È tornato e ha una sua strategia, anche a costo di tattiche in apparenza controproducenti. La candidatura di Nigel Farage alle elezioni rischia di creare un terremoto politico nel Regno Unito. Il suo partito, Reform Uk, nato sulle ceneri del movimento Brexit e di Ukip, ora veleggia nei sondaggi grazie alla linea dura sull’immigrazione, contro le politiche green e idee populiste per il rilancio dell’economia.

Nei giorni successivi all’annuncio di Farage, le nuove adesioni sono volate, così come la raccolta fondi che ha superato quota 1,5 milioni di sterline.

Testa a testa

Grazie al peso di Farage, quindi, a poco più di due settimane dal voto le rilevazioni danno Reform vicino al Partito conservatore. Ma c’è chi va oltre, come il sondaggio condotto da YouGov, commissionato dal quotidiano Times, che lo vede per la prima volta sopra i Tories: laburisti al 37 per cento, Reform al 19, conservatori fermi al 18, e più dietro Libdem (14), Verdi (7) e Scottish national party (3 per cento). Uno smacco, o una vera «rivolta politica», come auspicato dallo stesso Farage, che ha minacciato: «Ora siamo la vera opposizione al Labour».

D’altronde lo scenario per cui Keir Starmer salirà al potere dopo il 4 luglio non sembra essere messo in dubbio più da nessuno. La crescita di Reform Uk, dividendo l’elettorato britannico di destra, ha avvicinato ancora di più l’ipotesi di un trionfo dei laburisti, in un sistema elettorale maggioritario in cui chi prende più voti nei singoli collegi li conquista. Starmer è pronto a fare man bassa tra i 650 seggi. Mentre a destra il Partito conservatore e quello di Farage sono impegnati nel loro testa a testa.

L’obiettivo di Farage

Le previste buone performance dei candidati di Reform e Libdem possono permettere ai laburisti di strappare anche collegi tradizionalmente conservatori, come nel cosiddetto “Blue wall”. Se nelle elezioni del passato Farage aveva deciso di non presentare candidature che avrebbero potuto ostacolare i Tories, quest’anno non sarà così. Poco male se a beneficiarne saranno i rivali a sinistra. Anche perché a Farage non importa del numero complessivo di seggi che riuscirà a conquistare. Alla Bbc, il 60enne ex eurodeputato ha candidamente ammesso di non avere in mente un obiettivo in termini di eletti: «Non ne ho idea. Voglio che diventiamo la voce dell’opposizione in parlamento e nel paese».

L’obiettivo di medio e lungo termine per lui è un altro. Conquistare il Partito conservatore, già in crisi, dall’esterno diventandone leader. Una scalata ostile che si rafforzerebbe proprio nel caso di un sorpasso alle urne. Una strategia definita e in realtà anche annunciata da Farage un paio di settimane fa, quando ha smentito di volersi unire o aderire ai Tories, ma dicendo di voler «prenderne il controllo», facendo leva anche sulle divisioni interne al partito.

L’esempio a cui mira Farage risale al 1993 e non riguarda il Regno Unito ma il Canada, dove un altro partito populista di destra chiamato Reform acquisì consenso grazie ai voti provenienti dai conservatori progressisti, forza di governo. Reform divenne la seconda forza più votata, mentre i conservatori crollarono: un esito che portò anni dopo alla loro fusione. Lo scopo di Farage da anni è proprio questo: ora sembra che la sua strategia sia a un passo dal compimento, ma per far sì che accada deve acuire ancora di più le fragilità dei Tories.

La lotta di Sunak

Sunak quindi deve lottare contro i suoi avversari a destra e a sinistra per non soccombere. Già capitolare contro Starmer, consegnandogli un’ampia maggioranza, sarebbe una sconfitta grave. Se venisse superato anche da Reform come secondo partito, per i Tories del premier sarebbe un disastro. Per mettere in cattiva luce i laburisti davanti all’intera popolazione, Sunak utilizza lo spauracchio dell’incertezza. «Starmer non ha un piano», «con loro verranno aumentate le tasse» e così via. Claim sempre pronti all’uso. Dall’altra parte però il premier deve arginare il travaso di voti verso il partito di Farage. E per farlo agita un altro spettro, incubo per gli elettori di destra: «Se non avete intenzione di votare per un candidato conservatore, è più probabile che Starmer arrivi a Downing Street». E soprattutto che ci rimanga a lungo.

Il premier britannico negli ultimi due giorni ha sospeso la campagna elettorale per volare al G7 in Italia, da dove ha commentato il sondaggio di YouGov: «Se fosse replicato il 4 luglio, significherebbe consegnare ai laburisti un assegno in bianco». «Sto ancora lottando duramente per ogni voto», ha aggiunto con un messaggio che non esprime molto ottimismo, considerando che poche settimane fa riteneva non ancora scontato l’esito delle elezioni. Dopo la decisione di indire elezioni anticipate, per Sunak si mette male. Ora deve sperare che chi vota a destra abbia più paura dell’ipotesi di un dominio incontrastato laburista a Westminster, rispetto alla voglia di punire i conservatori per come e dove hanno condotto il Regno Unito.

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