Il ministro dell’Interno ha risposto a una serie di domande dei giornalisti a margine della riunione con i suoi omologhi di Cipro, Grecia, Malta e Spagna. La polemica per il trasferimento dei migranti in Albania con le mani legate. Salvini: «Gli dovevamo mettere l’uovo di Pasqua in mano?». Il ministro spagnolo sul centro albanese: «Soluzioni innovative che devono essere discusse»
I toni sono quelli da campagna elettorale. Le dichiarazioni sono quelle di chi deve difendere a tutti i costi un progetto costoso e fallimentare come il protocollo Italia-Albania. Le risposte del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante la conferenza stampa del vertice Med5, rimbalzano nelle agenzie insieme a quelle di Matteo Salvini. Ulteriore capitolo della sfida che il leader della Lega ha lanciato per riconquistare il Viminale. Una sfida giocata sulle spalle di quaranta persone spedite nel Cpr di Gjadër in Albania.
Venerdì i migranti sono sbarcati con le fascette ai polsi e ad attenderli c’erano degli agenti in antisommossa. Per Piantedosi è una «prassi normalissima e fa parte delle procedure operative che adottano gli operatori in piena autonomia». Il ministro «rivendica» e «condivide» i metodi utilizzati dagli agenti. «Si tratta di persone trasferite in condizione di limitazione della libertà personale. Se non si fosse agito in questo modo, avremmo dovuto quadruplicare gli operatori di polizia per l’accompagnamento, avremmo avuto bisogno di almeno un’altra nave, avremmo dovuto fare un trasferimento molto costoso e saremmo stati accusati di aver speso molti soldi», ha aggiunto.
Il vicepremier Salvini è ovviamente meno “istituzionale”: «Se degli irregolari, clandestinamente presenti sul territorio nazionale, in via di espulsione, con precedenti penali, vengono accompagnati in un centro per rimpatri in manette dov’è il problema? Gli devo mettere l’uovo di Pasqua in mano?». Piantedosi ha voluto specificare che tra le persone portate in Albania ci sono «cinque casi di condanne per violenze sessuali, un caso di tentato omicidio, avevano precedenti per armi, reati contro il patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali». Un elenco di reati che riguardano solo una manciata di migranti.
La nota del Pd
Ma a fare da contraltare alla narrazione di Piantedosi e Salvini è il racconto dell’eurodeputata Pd, Cecilia Strada, e delle deputata dem, Rachele Scarpa, che ieri sono riuscite a parlare con quattro persone durante la loro ispezione al Cpr albanese.
«Anzitutto è emerso – raccontano – che tutte hanno scoperto che sarebbero state trasferite in Albania nel momento stesso in cui sono arrivate. Nessuna informativa è stata svolta prima, in piena violazione dei loro diritti».
Quanto alle fascette, poi, il loro uso «non è stato limitato al momento dello sbarco, ma anzi è durato per tutto il viaggio, anche nei momenti di distribuzione dei pasti o in quelli in cui c’era esigenza di andare in bagno». Le parole di Piantedosi e Salvini, secondo le esponenti del Pd, che rivendicano questa «pratica barbara alla luce di una presunta “pericolosità sociale”» è «una implicita ammissione della natura punitiva della missione Albania. In questo caso dovrebbe entrare in gioco l’ordinamento penitenziario, non la detenzione amministrativa».
Costi
Ma, come spesso accade, oltre a interrogativi sul rispetto dei diritti umani e delle norme sulla protezione internazionale, il nuovo trasferimento, così come tutto il protocollo Italia-Albania, solleva molti dubbi di natura economica. Per le opposizioni il piano di Meloni rischia di toccare, per i cinque anni previsti dall’accordo, il miliardo di euro tra la costruzione della struttura, il personale dei centri e le spese degli agenti inviati in missione.
Ma ora che il governo ha trasformato il centro per migranti in un Cpr, i costi dei rimpatri lieviteranno. In caso di espulsione, infatti, i migranti trasferiti in Albania, prima di essere rimpatriati, dovranno tornare in Italia: un andirivieni abbastanza inspiegabile. Rispondendo a una domanda di Domani sulla questione, Piantedosi garantisce: «Questa trafila di spostamenti succede anche nei passaggi dai Cpr e dai luoghi di imbarco per le persone che sono trattenute nei Cpr italiani, che vanno da Gradisca d’Isonzo, al confine con la Slovenia, a Palermo».
Nel caso albanese, però, i migranti vengono spediti in un paese terzo fuori dall’Unione europea con uno scarso monitoraggio e soltanto come tappa intermedia. «Non vedo perché vi appassionino questi trasferimenti verso l’Albania, che in termini di chilometri è perfino più vicina ad alcuni luoghi di imbarco di tanti altri posti di Cpr sparsi sul territorio nazionale», ha aggiunto. «Non ci sono diseconomie visibili e tangibili se non quelle concettuali e ideologiche in merito al Cpr in Albania e alle altre strutture che adesso ripartiranno».
Med5
In una Napoli blindata da camionette delle forze dell’ordine, il titolare del Viminale ieri ha concluso la due giorni di lavoro insieme ai suoi omologhi di Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna. Il vertice Med5, nato cinque anni fa, si tiene tra i paesi più esposti ai flussi migratori e ha l’obiettivo di delineare una strategia comune da adottare a Bruxelles.
Nella nota finale i partecipanti hanno chiesto un aumento dei fondi; di evitare la sospensione automatica delle decisioni di rimpatrio «per garantire rimpatri rapidi e efficaci»; e di mantenere il principio di solidarietà in attuazione del Patto Ue che prevede la ridistribuzione dei migranti giunti nei paesi del sud Europa. Tra le altre cose, i ministri hanno chiesto anche di rinforzare il ruolo di Frontex nell’assistenza ai rimpatri. L’Agenzia europea per il controllo delle frontiere era presente al vertice tramite il suo direttore, Hans Leijtens, così come era presente il commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione, Magnus Brunner. Gli occhi erano puntati sul ministro spagnolo Fernando Grande-Marlaska Gomez che ha ottimi rapporti con il ministro Piantedosi nonostante le diverse appartenenze politiche. Interrogato sul Cpr in Albania ha detto: «Queste soluzioni innovative devono essere discusse. Dobbiamo anche sapere cosa pensano le istituzioni europee. Il rispetto per i diritti umani è il pilastro più importante, sono una pietra miliare dei valori dell’Ue».
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