«La Cina è uno dei protagonisti fondamentali della vita internazionale. Desidero esprimere l'aspettativa che essa faccia uso della sua grande autorevolezza sul proscenio internazionale per ribadire la sua tradizionale posizione a sostegno delle norme di convivenza della comunità internazionale, adoperandosi per porre termine alla brutale aggressione russa all'indipendenza e alla integrità territoriale dell'Ucraina, primo passo per una pace giusta sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite».

C’è stato spazio anche per una lectio magistralis all'università di Pechino nel terzo giorno della visita di stato di Sergio Mattarella in Cina. Il presidente della Repubblica ha concentrato una buona parte del suo discorso sul tema della guerra, lanciando un appello a Pechino affinché si adoperi per il raggiungimento di una pace che possa soddisfare entrambi i paesi.

«Non è pensabile – ha aggiunto Mattarella – che un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, massimo organo deputato alla tutela della pace, violi, come ha fatto la Federazione Russa invadendo l'Ucraina, norme fondamentali del diritto internazionale usando la forza contro un suo vicino più piccolo per imporgli la propria volontà. Accondiscendere a un tale comportamento significherebbe consegnare alla barbarie la comunità degli Stati». 

«Un'altra area che sollecita l'impegno di tutti per bloccare la spirale di violenza è il Medio Oriente, martoriato dal criminale attacco terroristico di Hamas contro inermi cittadini israeliani, dall'inaccettabile scia di violenza contro la popolazione civile della Striscia di Gaza, dall'allargamento del conflitto al Libano meridionale. Occorre fermare subito la guerra, per avviare soluzioni anche all'immane crisi umanitaria che ne è derivata. Confido che la Cina vorrà aggiungere la sua voce affinché i diversi attori regionali esercitino moderazione e possa essere finalmente applicata una soluzione a due Stati tra Israele e la Palestina», ha detto ancora il capo dello stato.

Durante la lectio magistralis, Mattarella ha collegato l'impegno delle università con la prospettiva della pace: «Come la cooperazione culturale può contribuire alla pace. La cultura è il primo veicolo. Cina e Italia hanno nel loro dna la pace, hanno fatto dei progressi straordinari in questi 70 anni. È stato possibile grazie alla cultura, perchè c'è stata pace. La guerra distrugge ogni cosa. E impedisce che ci siano vincitori. Si sono moltiplicati gli strumenti che danno morte. In caso di guerra nessuno vince ma tutti sarebbero perdenti perchè avrebbero perso molto senza possibilità di recuperare».

«Riequilibrare import ed export»

«La Cina è, per l'Italia, il primo partner economico in Asia. Lo spirito costruttivo che ci anima sollecita un rapporto equilibrato che consenta, con la rimozione delle barriere che ostacolano l'accesso al mercato cinese di prodotti italiani di eccellenza, di corrispondere alle attese dei consumatori cinesi, sempre più esigenti e attenti alla qualità. Vale per l'approccio in ambito finanziario, aperto a nuovi investimenti cinesi - in una logica di trasparenza, concretezza e mutuo vantaggio - che stimolino occupazione e generino crescita del valore e delle competenze», ha detto il presidente della Repubblica durante la lectio magistralis all'università di Pechino.

«Nessuno in Europa, men che meno l'Italia, immagina una stagione di protezionismo. In coerenza con questa impostazione riteniamo che situazioni e procedure riguardanti un settore commerciale - volte al raggiungimento di un'equa e corretta concorrenza e nell'intendimento di giungere a intese reciprocamente vantaggiose - non debbano ripercuotersi sulle pratiche commerciali di altri comparti. Un dialogo tra Pechino e l'Unione europea fluido, responsabile e approfondito anche in ambito politico e strategico, rappresenterebbe un valore», ha detto ancora.

Un tema che Mattarella ha affrontato anche nel suo incontro con il premier cinese Li Qiang, a cui ha ribadito «la volontà dell'Italia di intensificare i già eccellenti rapporti» con la Cina in tutti gli ambiti, compreso quello economico, sottolineando però «l'esigenza di un riequilibrio tra esportazione e importazione».

«Abbiamo un interscambio che nell'arco di sei anni, dal 2016 al 2022, si è raddoppiato passando da 38 miliardi a 74 miliardi nel 2022. Con due osservazioni: la prima che è ancora al di sotto del potenziale e quindi la volontà di aumentare il flusso commerciale; l'altra è l'esigenza di un riequilibrio nello sviluppo dei rapporti commerciali di importazione-esportazione. Così come per gli investimenti, noi abbiamo molto a cuore quelli cinesi in Italia e incoraggiamo gli italiani in Cina che sono cresciuti in maniera molto veloce, sono arrivati a 15 miliardi nel 2023. Auspichiamo che anche quelli cinesi possano crescere velocemente e anche questi sono al di sotto del potenziale possibile», ha sottolineato Mattarella.

