Il 2025 sarà un anno chiave: il Giubileo, con i suoi numerosi appuntamenti pubblici, contribuirà a definire il magistero di Bergoglio. Verranno al pettine poi i nodi della riforma della chiesa fra attese e delusioni. Ma su tutto, incombono le crisi internazionali nelle quali la Santa sede vuole giocare un ruolo di primo piano
Per come si sono messe le cose, il 2025 potrebbe essere un anno chiave per definire il pontificato di papa Francesco. Intanto perché nei prossimi 12 mesi si svolgerà l’anno santo, un periodo che si annuncia denso di eventi pubblici che vedranno la partecipazione in pima persona del pontefice, di conseguenza il Giubileo sarà un momento privilegiato per definire ulteriormente il magistero di Begoglio.
Poi arriveranno al pettine diversi nodi che toccano la riforma della chiesa: attualmente il cantiere infatti è ben aperto ma non del tutto chiara è la direzione di marcia verso la quale si vuole procedere. C’è poi, collegata, la questione della Curia e delle finanze vaticane, nota dolente che si trascina da anni e che ultimamente ha visto due interventi allarmati del papa attraverso altrettante lettere indirizzate al collegio cardinalizio: nella prima, dello scorso settembre, Bergoglio indicava come obiettivo urgente quello di raggiungere il “deficit zero” raccomandandosi che ogni istituzione si facesse carico di «reperire risorse esterne». Nella seconda, risalente al 19 novembre, si sollevava, in toni drammatici, il problema del fondo pensioni vaticano la cui situazione è critica.
A questo carnet già fitto si aggiunga il ruolo che la Santa sede può giocare nelle più gravi crisi internazionali, dal Medio Oriente alla guerra in Ucraina. Infine, ma non certo per ultimo, c’è il tema dello scandalo degli abusi sessuali che, nonostante i diversi tentativi di riforma legislativa introdotti dal papa, come un inesauribile vaso di Pandora continua a scuotere la vita della chiesa da una parte all’altra del mondo. Il quadro insomma è denso, ma come arriva papa Francesco a questa sfilza di appuntamenti che lo attendono?
Il papa ha compiuto lo scorso 17 dicembre 88 anni, si sposta con l’ausilio di una carrozzella, inoltre non mancano gli acciacchi dovuti a condizioni di salute precarie. Di certo, tuttavia, c’è che la rinuncia al papato non è all’ordine del giorno, come lui stesso ha fatto presente in più di un’occasione. Resta da vedere in ogni caso se l’età in quanto tale non costituisca un limite per il pieno esercizio del suo ufficio; tuttavia, fino ad ora, non sembra che Francesco abbia deciso di ridurre il numero di impegni cui è chiamato nel 2025, segno di una determinazione indiscutibile a proseguire nel suo cammino. E del resto, allo stesso tempo, il pontificato ha già cambiato modi e contenuti della vita della chiesa, per questo però è ancora più importante capire cosa potrà accadere nel prossimo futuro.
Eventi e cantieri
Del senso del Giubileo, il papa ha parlato di nuovo il 31 dicembre nella basilica vaticana, in occasione del Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile. «L’anno che si chiude», ha detto Francesco, «è stato un anno molto impegnativo per la città di Roma. I cittadini, i pellegrini, i turisti e tutti quelli che erano di passaggio hanno sperimentato la tipica fase che precede un Giubileo, con il moltiplicarsi dei cantieri grandi e piccoli».
E però, questo sforzo, «ha avuto un senso che corrisponde alla vocazione propria di Roma, la sua vocazione universale. Alla luce della Parola di Dio… questa vocazione si potrebbe esprimere così: Roma è chiamata ad accogliere tutti perché tutti possano riconoscersi figli di Dio e fratelli tra loro».
Così si susseguiranno eventi dedicati a giornalisti, atleti, artisti, politici, vescovi, diaconi, militari, volontari, migranti, poveri, malati, operatori della giustizia e carcerati, solo per citare alcune delle categorie coinvolte. Fra la fine di luglio e l’inizio di agosto, è inoltre previsto un Giubileo di più giorni per i giovani che si terrà fra piazza San Pietro, il Circo Massimo e Tor Vergata. Si moltiplicheranno anche le udienze generali con il papa, mentre sono attesi a Roma i pellegrinaggi organizzati da decine di diocesi in tutto il mondo.
