Il Cremlino ha rilasciato anche il dissidente Vladimir Kara-Murza e altri 14 prigionieri politici. In cambio, ottiene la liberazione di dieci agenti dell’intelligence, killer e cybercriminali
Il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, il dissidente Vladimir Kara-Murza e altri detenuti nelle carceri russe sono stati liberati ieri nel più massiccio scambio di prigionieri avvenuto tra Stati Uniti, Europa e Russia dalla fine della Guerra fredda. «È un successo della diplomazia – ha commentato il presidente americano Joe Biden – La loro agonia è finalmente terminata».
In cambio della liberazione di 16 detenuti, il Cremlino ha ottenuto il rilascio Vadim Krasikov, detenuto in Germania con l’accusa di aver assassinato un comandante ceceno, e di altri nove cittadini russi, sospettati di legami con l’intelligence. In tutto sono stati scambiati 26 prigionieri incarcerati in Russia, Bielorussia, Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia e Norvegia. Dieci sono stati liberati in Russia, tredici in Germania e altri tre negli Stati Uniti.
Un colpo simbolico
Gershkovich, 32 anni, è probabilmente il più noto tra i prigionieri liberati, almeno in occidente. Arrestato nel marzo del 2023 mentre si trovava nella città russa di Yekaterinburg, era stato processato per spionaggio, un’accusa ritenuta pretestuosa dai suoi colleghi e dal governo americano. Pochi giorni fa, era stato condannato a 16 anni di carcere.
Insieme a Gershkovich sono stati liberati altri due cittadini americani: la giornalista radio russo-americana Alsu Kurmasheva, condannata per propaganda e diffusione di false informazioni lo scorso mese, e l’ex marine Paul Whelan, accusato di spionaggio e in prigione dal 2018. Di tutte le persone coinvolte nello scambio, Whelan è quello che ha trascorso più tempo in carcere.
Kara-Murza, 42 anni, è uno dei più celebri critici del Cremlino, alleato di Boris Nemtsov, politico assassinato nel 2015, e voce più importante della fondazione Open Russia, finanziata dall’oligarca in esilio, Mikhail Khodorkovsky.
Come l’altro famoso dissidente, Aleksej Navalny, anche Kara-Murza aveva deciso di tornare in Russia dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Arrestato nell’aprile del 2022, aveva ricevuto una condanna a 25 anni di carcere con l’accusa di tradimento, la pena più alta mai ricevuta da un dissidente politico nella Russia di Putin. Insieme a Kara-Murza sono stati liberati diversi altri dissidenti, tra cui due attiviste dell’organizzazione fondata da Navalny, Liliya Chanysheva e Ksenia Fadeeva, l’artista Sasha Skochilenko, l’attivista Oleg Orlov e il politico Ilya Yashin.
Dal punto di vista della propaganda, lo scambio di ieri rappresenta una vittoria simbolica per gli avversari della Russia. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno ottenuto la liberazione di giornalisti ingiustamente accusati di spionaggio, dissidenti politici e altri innocenti imprigionati dal regime di Putin. Per l’amministrazione Biden si tratta di un risultato particolarmente importante, visto il numero di cittadini americani liberati, ed è possibile che il Cremlino abbia atteso fino a ora per dare il suo via libera allo scambio proprio per evitare di aiutare la campagna elettorale di Biden.
Allo stesso tempo, la liberazione di numerosi critici del Cremlino potrà essere usata per ricordare all’opinione pubblica russa che non tutti i cittadini del paese sono considerati nemici dall’occidente.
Gli obiettivi del Cremlino
Dal canto suo, il Cremlino faticherà a rivendicare come una vittoria particolarmente simbolica la liberazione di agenti dell’intelligence, assassini e cyber criminali prezzolati. Ma non per questo l’operazione è priva di utilità. Il messaggio implicito che questo scambio invia a potenziali futuri killer e sabotatori in Europa è che non saranno abbandonati. Il caso di Krasikov, l’ufficiale di intelligence accusato di omicidio in Germania, è particolarmente emblematico. Il regime aveva da tempo un chiaro interesse nella sua liberazione. Secondo diverse fonti, i russi erano disposti a scambiarlo addirittura con l’arci dissidente Navalny, morto in carcere, secondo molti assassinato, in coincidenza con le supposte trattative.
Il presidente russo Vladimir Putin non avrebbe una particolare relazione con Krasikov, e l’insistenza per liberare il colonnello Fsb sarebbe dovuta alla volontà di fornire un chiaro incentivo ai potenziali agenti russi in Europa e Stati Uniti. «Non penso che Putin abbia una particolare relazione con Krasikov, ma la sua liberazione accrescerà in modo drammatico il numero di volontari disposti a diventare i suoi killer», ha detto in un’intervista al sito indipendente russo Meduza l’avvocato russo-ucraino Ilya Novikov, coinvolto in diversi scambi di prigionieri in passato.
E il Cremlino è chiaramente alla ricerca di nuovi assassini e sabotatori, come ha dimostrato l’aumento nel numero di incidenti, minacce e altri attacchi messi in atto da agenti russi in Europa dopo la promessa di rappresaglie in risposta agli aiuti forniti dagli alleati all’Ucraina.
Esperti e analisti raccomandano quindi di non vedere un riavvicinamento diplomatico in questo scambio. Le relazione tra Russia e paesi Nato restano tese, le comunicazioni ufficiali e ufficiose ridotte al minimo e le prospettive di cambiare la situazione quasi inesistenti.
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