«Il presidente Mattarella è uno statista di grande reputazione in Italia e un amico di vecchia data del popolo cinese. Presta da sempre attenzione e sostegno alla causa dell'amicizia tra Cina e Italia e ha dato contributi importanti alla promozione dello sviluppo delle relazioni bilaterali. Nell'arco di oltre tre mesi la premier Meloni e il signor presidente hanno effettuato rispettivamente due visite in Cina a dimostrazione di una grande attenzione e una volontà attiva italiana di approfondire ulteriormente delle reazioni tra Cina e Italia che sono molto apprezzate dalla Cina», ha dichiarato invece Li Qiang.

L’incontro di venerdì con Xi Jinping

«Un nuovo punto di partenza storico»: parola di Xi Jinping che venerdì 8 novembre, ricevendo Sergio Mattarella, ha riaperto le relazioni italo-cinesi dopo le incomprensioni nate dalla disdetta italiana dell'accordo per la “Via della seta”. Il presidente cinese è stato particolarmente caloroso nei confronti di Mattarella che sta effettuando la sua seconda visita in Cina.

Xi Jinping ha definito il Capo dello Stato italiano «un vecchio amico del popolo cinese e un mio buon amico», rivelando che in questi anni tra di loro ci sono state tante telefonate e diverse lettere che hanno mantenuto «una stretta cooperazione» bilaterale anche nei momenti difficili. Effettivamente la visita di Stato di Mattarella è stata apprezzata da parte cinese e i due leader hanno potuto parlare in un clima di «cordialità» dei dossier più spinosi.

A partire da quello sui dazi che tanto divide l'Europa dal Dragone fino ad un ragionamento non ideologico sulla necessità di costruire un nuovo ordine mondiale che colga meglio i rapidissimi cambiamenti internazionali. Un tema caro alla Cina che Mattarella ha ascoltato con attenzione, senza pregiudizi ideologici. «Cina e Italia sono grandi civiltà» e «nel mondo ci sono cambiamenti non visti in un secolo», ha infatti detto il leader cinese dopo un colloquio di 50 minuti con Mattarella nella Grande sala del popolo di Pechino.

«Nel mondo sono in atto grandi cambiamenti, intensi, profondi e veloci» e, per affrontarli, servirebbe un clima di «concordia per un esame comune», gli ha fatto eco Mattarella mostrando una forte sintonia di percezione. La sensazione è che, veramente, Italia e Cina possano ora viaggiare insieme a una velocità diversa, come dimostra la firma di ben 10 accordi e memorandum che spaziano dalla cooperazione cinematografica a quella in materia di concorrenza.

Sul piano culturale poi - l'Italia spinge molto su questo settore - Roma e Pechino si riconoscono sulla base di una comune storia millenaria. Basti pensare che nella capitale c'è, al complesso scultoreo China Millennium Monument, un enorme bassorilievo con i 100 personaggi che hanno fatto la storia della Cina: tra questi solo due occidentali. Sono entrambi italiani: Marco Polo e Matteo Ricci. Si tratta di una storia antica, fatta di «curiosità e stima, di volontà di apprendere dall'altro per crescere e migliorare nel comune interesse», ha sintetizzato Mattarella.

Quella del presidente, che segue la missione della premier Giorgia Meloni dello scorso luglio, è stata una visita di piena riconciliazione nella quale le grandi differenze di opinione sono state lasciate da parte, nella consapevolezza che la Cina è sempre più un attore globale ed un gigante economico dove, ad esempio, le auto elettriche hanno quasi raggiunto quelle termiche ed i motorini sono ormai tutti elettrici. Un Paese che corre e che innova a ritmi a noi sconosciuti e che sarebbe sbagliato continuare a considerare come la patria delle copie.

Quindi, non si poteva non parlare del problema dei dazi europei e dei paralleli ritardi dell'Unione nell'elettrificazione. Per questo, la necessità di arrivare a un mercato mondiale più libero, senza barriere, è stato al centro del dialogo tra i due presidenti. Senza chiusure di principio e lontani dagli slogan, Xi e Mattarella hanno saputo trovare le strade di un dialogo costruttivo che possa tenere conto delle esigenze cinesi e di quelle europee.

«Vogliamo rafforzare il Partenariato strategico globale e promuovere le relazioni bilaterali per entrare in una nuova fase di sviluppo», ha confermato il leader cinese. Senza «tentazioni di anacronistici ritorni a un mondo di blocchi contrapposti», ha chiosato il presidente italiano. E le «differenze» di pensiero che pur sono tante non devono essere «ostative al confronto».

Nota di colore: Xi, secondo il resoconto del network statale Cctv, ha regalato a Mattarella un campione del suolo lunare che è stato raccolto dalla sonda cinese Chang'e 5 «a dimostrazione della cooperazione aerospaziale» tra i due Paesi. «Lo spazio continua a rimanere luogo di collaborazione tra le nazioni, non di scontro», aveva detto poco prima il capo dello stato italiano.

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