Quando Robert Kennedy Junior ha scelto di candidarsi lo scorso novembre 2023 come indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, i suoi sostenitori lo avevano dipinto come l’uomo che avrebbe spezzato il duopolio politico americano ormai sclerotizzato su due leader a cavallo degli ottant’anni e che serviva qualcosa di diverso. Diffidente verso le autorità costituite come alcune frange trumpiste dei repubblicani su questioni come vaccini e relazioni internazionali, ma anche attenzione all’ambiente e all’inquinamento che sono entrambi valori cari ai dem. Sembrava un mix perfetto.

E invece, dopo qualche mese, la campagna di Kennedy deve fare i conti con la realtà e con le raccolte fondi che non vanno bene: secondo i rapporti depositati presso la Federal Electoral Commission, nel mese di luglio sono stati spesi 7 milioni di dollari mentre ne sono stati raccolti soltanto 5,6 e peraltro le casse del candidato hanno solo 3,9 milioni da spendere, ma registrano anche un debito di 3 milioni e 500 mila dollari. Come se non bastasse, la metà dei soldi raccolti a luglio provengono dalle tasche della candidata vicepresidente Nicole Shanahan.

E i sondaggi sono altrettanto impietosi: dal 15 per cento di fine 2023 al circa 3 per cento di oggi. Un semplice elemento di disturbo come la candidata presidente dei Verdi americani Jill Stein dunque. Quindi eccoci alle trattative di questi giorni dove il rampollo della famiglia Kennedy sta cercando di terminare la sua avventura elettorale in modo onorevole.

Scartata l’ipotesi che potesse tornare a casa democratica, dopo che le sue posizioni su vaccini e guerra in Ucraina l’hanno messo in attrito con la leadership del partito mesi fa, come previsto, nel suo discorso di venerdì ha annunciato di sostenere Donald Trump e i repubblicani, almeno a titolo personale. 

Kennedy sosterrebbe Trump in cambio di un posto nella futura amministrazione e si va verso la realizzazione di questo accordo. Se qualche mese fa l’unione di questi due esponenti politici uniti dal disprezzo per Joe Biden sarebbe stato un punto di svolta, oggi tutto questo appare quasi come un elemento di disturbo. Secondo i calcoli degli strateghi democratici, in nessun caso quei voti sarebbero in blocco andati a Kamala Harris e non si esclude che qualcuno possa tornare a casa, mentre altri rifluirebbero nell’astensione o verso altri candidati minori.

Insomma, una curiosità per addetti ai lavori più che una nuova alleanza politica. Che però nei fatti suggella l’unione di tutti coloro i quali nutrono disprezzo e ostilità nei confronti del cosiddetto “establishment politico” o anche verso “il Deep State”, quel pezzo di governo federale formato da funzionari di carriera che candidati populisti come Kennedy e Trump vedono come un ostacolo alla realizzazione della volontà “popolare”.

Per alcune narrazioni vicino al movimento complottista Qanon, che vedono Trump come una sorta di erede di John Fitzgerald Kennedy, sembrerebbe la realizzazione di un pezzo importante della “profezia” di Q, che in realtà prevedeva tra le altre cose anche la rivelazione che John Fitzgerald Kennedy Junior era vivo e non morto in un incidente aereo nel 1999. Per Trump però è l’abbandono di qualsiasi velleità di moderazione, come chiederebbe parte del suo staff per renderlo più appetibile di fronte a un elettorato non militante, ma invece no.

Ha scelto la via più ardua: “Let Trump be Trump”. Anche quando questo vorrebbe dire cancellare un pezzo importante della sua presidenza, quando con l’operazione Warp Speed ha favorito la realizzazione del vaccino antiCovid di Moderna e fino al 2022 dichiarava orgogliosamente di essersi vaccinato tre volte.

Pazienza, meglio raggranellare quel piccolo numero di novax che ancora era lontano dalle sirene del partito repubblicano trumpizzato, anche se questo può voler dire non ampliare l’appeal della candidatura nemmeno un po’. Certamente però rafforza la narrativa di Trump quale Guerriero della Luce presso una piccola frangia di repubblicani. Che però ha il merito, agli occhi del candidato repubblicano, di esaltarlo come fosse un Dio.

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