Premio Nobel per la letteratura nel 2010, ha pubblicato oltre cinquanta opere. Tra le più conosciute “La città e i cani”, “La zia Julia e lo scribacchino”, “La Casa Verde”
Mario Vargas Llosa, gigante della letteratura sudamericana, è morto domenica 13 aprile a Lima, in Perù. Nato ad Arequipa il 28 marzo 1936, aveva 89 anni. «È con profondo dolore che annunciamo che nostro padre se n’è andato, in pace, circondato dalla sua famiglia». Lo hanno annunciato i figli Álvaro, Gonzalo e Morgana Vargas Llosa in un comunicato.
Una perdita che, scrivono, «addolorerà i suoi parenti, amici e lettori in tutto il mondo, ma sperano che troveranno conforto nel sapere che ha vissuto una vita lunga, avventurosa e fruttuosa, lasciando dietro a sé un bagaglio di lavori che vivrà più a lungo». Non ci saranno cerimonie pubbliche, spiegano i figli, per volontà della famiglia i funerali saranno in forma privata.
Vargas Llosa ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2010, «per la sua mappatura delle strutture di potere e per le sue immagini taglienti della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo».
Dopo aver appreso la notizia, lo scrittore aveva commentato: «Penso che sia un premio letterario, e spero che me lo abbiano assegnato più per la mia opera letteraria che per le mie opinioni politiche. Ora, se le mie opinioni politiche – in difesa della democrazia e della libertà, e contro le dittature – sono state prese in considerazione, allora è fantastico». Aveva appena mandato in stampa un romanzo sul colonialismo spietato in Africa e America Latina: Il sogno del Celta, pubblicato in Italia da Einaudi.
Dal suo esordio, all’età di 23 anni, con la raccolta di racconti “Los Jefes”, “I capi”, ha continuato a scrivere, arrivando a pubblicare oltre 50 opere. Tra i suoi romanzi più conosciuti, e tradotti in tutto il mondo, “La città e i cani”, “La zia Julia e lo scribacchino”, “La Casa Verde”.
Biografia
Nato ad Arequipa, in Perù, nel 1936, è cresciuto in Bolivia, dopo la separazione dei genitori, dove suo nonno materno era console. Ha studiato a Cochabamba, è poi tornato in Perù nella città di Piura finché, su insistenza del padre è entrato in una scuola militare, la Leoncio Prado di Lima, dove ha passato anni di dura disciplina. Si rifletteranno ne “La città e i cani” (1963). Così come il rapporto difficile con il padre ha influenzato molto il suo lavoro.
All’età di 17 anni ha iniziato l’università. Ha studiato Letteratura e Giurisprudenza all’Università Nazionale di San Marcos e si è laureato in Filosofia e Letteratura. Grazie a una borsa di studio per il corsi post-laurea, Vargas Llosa ha viaggiato in Spagna e studiato all’università Complutense di Madrid. Nel 1960, si è poi trasferito a Parigi, lavorando come giornalista.
Alla sua attività letteraria, ha affiancato l’impegno sociale e politico. In una prima fase, è stato sostenitore del comunismo e di Fidel Castro, per poi spostarsi su posizioni neoliberiste in economia e politica. Nel 1971 ha rotto con la rivoluzione cubana e un cambio di rotta lo ha condotto a candidarsi presidente della coalizione di centro-destra alle elezioni generali in Perù nel 1990. A vincere le elezioni, è stato il centrista-neoliberista indipendente Alberto Fujimori, che ha instaurato un regime autoritario e repressivo con l’appoggio dell’esercito.
Voce del Sudamerica
Il suo nome si può ben accostare a quello di altri grandi scrittori come Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Carlos Fuentes, Jorge Luis Borges e Octavio Paz. Quando, dopo la sconfitta politica, Vargas Llosa lasciò il Paese, si rifugiò tra Madrid e Londra e continuò a scrivere romanzi, saggi ed editoriali.
Il Perù però non lo lasciò mai davvero. Ne scrisse con rabbia e tenerezza, sospetto e nostalgia. «Odio il mio Paese, ma con tenerezza», diceva. E il Perù lo ricambiava con lo stesso sentimento ambiguo: celebrandolo, attaccandolo, ascoltandolo sempre.
Di recente il premio Nobel aveva preso posizione sulla presidenza Trump. Nel 2021, infatti, giunto a Taormina per ricevere uno dei Taobuk Awards for Literature Excellence, lo scrittore dichiarò: «Non avremmo mai immaginato che gli Stati Uniti potessero arrivare a una discesa tale da farsi governare da uno come Trump, è una cosa incomprensibile. Trump è una persona mediocre e senza cultura, un povero disgraziato, un grullo che ha governato in modo indecoroso. Ha governato rompendo tutte le alleanze e associandosi con i tradizionali nemici degli Usa - disse Vargas Llosa quattro anni fa – Il presidente Usa ha creato una confusione incredibile a livello mondiale. Ciò è la dimostrazione evidente che la politica è diventata sempre più mediocre».
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