L’Idf ha colpito un edificio in un sobborgo della capitale libanese. Nel mirino un comandante delle milizie di Hezbollah. È la risposta per i morti nel Golan del fine settimana. Paura per la risposta dei filoiraniani che minacciano di entrare in Galilea
La risposta di Israele al missile partito dal Libano che lo scorso 27 luglio ha colpito la comunità di Majdal Shams, uccidendo 12 minori è arrivata.
Dopo tre giorni di intenso lavoro da parte della diplomazia per evitare l’escalation militare, le forze armate israeliane hanno lanciato tre missili e un drone militare contro la capitale Beirut. L’agenzia di stampa nazionale libanese riferisce che due piani dell’edificio al-Rabi, a Haret Hreik, nella periferia meridionale della città, sono crollati.
L’altro obiettivo è stato colpito nelle vicinanze del Consiglio della Shura delle milizie sciite legate all’Iran. L’attacco è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri quasi al calare del sole e ha provocato panico tra la popolazione. Sarebbero almeno due le vittime e diversi i feriti giunti in ospedale.
Secondo i media israeliani nell’attacco sarebbe stato ucciso Fuad Shukr, consigliere militare del leader degli Hezbollah e considerato dall’Idf responsabile dell’attacco nel Golan. Secondo Hezbollah, il colpo israeliano è fallito. Fonti mediche riportate da Al Jazeera hanno riferito che nell’attacco sono morte almeno tre persone e altre 25 sono tate ferite. L'operazione dell'Idf, di cui sono stati informati per tempo gli Stati Uniti, è arrivata dopo giorni di tensione alle stelle, in Medio Oriente quanto nelle cancellerie internazionali.
Resta anche da capire se il gruppo sciita libanese abbia intenzione di rispondere o meno. Di certo ora il rischio di un’escalation è concreto. A gennaio a Beirut Israele aveva ucciso uno dei vertici di Hamas, Saleh Arouri.
Le minacce di Hezbollah
Prima dell’operazione delle Idf la diplomazia occidentale aveva chiesto a Hezbollah di ritirarsi oltre il fiume Litani, a 30 chilometri più a nord, così da creare una zona cuscinetto. Ma il gruppo ha informato i mediatori che avrebbe risposto a qualsiasi attacco israeliano.
«Non ci aspettiamo un’invasione di terra israeliana, ma se decidessero di entrare in Libano, metteremmo piede in Galilea», hanno detto alcuni membri di spicco ad Al Jazeera. La milizia libanese, quindi, risponderà a qualsiasi «aggressione» israeliana, anche se di natura e dimensioni limitate. «La leadership della resistenza deciderà la forma e la portata della risposta a qualsiasi potenziale aggressione», fanno sapere. Non solo. Hezbollah ha rivendicato la responsabilità dell'attacco che ieri ha ucciso un civile israeliano nel kibbutz Ha Goshrim, affermando di aver lanciato decine di razzi contro una vicina base militare.
Dall'8 ottobre, gli attacchi guidati da Hezbollah hanno provocato 25 morti tra i civili israeliani e 18 tra soldati e riservisti dell’Idf. Il tutto mentre nella giornata di ieri all’aeroporto di Beirut i voli erano ripresi regolarmente con l’usuale flusso di viaggiatori dopo che nei giorni scorsi alcune compagnie aeree internazionali hanno cancellato i voli per Beirut fino agli inizi di agosto proprio per il rischio di escalation.
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