A partire dalla fine di ottobre, un’epidemia di un morbo simile all’influenza – talora denominata “Malattia X” perché la sua origine resta ancora misteriosa – è scoppiata nella provincia di Kwango, una remota regione della Repubblica Democratica del Congo. Questa “Malattia X” – che provoca sintomi quali febbre, tosse, raffreddore, dolori diffusi e anemia – tra il 24 ottobre e il 5 dicembre di quest’anno ha colpito 406 individui e ha provocato un numero di vittime che – a seconda dei vari rapporti – varia tra 31 e 143.

Cosa sappiamo

Anche se sono passati quasi due mesi dalla sua comparsa, di questo morbo sappiamo poco o nulla. Non sappiamo se e quanto sia infettivo, se si trasmetta da uomo a uomo, e soprattutto se sia causato da un batterio o un virus già noto o da un nuovo virus ignoto che potrebbe diffondersi in tutto il mondo, provocando una pandemia come quella del Covid. Ci dobbiamo preoccupare? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Il primo caso di questa “Malattia X” è stato identificato il 24 ottobre nel distretto di Panzi, della regione di Kwango, e il primo decesso causato dalla malattia si è verificato il 10 novembre, sempre nella stessa area. Il distretto di Panzi è una remota area rurale del Congo a due giorni di macchina dalla capitale Kinshasa, attraversata da fiumi e piena di paludi, con pochi villaggi isolati dove vive povera gente tormentata dalla fame (più del 40 per cento della popolazione soffre di grave malnutrizione) e dalla malaria, dal tifo e da altre malattie infettive.

Gli ospedali sono pochi, i laboratori clinici praticamente non esistono. Solo il 29 novembre il ministro della Salute del Congo Roger Kamba ha avvisato l’Organizzazione mondiale della sanità che un’epidemia causata da un batterio o un virus ignoto era scoppiata nel paese.

E solo il 5 dicembre lo stesso ministero della Salute ha organizzato una conferenza stampa nella quale ha illustrato cosa stava accadendo. Il ministro dalla Salute Roger Kamba ha aperto la conferenza stampa annunciando: «La Malattia X ci preoccupa molto. Ma stiamo indagando a fondo».

Poi, ha preso la parola il direttore generale della Salute, il dottor Dieudonné Mwamba, che ha dichiarato: «Ancora non siamo riusciti a diagnosticare cosa sia questa “Malattia X” che fino ad oggi ha ucciso almeno 79 persone nel Distretto di Panzi. La malattia è caratterizzata da febbre, mal di testa, tosse e spesso difficoltà respiratorie. Finora sono state infettate 376 persone, e la malattia sembra essere trasmessa per via respiratoria. Gli individui di sesso femminile sono leggermente più affetti rispetto ai maschi, e nella maggioranza dei casi colpisce bambini di età inferiore ai cinque anni».

Poi, ha proseguito: «Dato che finora non abbiamo una diagnosi specifica, non sappiamo se ci troviamo di fronte a una malattia virale o batterica, ma crediamo che in meno di quarantott’ore avremo risultati di laboratorio che ci potranno aiutare».

E Jean Kaseya, capo dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie dell’Africa, ha ribadito: «I primi esami diagnostici ci portano a pensare che si tratti di una malattia respiratoria. Ma dobbiamo aspettare i risultati di laboratorio».

Purtroppo, le provette con i campioni biologici prelevati a Panzi quando sono arrivate due giorni dopo a Kinshasa erano praticamente inutilizzabili per i test più accurati, e per questo le autorità congolesi ancora oggi non sanno quale sia l’agente patogeno che provoca la malattia. Ma oggi sappiamo qualcosa di più, e ci sono elementi che ci dovrebbero allarmare.