Certo non si può non scorgere, in tutto questo, una contraddizione fra la chiesa ospedale da campo, evocata a suo tempo da Francesco, e il gigantismo sensazionalistico che accompagna il più classico evento mega-evento ecclesiale, l’anno santo per l’appunto. Molto, inevitabilmente, dipenderà allora dai messaggi che verranno trasmessi dal papa nel corso del Giubileo.
Diaconesse e Concilio di Nicea
Forse l’elemento di più forte cambiamento che il papa ha voluto imprimere alla chiesa è quello di approdare da un modello esclusivamente verticistico alla sinodalità, ovvero alla capacità di assumere decisioni il più possibile collegiali che tengano in debito conto anche del consenso espresso dai laici credenti. A che punto è l’operazione? Al suo mezzo, più o meno. Il sinodo generale indetto dal papa nel 2021 si è chiuso nell’ ottobre 2024; di nuovo c’è stato certamente il metodo di una discussione ampia e libera che ha visto la partecipazione con diritto di voto di uomini e donne laici. Tuttavia va anche ricordato che lo stesso pontefice ha sottratto in parte alla discussione del sinodo varie materie che riteneva particolarmente delicate per la vita della chiesa istituendo 10 gruppi di lavoro che consegneranno le loro conclusioni al papa entro il mese di giugno del 2025.
Fra i temi che dovranno essere approfonditi, spicca «la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato»; mentre sembra difficile che l’iter su una questione che ha suscitato tanto dibattito si concluda con una risposta positiva, è possibile che vengano istituite nuove figure ministeriali aperte alle donne e ai laici in generale.
Se la querelle sul ruolo delle donne (e dei laici) è di certo quella destinata a fare più scalpore, ci sono alti nodi da sciogliere non meno importanti, come per esempio quello relativo alla nomina dei vescovi. In un primo report del gruppo di lavoro dedicato ad “Alcuni aspetti della figura e del ministero del vescovo”, si legge infatti nel paragrafo relativo alle «aspettative del popolo di Dio»: «Emerge la richiesta di maggiore trasparenza e accountability nei processi di selezione dei candidati all’episcopato, la cui riservatezza suscita talvolta nei fedeli dubbi sull’onestà delle procedure messe in atto e, più in generale, disagio nei riguardi di modalità giudicate non consone con un modello di chiesa sinodale».
È evidente, insomma, che il processo di riforma deve ancora superare una serie di passaggi decisivi. Fra gli eventi religiosi di rilievo, poi, non va dimenticato, nel settembre del 2025, l’anniversario dei 1700 anni del concilio di Nicea (in Turchia), appuntamento dal forte valore ecumenico cui lo stesso pontefice ha voluto dedicare un passaggio significativo nella lettera di indizione del Giubileo della speranza, Spes non confundit: «Il Concilio di Nicea», ha scritto Francesco, «è una pietra miliare nella storia della chiesa.
L’anniversario della sua ricorrenza invita i cristiani a unirsi nella lode e nel ringraziamento alla santissima trinità e in particolare a Gesù Cristo, il Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, che ci ha rivelato tale mistero di amore». È possibile dunque che la ricorrenza verrà celebrata attraverso una iniziativa che vedrà la partecipazione di diversi leader cristiani.
Diplomazia e finanze
Se questi sono appuntamenti già in calendario, difficile dire fin d’ora quale sarà l’impatto degli incontri diplomatici di alto livello che si svolgeranno in Vaticano. È assai probabile, infatti, che saranno diversi i capi di stato e di governo che sceglieranno l’anno giubilare per incontrare il papa e per stringere rapporti con i vertici della chiesa universale o per trattare i dossier più scottanti a livello internazionale.
In tal senso, con ogni probabilità, anche per il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e per i suoi più stretti collaboratori, quello appena iniziato sarà un anno di super lavoro. Accanto a ciò, dovrà andare avanti quella risistemazione della Curia che è diventata più urgente in ragione delle difficoltà economiche che assillano da tempo il Vaticano.
Nella lettera del 19 novembre indirizzata ai cardinali, infatti, il papa sollevava il problema della sostenibilità de Fondo Pensioni «la cui dimensione tende ad ampliarsi nel tempo in assenza di interventi: in termini concreti, ciò significa che l’attuale sistema non è in grado di garantire nel medio termine l’assolvimento dell’obbligo pensionistico per le generazioni future».
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