La Bbc ha ricostruito la storia di Channel3Now, il sito che per primo ha diffuso l’identità falsa dell’omicida di Southport. Intanto gli inglesi scendono nelle strade per le contro-manifestazioni, in difesa dei centri che offrono assistenza ai richiedenti asilo
Alla fine il Regno Unito ha deciso di ribellarsi all’ondata di disinformazione che sta alimentando, da una decina di giorni, un altro tipo di rivolta: quella di chi credeva che l’omicida di Southport, l’uomo che ha ucciso tre bambine in una scuola di danza, fosse un richiedente asilo, di religione musulmana, arrivato lo scorso anno su un barcone.
Migliaia di britannici hanno deciso di scendere nelle strade, mercoledì sera, contro il razzismo e contro queste bufale alimentate sui social, diventando scudi umani a protezione dei vari centri d’accoglienza per i richiedenti asilo.
Nella notte di mercoledì in gran parte delle città inglesi, da Londra a Bristol, da Oxford a Liverpool e Birmingham, ci si aspettava che ci fossero altri scontri foraggiati dalla destra estrema. Anche la polizia si era preparata, fra l’altro garantendo la reperibilità di circa 6mila agenti di rinforzo. Invece, le manifestazioni sono state perlopiù pacifiche e con intenti decisamente diversi: i cartelli sventolati, questa volta, riportavano slogan come “Refugees welcome”.
La controffensiva ideologica è stata favorita da centinaia di arresti fra i manifestanti della destra estrema e da una ricostruzione più precisa di come la disinformazione si sia diffusa nei giorni scorsi.
In particolare, la Bbc è risalita all’origine della catena, fino a Channel3 Now. È la piattaforma multinazionale, sospettata di vicinanza alla propaganda russa, che per prima ha diffuso il nome sbagliato dell’omicida di Southport, identificandolo come un richiedente asilo musulmano di 17 anni.
Con una certa fatica, visto che gran parte degli articoli sono senza firma, la Bbc è riuscita a contattare alcune persone legate al sito. Ne è uscito un ritratto abbastanza surreale di come funziona, con autori che provengono da diverse zone del mondo e che hanno un unico obiettivo: diffondere notizie che facciano scalpore sui social. Questa volta la ribalta è stata globale e dal mondo virtuale è finita in quello reale, nelle strade d’Inghilterra, con una rivolta anti immigrati e anti islam che ha imperversato per giorni
Effetto valanga
La storia di Channel3 Now è però ancora più interessante del solo caso inglese, perché sembra ricalcare il perfetto paradigma di come si diffonde la disinformazione online e quali possano essere le conseguenze molto concrete, anche sulla tenuta democratica della società. La Bbc ha conversato, via email, con un sedicente Kevin di base a Houston, nel Texas. Non ha fornito un cognome, ma si è presentato come uno dei responsabili del sito.
Kevin ha ammesso l’errore fatto su Southport, imputandolo al team che ha sede nel Regno Unito. Ha però negato i legami con la propaganda russa, spiegando che lo scopo del sito è essenzialmente commerciale. Per fare più introiti, attraverso i social, deve coprire quanti più temi possibile, dal piccolo incidente stradale fino al presunto attentato terroristico.
In ogni caso, la notizia falsa è stata poi effettivamente ripresa da numerosi account di propaganda russa su Telegram. Da lì è passata su X, il social network di Elon Musk, ed è stata ripresa da imprenditori, politici e attivisti conservatori o di estrema destra, come lo stesso Musk, l’influencer Andrew Tate o Tommy Robinson, cofondatore della English Defence League.
Come qualsiasi effetto valanga, ha poi continuato ad alimentarsi con altre notizie false. Come quella, diffusa ieri e rilanciata sempre da Musk, che smaschererebbe il progetto di deportare nelle Falkland gli attivisti di estrema destra arrestati nei giorni scorsi.
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