesa italiano dice che l’incursione ucraina «allontana la pace»
Sono almeno quattordici le persone morte e 44 quelle ferite in un attacco aereo russo a Kostiantynivka, dove un supermercato è stato colpito da un missile in pieno giorno. Prosegue l’offensiva ucraina nella regione russa di Kiev. Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, l’attacco «allontana le possibilità di cessate il fuoco». Nel frattempo aumentano le pressioni sugli Stati Uniti affinché diano il loro via libera all’utilizzo di armi a lungo raggio di fabbricazione Nato per sostenere l’offensiva.
I bombardamenti
Kostiantynivka, la cittadina bombardata nella mattina di venerdì 9 agosto, si trova nella regione di Donetsk, a pochi chilometri dal fronte dove da settimane i russi concentrano i loro sforzi offensivi. L’attacco è uno dei più gravi degli ultimi mesi.
Prima dell’alba di venerdì erano stati invece gli ucraini a colpire in profondità il territorio russo, utilizzando droni kamikaze per colpire l’aeroporto di Lipetsk, a 350 chilometri dal confine ucraino. Nell’attacco sono state distrutte almeno 700 bombe accumulate in un deposito, dice l’intelligence ucraina. Filmati diffusi dagli abitanti della zona mostrano una grande colonna di fuoco alzarsi dalla periferia dalla città, seguita da numerose esplosioni secondarie.
L’offensiva di Kursk
Ma tutta l’attenzione rimane concentrata sull’offensiva che gli ucraini hanno lanciato a sorpresa quattro giorni fa nella regione russa di Kursk. Secondo alcune stime, gli ucraini avrebbero preso il controllo di diverse centinaia di chilometri quadrati di territorio, penetrando fino a 25 chilometri oltre il confine. Le notizie dall’area dei combattimenti però restano confuse e sembra che gli scontri principali siano in corso nella cittadina di Sudzha, un nodo stradale e ferroviario a circa dieci chilometri dal confine ucraino. In risposta all’attacco, il ministero delle Emergenze di Mosca ha proclamato lo “stato di emergenza” nella regione.
Numerosi civili russi sono stati evacuati, ma molti altri hanno pubblicato video in cui denunciano di essere stati abbandonati dalle autorità. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che la Russia sta «raccogliendo ciò che ha seminato» con la sua aggressione. Nella notte tra giovedì e venerdì, una colonna di camion russi carichi di fanteria è stata completamente distrutta. Filmati pubblicati dagli abitanti della zona mostrano una dozzina di camion carbonizzati e decine di corpi di soldati. I morti potrebbero essere centinaia, hanno scritto su Telegram alcuni corrispondenti militari indipendenti russi. Nel frattempo, i media russi iniziano a descrivere la situazione in maniera sempre più allarmata.
«Il nemico attacca in maniera coraggiosa e abile», ha detto un esperto militare al giornale pro-Cremlino Izvetsia. Apti Alaudinov, comandante delle unità cecene della Guardia nazionale russa, impegnate nella regione dove gli ucraini hanno compiuto la loro incursione, ha ammesso che i difensori hanno subito perdite e perso numerosi villaggi, anche se ha precisato che non è accaduto «nulla di irreversibile».
Il ministero della Difesa russo ha annunciato l’arrivo di nuovi rinforzi, mentre canali televisivi e agenzie di stampa russe hanno iniziato a mostrare i primi mezzi pensati, carri armati e artiglieria, affluire verso la zona dei combattimenti, segno che le forze armate russe hanno iniziato a prendere seriamente l’incursione ucraina.
Palla agli Usa
Dal lato ucraino si moltiplicano le richieste di dare il via libera agli attacchi con armi Nato nella regione dove è in corso l’offensiva. «Il permesso di usare armi occidentali per colpire bersagli in Russia non causerebbe un’escalation e non metterebbe nessuno a rischio. Il pericolo è l’esitazione», ha detto ad esempio Kira Rudik, leader del partito di opposizione ucraino Holos. Al momento, gli Stati Uniti concedono l’utilizzo di armi a lungo raggio soltanto nella regione russa di Belgorod, ma non in quella adiacente di Kursk, dove è in corso l’offensiva ucraina.
Filmati pubblicati sui social mostrano che gli ucraini stanno utilizzando blindati Usa e tedeschi nell’attacco a Kursk, ma fino ad ora non ci sono notizie di attacchi a lungo raggio nella regione e la Casa Bianca non sembra intenzionata a cambiare la sua politica. «Gli Stati Uniti rimangono contrari ad attacchi in profondità nel territorio russo», ha detto nelle notte tra giovedì e venerdì una portavoce del Pentagono, affermando però che l’attuale attacco ucraino non causerà un rischio di escalation e che le operazioni di Kiev sono «allineate» agli obiettivi Usa.
Si tratta di una posizione sempre più difficile da mantenere per gli Stati Uniti e causa di una crescente frustrazione tra gli ucraini. La Casa Bianca è contraria a consentire l’uso di missili Usa in profondità perché teme una reazione russa. Ma se il divieto dovesse rimanere in vigore e l’incursione essere respinta, il rischio è che molti a Kiev colleghino il fallimento con la decisione americana, producendo ulteriore tensione tra gli alleati.
I dubbi italiani
Prosegue intanto il tentativo del governo italiano di distinguersi dagli alleati sul conflitto in Ucraina. «Non vogliamo un conflitto che diventa ancora più duro, che si sposta anche sul territorio russo e che allontanerà sempre di più la possibilità di un cessate il fuoco che è la precondizione per un percorso di pace», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha anche sottolineato come nell’attacco in corso non sono utilizzate armi italiane.
Il nostro paese rimane uno dei pochi nella coalizione a sostegno dell’Ucraina a proibire completamente l’utilizzo delle armi fornite per colpire la Russia. «Nessun Paese deve invadere un altro paese. Dobbiamo mantenere questa linea», ha aggiunto il ministro.
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