L’operazione militare, che ha causato quasi 22mila morti, continua a raccogliere critiche a livello internazionale. Il premier israeliano insiste: non cederà alle pressioni
Non può farsi troppe illusioni chi sogna che il 2024 possa essere un anno di pace. Ieri, sabato 30, sono arrivate le parole di Benjamin Netanyahu: la guerra in medio oriente non si fermerà. Per mesi, ancora.
L’operazione militare, che ha causato quasi 22mila morti, continua a raccogliere critiche a livello internazionale. Da ultimo c’è stato uno scontro diplomatico con il Sudafrica, che ha accusato Israele di voler perpetrare «un genocidio» e ha chiesto l’intervento della Corte internazionale di giustizia.
«L’esercito di Israele si comporta in maniera morale», ha risposto Netanyahu. «Semmai è Hamas che ci ucciderebbe tutti, se ne avesse la capacità». «La nostra moralità in guerra è impareggiabile».
Un nuovo ministro degli Esteri
In questo contesto avviene intanto un cambio all’interno del governo israeliano, anche se era già stato concordato, in un accordo di rotazione interna nel Likud, il partito del premier.
Il nuovo ministro degli Affari esteri sarà Israel Katz, attuale ministro dell’Energia. Sostituisce Eli Cohen, dopo un anno. Al contrario, Cohen andrà all’Energia, anche se – secondo una dichiarazione diffusa dall’esecutivo – rimarrà ancora nel gabinetto di sicurezza, per garantire un segno di continuità in un momento tanto delicato.
Sono state invece rinviate nuovamente, al 27 febbraio, le elezioni municipali a Israele. Erano previste prima per il 31 ottobre e poi per la fine di gennaio.
I combattimenti
La guerra ha raggiunto il suo 86esimo giorno e i combattimenti non si fermano. Secondo la Mezzaluna rossa palestinese almeno 15 persone sono rimaste ferite nella città di Tulkarem e nel campo profughi di Nur Shams in Cisgiordania. Le forze israeliane hanno effettuato un raid anche a Silwan, a Gerusalemme Est.
Altri attacchi sarebbero stati effettuati nel sud del Libano contro postazioni di Hezbollah nel villaggio di Ramyeh.
La delegazione egiziana
Una delegazione egiziana ha visitato Tel Aviv nei giorni scorsi per cercare di tenere viva la trattativa per il «cessate il fuoco». Ma le parti sarebbero ancora distanti, secondo fonti qualificate, riportate dai media locali.
Secondo i giornali egiziani, la delegazione voleva stabilire se Israele fosse disposto a ritirare le proprie truppe dalla Striscia di Gaza nel caso fosse stato possibile raggiungere un accordo internazionale.
Nell’esercito
Aumentano anche i morti nell’esercito israeliano: sono 172 dall’inizio della guerra. Secondo quanto riporta il Times of Israel, altri due militari sarebbero morti nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore.
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