Un peacekeeper colpito da un proiettile presso il quartier generale dell’Onu. Il ministro Tajani: «Vogliamo sapere se è stata una scelta politica o dei militari». Blinken: «Ora diplomazia»
Sale a cinque il bilancio dei caschi blu della missione Unifil feriti nel sud del Libano. Unifil ha fatto sapere che un peacekeeper è stato ferito da un proiettile presso i quartieri generali della missione Onu a Naqoura vicino alla quale erano in corso scontri tra i miliziani di Hezbollah e l’esercito israeliano (Idf).
«Non sappiamo ancora l’origine dello sparo» ha detto l’Unifil, mentre i precedenti ferimenti erano stati causati dall’Idf. Le condizioni del soldato erano stabili ieri pomeriggio dopo un intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile presso la base Onu in cui è stato ferito.
Nella notte tra venerdì e sabato la base Unifil di Ramyah è stata danneggiata da pesanti bombardamenti nelle aree vicine. «Ricordiamo a tutti gli attori coinvolti l’obbligo di garantire la sicurezza e l’incolumità del personale e delle strutture Onu, incluso evitando attività di combattimenti vicino alle basi dell’Unifil» ha continuato la missione. Gli attacchi alle posizioni Unifil nei giorni scorsi hanno scatenato violente proteste da parte dei Paesi coinvolti, incluso l’Italia che contribuisce con circa 1.200 soldati dei 10.000 della missione.
«Vogliamo sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno. Perché i nostri militari non sono terroristi di Hezbollah, e noi siamo amici di Israele. Aspettiamo risposte dall'inchiesta israeliana» ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani intervenendo alla festa de Il Foglio.
«Sono settimane che chiediamo garanzie al governo israeliano e ci sono state date assicurazioni. Troppe volte ci sono stati attacchi contro i militari dell'Unifil» ha proseguito. «I militari italiani non si toccano ha ribadito». I commenti di Tajani seguono la presa di posizione di Italia, Francia e Spagna che in un comunicato congiunto di venerdì sera hanno condannato gli attacchi all’Unifil da parte dell’Idf, ribadendo l’urgenza del cessate il fuoco in quelle zone.
I villaggi evacuati
Nella giornata di ieri, sono continuati gli scontri tra l’Idf e Hezbollah nel sud del Libano. Israele ha ordinato l’evacuazione di 23 villaggi situati a nord del fiume Awali, dove c’erano già stati attacchi dell’Idf mirati a distruggere depositi di armi di Hezbollah, secondo l’esercito del Paese ebraico. Hezbollah ha reiteratamente negato di utilizzare edifici civili per nascondere armi. Quattro persone sono state uccise in attacco israeliano nella città meridionale di Barja, secondo il Ministero della Salute libanese.
Nel frattempo, Hezbollah ha lanciato più di 100 tra razzi e missili su Israele, in particolare su Haifa e la Galilea del nord, ha detto l’Idf. La maggior parte sono stati intercettati dalle forze di difesa israeliane o lasciati cadere in zone dove non potessero causare danni. Due droni provenienti dal Libano sono stati abbattuti dall’aviazione israeliana prima che entrassero nello spazio aereo israeliano, ha aggiunto l’Idf. Un altro drone, invece, nelle ore precedenti aveva colpito una casa di riposo a Herzliya, a nord di Tel Aviv, danneggiando il fabbricato, ma senza provocare vittime.
Ieri, il Segretario di stato americano Antony Blinken ha detto di essere allarmato dalla situazione umanitaria in Libano, dove gli sfollati a causa del conflitto sono circa due milioni e centomila, a cui si aggiungono tra 200.000 e 300.000 persone scappate in Siria. «Continuiamo a lavorare con le parti in causa per prevenire un conflitto più ampio nella regione» ha detto Blinken all’East Asia Summit nel Laos.
«Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di aiutare a creare un ambiente in cui le persone possano tornare alle proprie case. Israele ha un chiaro e legittimo interesse in questo. Il popolo libanese vuole la stessa cosa. Crediamo che il modo migliore per arrivarci sia attraverso la diplomazia, su cui abbiamo lavorato da tempo e su cui ci stiamo concentrando ora».
Le forze armate israeliane hanno continuato ad attaccare la zona di Jabalia a nord Striscia di Gaza, uccidendo almeno 19 palestinesi, fonti mediche hanno confermato all’agenzia Reuters. In questa zona, dove si trova uno storico campo profughi palestinese, sono intrappolate migliaia di persone. Israele ha inoltre ordinato l’evacuazione di due quartieri di Gaza City, ma il Ministero della Sanità di Hamas ha invece detto ai civili di non muoversi dalle località nel nord della Striscia e, in particolare, di evitare di spostarsi verso sud. Nel pomeriggio, Hamas è riuscita a lanciare dal nord di Gaza due razzi verso la città israeliana di Ashkelon, senza provocare danni o feriti.
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