«C’è chi vorrebbe tornare ai tempi di Napoleone, perché non si ricorda com’è andata a finire». Il presidente russo, Vladimir Putin, risponde così, senza mai nominarlo, al discorso fatto mercoledì sera da Emmanuel Macron, in cui il presidente francese ha parlato di inviare truppe di pace in Ucraina dopo il cessate il fuoco e della possibilità di estendere l’ombrello nucleare francese al resto d’Europa. La Russia, ha continuato Putin, «non ha intenzione di fare concessioni nell'ambito dell'operazione militare speciale» e «non rinuncerà mai a quel che è suo». Una frase che sembra indicare l’intenzione del Cremlino di proseguire con una soluzione massimalista per l’Ucraina, con l’obiettivo di occupare territori ancora sotto il controllo di Kiev.

Parole che significano anche uno stop completo a qualsiasi apertura o soluzione diplomatica arrivata dall’Europa. Quindi un nuovo “no” alla presenza di truppe europee in Ucraina, che sarebbe soltanto «una nuova escalation» e causerebbe «un’inevitabile ripresa del conflitto», dice il ministero degli Esteri. Nessuno spazio nemmeno per il cessate il fuoco per aria e per mare proposto da Macron e Zelensky, nessuna «pausa» ma solo una «soluzione soddisfacente e duratura al conflitto».

Dialogo Washington-Kiev

Martedì prossimo, a Riad, in Arabia Saudita, ci saranno nuovi colloqui di pace tra una delegazione ucraina, guidata dal braccio destro di Zelensky, il capo dell’ufficio presidenziale Andrii Yermak, e l’amministrazione Trump, per cui parteciperanno il segretario di Stato Marco Rubio e il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz.

L’annuncio dell’incontro arriva dopo una settimana terribile per le relazioni tra i due paesi. Una settimana fa, venerdì 28 febbraio, l’incidente nello Studio Ovale, con la litigata in diretta tra Zelensky, Trump e Vance. Poi, nei giorni scorsi, la sospensione prima di tutti gli aiuti militari USA all’Ucraina e poi anche della collaborazione sull’intelligence, un doppio colpo che rischia di causare gravi problemi non solo al fronte, ma anche alla difesa delle città ucraine, protette da missili e aerei radar americani che operano dalle basi NATO in Europa dell’Est e i cui voli ora sono sospesi.

Non è chiaro se alla riunione sarà firmato il famoso accordo minerario tra Ucraina e Stati Uniti, né se questa riunione sarà considerata dall’amministrazione Trump quel «passo concreto verso la pace» che ha chiesto a Kiev per riprendere le consegne di armamenti e gli scambi di intelligence.

Trump vs Zelensky

Il sito Politico ha rivelato ieri che Trump ha provato nelle ultime settimane a liberarsi di Zelensky sfruttando le divisioni della politica ucraina. Secondo il sito, inviati del presidente Donald Trump avrebbero parlato con l’opposizione ucraina per sondare la possibilità di organizzare elezioni prima della fine della guerra, con l’obiettivo di rimuovere Zelensky. Ma le trattative sono fallite e hanno ottenuto l’effetto opposto: l’opposizione si è ricompattata, almeno per il momento, intorno al presidente ucraino e persino il suo principale rivale ha criticato Trump e le sue politiche.

Gli inviati di Trump hanno parlato con l’ex prima ministra Yulia Tymoshenko e con membri del partito dell’ex presidente Petro Poroshenko, i due leader politici che guidano le principali fazioni di opposizione in parlamento. Nei colloqui, che risalirebbero alle ultime settimane, gli alleati di Trump avrebbero indagato sulla possibilità di organizzare elezioni in Ucraina, nella speranza di un voto sfavorevole a Zelensky. Secondo il sito ucraino Strana.ua, sotto sanzioni del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino con l’accusa di propaganda filorussa, gli inviati di Trump avrebbero incontrato anche l’ex comandante dell’esercito, Valery Zaluzhny, il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, e il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko.

Secondo Politico, gli ucraini interpellati si sarebbero mostrati più aperti su alcune proposte trumpiane rispetto a Zelensky, ma avrebbero escluso la possibilità di tenere elezioni prima della fine della guerra, come hanno sempre sostenuto da quando se ne è cominciato a discutere. Ieri, Poroshenko e Tymoshenko hanno commentato lo scoop di Politico, minimizzando i contatti avuti con le delegazioni trumpiane e ribadendo la loro posizione: nessuna elezione fino a che non sarà raggiunta la pace.

Nel frattempo, i continui attacchi di Trump all’Ucraina hanno spinto il principale rivale di Zelensky a prendere posizione. L’ex comandante dell’esercito, oggi ambasciatore a Londra, Zaluzhny, era rimasto sostanzialmente in silenzio dopo l’incidente di venerdì scorso tra Zelensky e Trump nello Studio Ovale. Ma dopo la sospensione di tutti gli aiuti e della collaborazione militare con l’Ucraina e le affermazioni di Strana.ua, ha deciso di prendere di petto il presidente americano: «Oggi non è soltanto l’asse del male con la Russia a cercare di rovesciare l’ordine mondiale, ma gli Stati Uniti si sono finalmente impegnati a distruggerlo».

Secondo la maggior parte dei sondaggi, Zaluzhny batterebbe Zelensky alle future elezioni, ma una rilevazione realizzata la scorsa settimana dalla società britannica Survation mostra Zelensky venti punti avanti al rivale.

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