Il presidente ucraino lancia segnali ai dissidenti anti-Putin. L'ex oligarca: «Voglio far finire la guerra, lo ascolterò». Scettica l’ex candidata alla presidenza Ekaterina Duntsova, contattata da Domani: «Solo chi ha potere può trattare con chi è al potere»
Volodymyr Zelensky sarebbe pronto a negoziare con l’opposizione russa, oltre che con i rappresentanti del business. È quello che è emerso la settimana scorsa durante un briefing tra il presidente ucraino e i giornalisti. Una boutade? Una provocazione? Non si sa. Sta di fatto che questa frase non è passata inosservata.
Commentando la sua difficoltà a trattare con Vladimir Putin, Zelensky ha detto: «In Russia ci sono molti rappresentanti del business. Credo che saremmo disposti a dialogare con loro se avessero una visione su come far finire la guerra, se fossero pronti ad andare contro la volontà di Putin. Penso che esista un’opposizione che ha paura di Putin... Ma forse non avranno più paura se Europa, America e Ucraina saranno pronte a dialogare con loro».
Di quale opposizione parla Zelensky? Sono forse in corso delle consultazioni? E, se così fosse, a quale scopo? Intervistato dal canale indipendente Dozhd, l’oppositore russo ed ex oligarca Mikhail Khodorkovsky ha detto di non sapere esattamente cosa intendesse dire Zelensky. «Quello che posso fare per fermare questa guerra, sono pronto a farlo. Se ha delle idee, le ascolterò con piacere», ha detto Khodorkovsky.
Incalzato dal giornalista, che gli chiede se ha mai avuto contatti con la parte ucraina o con i rappresentanti delle autorità ucraine, Khodorkovsky dice di aver «mantenuto nel corso di tutti questi anni dei rapporti di lavoro» legati «principalmente a questioni umanitarie e ai problemi dei prigionieri di guerra».
E aggiunge: «Non ho mai avuto la sensazione di avere a che fare con persone poco intelligenti che vogliono dai loro interlocutori più di quanto questi possano dare loro. Ma se Zelensky ha qualche nuova idea su come fermare la guerra, e se possiamo aiutarlo in qualche modo, naturalmente sono pronto a incontrarlo».
Scontro di civiltà
Secondo Khodorkovsky, «la leadership ucraina all’inizio della guerra ha preso delle decisioni che l’hanno portata ad avere un sostegno molto limitato nella società russa». Secondo l’oppositore, all’inizio della guerra le autorità ucraine hanno scelto di abbracciare la narrativa dello scontro di civiltà, quando invece avrebbero potuto etichettare questa guerra come un conflitto tra la parte più democratica dell’ex Urss e il suo segmento autoritario-totalitario. In questo modo, sostiene l’ex oligarca, avrebbero ampliato il loro sostegno.
Se i più maliziosi rischiano di interpretare la frase di Zelensky come un invito al dialogo, rivolto magari a quegli oppositori russi in esilio che partecipano a importanti incontri internazionali come la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, non c’è dubbio che, a meno di un’improvvisa sostituzione ai vertici, le trattative sull’Ucraina possano avvenire solo con chi attualmente siede al Cremlino.
«L’unico modo per fermare davvero ciò che è stato avviato con il potere è disporre di potere», ha commentato a Domani l’oppositrice russa Ekaterina Duntsova, l’unica donna che aveva deciso di candidarsi alla carica di presidente della Federazione russa alle presidenziali 2024. «La Russia può essere rappresentata solo da chi si trova all’interno del paese. Qualsiasi dialogo non può limitarsi a decisioni prese a porte chiuse altrove».
L’uscita di Zelensky avviene sullo sfondo di un nuovo aumento della repressione in Russia, dove la Duma di Stato ha appena approvato in prima lettura un pacchetto di tre disegni di legge per rafforzare il controllo sul dissenso e i meccanismi legali che permettono di perseguire penalmente anche i russi che si trovano all’estero.
Repressione continua
Proprio in questi giorni l’Fsb ha perquisito la casa dei genitori dell’oppositore Leonid Volkov, stretto collaboratore di Aleksey Navalny, aprendo un procedimento penale a carico di suo padre, non si sa ancora con quali accuse. Secondo l’analista politico Vladimir Fesenko, contattato da Domani, l’osservazione di Zelensky, benché «misteriosa nella forma e strana nell’essenza, non ha un particolare significato politico. In Russia – dice Fesenko – non esiste un’opposizione efficace e influente. E, purtroppo, non c’è nessuno con cui negoziare, tranne il Cremlino».
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