«Abbiamo detto chiaramente che siamo disposti a portare avanti il progetto solo con l’Italia. Per il resto non so cosa faranno gli altri stati dell’Ue», ha detto il ministro Igli Hasani. Per ora, secondo lui, non c’è dubbio che il progetto dei centri italiani proseguirà. Ma dall’Albania è iniziato il rientro di agenti e di dipendenti che gestiscono le strutture costruite dal governo
Igli Hasani, classe 1976, è il ministro scelto dal premier Edi Rama nel settembre del 2023 per occuparsi della candidatura del paese a diventare un futuro stato membro dell’Unione europea. Hasani, ministro per l’Europa e degli Esteri è stato il relatore di alcuni panel ai Mediterranean dialogues 2024 organizzati da Ispi a Roma. A margine dell’evento ha risposto a Domani ad alcune domande sui centri per migranti inaugurati in Albania e sul processo di integrazione europeo.
I centri per migranti di Shengjin e Gjader sono stati inaugurati ormai un mese fa. Ma non sembra che il progetto stia procedendo come vuole il governo Meloni
È qualcosa che è gestito interamente dalle autorità italiane. Noi seguiamo con attenzione e abbiamo dimostrato tutta la nostra disponibilità. Siamo pronti a supportare il governo italiano in tutto.
Ci sono giudici che non hanno convalidato il trattenimento dei migranti nei cpr, agenti di polizia e personale delle strutture che stanno rientrando in Italia. Se il protocollo con l’Albania dovesse naufragare le strutture che sono costate all’Italia decine di milioni di euro che fine faranno? Le utilizzerete voi per gestire il flusso interno di migranti?
Non penso che progetti grandi come questi collasseranno, sono sicuro che proseguirà. È un impegno importante per affrontare una questione chiave per l’Unione europea e i suoi stati membri come la politica migratoria.
Quindi pensate di replicare il progetto anche con altri paesi membri? Avete ricevuto qualche richiesta simile?
Per ora le nostre relazioni sono solo con Roma. Abbiamo detto chiaramente che siamo disposti a portare avanti il progetto solo con l’Italia. Per il resto non so cosa faranno gli altri stati.
Lei si occupa in prima persona anche del dossier per l’ingresso dell’Albania nell’Unione europea. A che punto siete?
Abbiamo aperto un round di negoziazioni lo scorso mese. Siamo pronti ad aprire tutti i capitoli da discutere entro il 2025, per poi proseguire le analisi tecniche fino al 2027.
Quali sono gli ostacoli principali, oltre al fenomeno corruttivo pervasivo nel paese?
In una maniera o nell’altra l’Albania soffre le stesse difficoltà degli altri paesi dei Balcani. Non facciamo parte di una realtà differente. Per questo motivo dobbiamo continuare a lavorare e impegnarci con tutte le istituzioni. Siamo contenti della collaborazione degli italiani e di altri attori della regione.
Quale ruolo gioca il governo Meloni nella vostra partita per entrare in Ue?
Ci dà un grandissimo supporto. L’Italia è la forza motrice per l’integrazione europea dei Balcani occidentali. Non solo da oggi però, già in passato il vostro paese è stato aperto all’ingresso di nuovi membri e possibilità. Siamo felici di questo.
Italia e Albania storicamente hanno ottimi rapporti. Anche tra i due governi c’è una buona intesa.
Abbiamo eccellenti relazioni. I nostri rapporti sono basati su una vera comprensione dei governi a cui capo ci sono due persone (Rama e Meloni ndr.) che sono molto vicine tra di loro. Lavoriamo insieme, c’è un ottimo legame sia qui a Roma che a Tirana.
© Riproduzione riservata