La difesa dell’ordine liberale degli stati non riguarda solo i diritti dei migranti vessati da Almasri e gli arbitri di Benjamin Netanyahu. Riguarda anche i diritti degli italiani e delle italiane ad avere uno stato legittimo e una sovranità piena, non negoziabile e inserita nella rete della legittimità internazionale
L’opposizione del governo italiano alle decisioni della Cpi è stata motivata da alcuni facendo appello a un presunto interesse nazionale. Altri hanno sostenuto che mettersi contro la Corte e liberare un torturatore come il generale libico Almasri non va certo a favore dell’interesse nazionale italiano.
Si può andare oltre. Si può dire che un nazionalismo ben inteso dovrebbe tutelare i diritti umani e il diritto internazionale, comprese le corti che lo fanno rispettare.
Questo nazionalismo, ovviamente, non è quello aggressivo che nel passato ha prodotto molte tragedie ed è implicito nella dottrina Maga, quello a proposito del quale Altiero Spinelli scriveva che «la sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio di ciascuno di essi, poiché ciascuno si sente minacciato dalla potenza degli altri e considera suo ‘spazio vitale’ territori sempre più vasti» (Per un’Europa libera e unita).
Il nazionalismo che ho in mente parte dall’idea che l’interesse di una nazione possa e debba convivere con gli interessi di altre e gli stati nazionali siano un mezzo per promuovere gli interessi di tutti i cittadini del mondo, garantendo giustizia sociale e diritti politici ai cittadini di ogni stato.
Stati territoriali
Per molte ragioni – pratiche e ideali – un governo del mondo, o uno stato cosmopolitico, non è possibile, come già Kant aveva avvertito nel 1795. Ma la giustificazione dell’esistenza di stati territoriali e di confini che escludono cittadini di altri stati non sta nel presunto destino o nell’identità di un popolo, bensì nella necessità e nel valore della coesistenza pacifica di molti gruppi e interessi.
Il sistema degli stati territoriali e l’obbedienza che dobbiamo al governo sotto il quale ci troviamo a nascere si possono giustificare solo così. L’esistenza di stati territoriali – legittimi e democratici – è la maniera migliore per difendere e conciliare gli interessi di tutti i cittadini, in una sorta di divisione del lavoro per cui una certa entità politica si occupa degli interessi di chi vive all’interno del proprio territorio, lasciando ad altre la cura degli interessi di altre comunità politiche.
Per questo tipo di nazionalismo liberale il rispetto dei diritti umani e la validità del diritto internazionale sono essenziali. Solo stati che rispettano e fanno rispettare i diritti umani e il diritto internazionale sono legittimamente sovrani, cioè hanno il diritto di esercitare una giurisdizione coercitiva al proprio interno e di pretendere rispetto dei confini e della sovranità statale all’esterno.
Solo uno stato che rispetta i diritti e il diritto internazionale può bloccare alcuni immigrati, e non certo i richiedenti asilo che scappano da regimi che violano i diritti umani e il diritto internazionale. Bloccare o tentare di deportare in Albania potenziali richiedenti asilo, invece, mina la legittimità dello stato italiano, giacché costituisce una violazione della base morale e delle ragioni del diritto internazionale dei rifugiati.
L’interesse degli italiani
Per difendere lo stato nazionale, dunque, serve il diritto internazionale e i diritti che esso stabilisce. Quella che molti in questi giorni hanno chiamato ragion di stato o tutela dell’interesse nazionale non è che disordinato esercizio di un arbitrio. Peraltro, si tratta di un arbitrio succube di un potere più grande, quello di Donald Trump. Quindi, non è neanche difesa di un interesse nazionale malinteso. È cessione di sovranità. E bene fa la Corte a procedere contro l’Italia. Lo fa nell’interesse degli italiani medesimi.
Non siamo di fronte al trionfo della politica sulla morale, né a una strategia che porterà l’Italia dal lato delle potenze emergenti. Siamo di fronte a un cedimento pericoloso, privo di giustificazione alcuna. Siamo di fronte a un governo che è complice di regimi criminali e potrebbe non esitare a calpestare i diritti anche al suo interno, anche dei suoi cittadini.
Anche i nazionalisti e sovranisti lucidi dovrebbero essere inquieti, di fronte a questo modo di procedere. Forse anche la sinistra potrebbe intestarsi un nazionalismo teoricamente più accorto dello sgangherato sovranismo di Giorgia Meloni.
La difesa dell’ordine liberale degli stati non riguarda solo i diritti dei migranti vessati da Almasri e gli arbitri di Benjamin Netanyahu. Riguarda anche i diritti degli italiani e delle italiane ad avere uno stato legittimo e una sovranità piena, non negoziabile e inserita nella rete della legittimità internazionale. Essere sudditi di Trump, ostaggi di regimi criminali, oggetto delle blandizie di Musk non è quello che ci vuole per fare di nuovo l’Italia, o l’Europa, grandi.
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