A Riad le delegazioni di Usa e Russia trattano sui commerci nel Mar Nero, ma intanto i russi lanciano missili sui civili a Sumy (oltre 70 feriti). Il Cremlino non retrocede dalle richieste su territori e divieto di ingresso nella Nato. Intanto lo zar regala al tycoon un suo ritratto
I colloqui fra le delegazioni di Stati Uniti e Russia sono proseguiti ieri a Riad «in modo creativo», come ha detto Grigory Kasarin, il capo dei negoziatori del Cremlino, senza specificare in cosa consista esattamente la creatività.
Forse era un greve eufemismo per dire che anche ieri, mentre i diplomatici lavoravano a ipotesi di pace, i missili russi hanno colpito obiettivi civili nella città ucraina di Sumy, ferendo almeno 72 persone, fra cui alcuni bambini, secondo le dichiarazioni di Kiev.
Mosca dice di aver sospeso gli attacchi alle infrastrutture, ma dichiarare di volere arrivare a una tregua e intanto continuare con i bombardamenti è effettivamente il modo di procedere creativo che il regime di Vladimir Putin sta applicando con metodo da quando ha ripreso il dialogo con gli Stati Uniti. E anche ieri è partito lo scambio di accuse a distanza.
«L'Ucraina si batte per la pace mentre la Russia ancora una volta dimostra di voler continuare con il terrore», ha scritto su X il premier ucraino, Denys Shmyhal. «La comunità internazionale deve aumentare la pressione sulla Russia per fermare l'aggressione, garantire giustizia e salvare le vite degli ucraini», ha aggiunto.
Ma anche Mosca insiste che Kiev non vuole la pace, e l’aggressione di ieri è stata presentata come una inevitabile rappresaglia dopo un attacco ucraino nella regione di Krasnodar. È stata colpita, secondo il regime russo, una stazione di pompaggio del petrolio, cioè una di quelle infrastrutture energetiche che dovrebbero essere al centro di un primo parziale accordo per sospendere le ostilità.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto: «È sempre la stessa storia. Prima di qualsiasi contatto, comprese le visite a Mosca di delegazioni straniere, il regime di Kiev commette atti terroristici, attacchi a infrastrutture civili e così via. Non vogliono la pace. Lo hanno dichiarato in numerose occasioni».
Per non farsi mancare nulla, è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che ha ribadito l’obiettivo di «denazificare» l’Ucraina: «Sono nazisti patentati che vogliono per un mettere sotto i vessilli razzisti e nazisti tutta l'Europa per la guerra contro la Federazione Russa», ha detto, il ministro, che ha accusato l’Unione europea di essere complice di questo progetto.
Due tavoli
Ieri Trump è intervenuto sui negoziati a margine del vertice di gabinetto: «Stiamo parlando di territori in questo momento. Stiamo parlando di linee di demarcazione. Stiamo parlando della proprietà della centrale elettrica. Alcune persone dicono che gli Stati Uniti dovrebbero possedere la centrale elettrica e poi lavorarci, perché abbiamo le competenze per sistemarla. Qualcosa del genere andrebbe bene per me», ha detto il presidente, parlando come sempre a ruota libera. E ha aggiunto che «presto» gli Stati Uniti firmeranno l'accordo sulle terre rare con l'Ucraina. L’accordo «è stato più o meno raggiunto».
Domenica in Arabia Saudita i negoziatori americani hanno trattato con la delegazione ucraina, mentre ieri hanno negoziato con la delegazione russa. Dopo i colloqui ci sono stati ulteriori scambi fra gli americani e i funzionari di Kiev. La sessione di ieri era in particolare dedicata alla discussione sul transito delle merci nel Mar Nero, e il portavoce del Cremlino ha detto che l’obbiettivo era ritornare all’accordo sul grano siglato nel 2022 e che ha permesso l’esportazione di milioni di tonnellate di grano ucraino. La Russia si è sfilata da quell’accordo nel 2023, come ritorsioni verso le sanzioni occidentali che limitavano eccessivamente i commerci di Mosca.
Trump ha fretta di esibire in fretta qualche vittoria diplomatica, ma i russi per il momento non si muovono dalle richieste massimaliste – annessione di tutte le regioni contese, sospensione immediata della fornitura di armi, divieto di ingresso di Kiev nella Nato: sono queste le basi di partenza – gli ucraini sono estremamente circospetti nell’affrontare anche i limitati punti in discussione nelle sessioni di questi giorni. «I negoziati di solito non si concludono in un giorno soltanto, a volte richiedono mesi», ha detto un consigliere della delegazione ucraina ieri.
Ritratto
Da parte americana, i protagonisti delle trattative sono l’inviato speciale per l’Ucraina, Keith Kellogg, e quello per la Russia, Steve Witkoff, che negli ultimi giorni in una serie di interviste ha sostanzialmente ripetuto tutti i messaggi della propaganda russa, incluso mettere in dubbio che l’Ucraina sia effettivamente una nazione. A Fox ha detto che il Donbass è essenzialmente un territorio russo e ha dato credito ai referendum farsa con cui Putin ha dato una vernice di legittimità all’occupazione condotta con la forza. Witkoff, insomma, sembra molto attento all’argomento generale che al Russia continua ad avanzare: per fare la pace, occorre «eliminare le cause profonde della guerra», ossia l’esistenza stessa dell’Ucraina come stato indipendente dalla Russia.
Nella discussa intervista a Tucker Carlson – amplificatore della propaganda russa negli Stati Uniti e perciò unico giornalista a cui è stato concesso di intervistare Putin al Cremlino – ha anche rivelato che Putin gli ha dato durante il loro incontro un ritratto di Trump dipinto da un grande artista russo.
Ieri il Cremlino ha confermato che il presidente ha fatto un regalo «assolutamente personale» al suo collega americano, e perciò il dono non è oggetto di commenti ufficiali. «Se il presidente lo riterrà opportuno, ne parlerà lui stesso un giorno. Ma per ora non vorrei dare informazioni», ha spiegato il portavoce Dimitri Peskov.
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