Il primo dei due cicli di vaccinazioni contro la poliomielite a Gaza dovrebbe iniziare sabato, dove sono arrivate oltre 25 mila fiale di vaccino, sufficienti per oltre un milione di dosi. Ma gli esperti sanitari e le organizzazioni umanitarie avvertono che è impossibile portare a termine con successo la campagna di vaccinazione sotto i bombardamenti.

L’incertezza sulle pause umanitarie e sugli ordini di evacuazione rende infatti la pianificazione estremamente difficile, ha affermato Juliette Touma, portavoce dell'agenzia di soccorso delle Nazioni Unite, Unrwa.

«I piani sono il pane quotidiano di qualsiasi operazione umanitaria di successo. Devi sapere quante persone raggiungerai: dove si trovano? Come le raggiungerai?», ha detto Touma. «La pianificazione è un elemento così importante per il successo di qualsiasi operazione, ma a Gaza la pianificazione è quasi inesistente».

Josep Borrell, responsabile della politica estera dell'Unione Europa, ha dichiarato giovedì che «l’Ue sollecita immediate pause umanitarie per consentire la vaccinazione di tutti i bambini di Gaza contro il poliovirus». Anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha suggerito che si potrebbe sospendere parzialmente le operazioni militari a Gaza per consentire le vaccinazioni dei minori.

Emergency e la Caritas

Stefano Sozza, capo missione Emergency a Gaza, ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco immediato per facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e migliorare le condizioni disumane in cui vive la popolazione di Gaza.

Martedì l’associazione ha infatti avviato un progetto di assistenza sanitaria nella Striscia di Gaza dopo aver finalmente ottenuto, al termine di mesi di attesa, l’accesso alla zona.

Sozza ha spiegato che oltre l’ottanta per cento del territorio è sotto ordine di evacuazione e che l’accesso umanitario è gravemente limitato. Dal 12 agosto, l’area umanitaria disponibile è infatti diminuita da 58,9 a circa 46 chilometri quadrati; recentemente, le autorità israeliane hanno negato sessantotto missioni umanitarie, quindi circa un terzo di quelle programmate.

Emergency ha annunciato che sta cercando un luogo per costruire una clinica che fornisca primo soccorso, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche, assistenza ambulatoriale per adulti e bambini, e cure di salute riproduttiva. La clinica prevede già di affrontare enormi carenze di servizi sanitari, acqua, cibo e abitazioni. L’Ong avrà, inoltre, una base logistica in Giordania, in modo da supportare le operazioni in Gaza.

Anche la Caritas di Gerusalemme sta continuando la sua assistenza sanitaria a Gaza nonostante le Nazioni Unite abbiano fermato gli aiuti umanitari a causa dell'evacuazione di Deir Al-Balah. I suoi operatori, annuncia l’ente, sono pronti a somministrare vaccinazioni antipolio alla popolazione. Attualmente, sette dei nove centri medici della Caritas sono attivi con 14 team medici dislocati in varie aree della Striscia. La Caritas Italiana ha lanciato un appello per donazioni per sostenere gli interventi in corso.

Le altre Ong

Nelle settimane scorse altre organizzazioni umanitarie e sanitarie si erano già unite all’appello per un cessate il fuoco temporaneo che permetta lo svolgersi dei cicli di vaccinazione. Il 16 agosto l’Oms e l’Unicef avevano chiesto una pausa umanitaria di sette giorni per permettere la vaccinazione.

Anche Human Rights Watch ha poi chiesto un immediato cessate il fuoco e un accesso umanitario senza restrizioni a Gaza. Secondo l’Ong, le operazioni di vaccinazione sono impossibili altrimenti.

Nella sua dichiarazione, Human Rights Watch ha imputato a Israele la diffusione della poliomielite, che sarebbe stata facilitata dalla distruzione delle infrastrutture sanitarie e idriche e dal blocco gli aiuti umanitari. L’Ong ha accusato, inoltre, Tel Aviv di usare la fame come arma di guerra, riducendo l'accesso a cibo e acqua.

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