I numeri

Intanto, sappiamo che l’epidemia di Malattia X è ancora in corso, anche se sta declinando. Sappiamo che su 406 casi registrati si sono verificati 31 decessi, con un tasso di mortalità pari al 7,6 per cento, non particolarmente elevato. Nel distretto di Panzi i bambini di età compresa tra zero e 14 anni rappresentano il 64 per cento dei casi, e gli individui di sesso femminile il 60 per cento. Tra tutte le vittime della malattia, il 71 per cento aveva meno di 15 anni, e di questi il 55 per cento meno di cinque. Tutti i casi più gravi della malattia hanno riguardato individui malnutriti. I pazienti affetti presentano sintomi quali febbre (nel 95 per cento dei casi), tosse (nell’88 per cento dei casi), astenia e raffreddore. I pazienti più gravi che poi decedono presentano difficoltà respiratorie, anemia e segni di malnutrizione acuta.

Quindi, la malattia X è una malattia respiratoria che colpisce soprattutto bambini gravemente malnutriti. Ma provocata da cosa? Probabilmente un batterio o un virus, ma quale? Come afferma l’Oms: «Basandosi sul contesto attuale dell’area affetta e la vasta presentazione dei sintomi, bisogna escludere che si tratti di un certo numero di malattie attraverso ulteriori investigazioni ed esami di laboratorio. Per esempio, potrebbe trattarsi di morbillo, influenza, polmonite acuta, sindrome emolitica uremica da Escherichia coli, Covid-19, e malaria».

Covid, malaria o zoonosi?

In effetti, l’Oms ha inviato nella provincia di Kwango una missione speciale che sta compiendo analisi approfondite e test di laboratorio per identificare l’agente patogeno della malattia. Pochi giorni fa, il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato: «Dei 12 campioni iniziali raccolti, 10 sono risultati positivi alla malaria, anche se è possibile che siano coinvolte più malattie. Saranno raccolti e analizzati altri campioni per determinare la causa o le cause esatte». Questo comunicato sembra propendere per l’ipotesi che si tratti di malaria, e ha un tono rassicurante, e invece ci dovrebbe preoccupare.

In quelle zone dell’Africa, la malaria – che laggiù chiamano le paludisme – è un morbo endemico, che tutti conoscono, che tutti hanno avuto e hanno.

Se quei pazienti colpiti dalla Malattia X avessero avuto la malaria, un medico congolese l’avrebbe capito subito, e invece mai nessuno l’ha menzionata. La malaria è una malattia provocata da un protozoo chiamato plasmodio, che viene inoculato dalla zanzara anofele, penetra nel sangue, invade i nostri globuli rossi, si moltiplica al loro interno fino a farli scoppiare, si libera nel sangue, invade altri globuli rossi, e così riparte un nuovo ciclo riproduttivo.

Fare diagnosi di malaria è facile. I protozoi della specie Plasmodium falciparum, quello più frequente in Africa, si moltiplicano tutti alla stessa velocità, quindi fanno scoppiare tutti i globuli rossi allo stesso momento – 48 ore dopo che vi sono penetrati; ma quando i globuli rossi scoppiano il nostro corpo reagisce con una reazione febbrile: perciò un malato di malaria ha un attacco di febbre alta ogni tre giorni (da cui deriva il nome di febbre terzana) e soffre di una grave anemia, provocata dallo scoppio dei globuli rossi, ma non ha nessun sintomo respiratorio. Invece, quasi tutti i malati congolesi mostrano sintomi respiratori, e allora possiamo stare certi di una cosa: non è malaria.

Di cosa si tratta, quindi?

Nessun medico dell’Oms lo ammetterà apertamente, ma i loro sospetti si indirizzano verso due ipotesi. Potrebbe essere una nuova variante di Covid-19. Se si fosse trattato di una variante già nota di Covid, i medici l’avrebbero già dovuto scoprire, dato che sicuramente sono in possesso dei test adatti per identificarla. Sappiamo che nuove varianti di Covid si generano più facilmente all’interno di organismi debilitati – come bambini malnutriti – dove il virus può sopravvivere e moltiplicarsi a lungo. Oppure, potrebbe essere il “virus X”, un nuovo virus che è passato per spillover da un animale all’uomo e ha iniziato a trasmettersi da uomo a uomo. Pochi giorni fa, Al Jazeera ha annunciato che una fonte anonima – probabilmente dell’Oms – sostiene che è probabile si tratti di su una nuova zoonosi. In ogni caso, meglio stare pronti.

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